Sono iniziati, nella giornata di venerdì 3 febbraio, i lavori di adeguamento sismico al palazzo municipale dichiarato inagibile dopo il violento sisma del aprile 2009.
Ex convento degli “Agostiniani Scalzi di Roma”, l’edificio comunale è un vero e proprio pezzo di storia locale e regionale. Dobbiamo tornare indietro di qualche secolo infatti, più precisamente nel 1608, per apprendere che, i nostri antenati, spinti da un grandissimo amore verso la Madonna di Piediponte (attuale chiesa cimiteriale) stipularono una convenzione, tra il vicario generale, il vicario del convento romano di S.Nicola e i “Reggenti” dell’Università di Cerchio, affinché a Cerchio venisse edificato un convento agostiniano. Convento edificato, poi, nel 1614.
Il 16 marzo del 1776, per ordine del Re di Napoli, i frati furono espulsi in quanto ” i religiosi del convento degli Agostiniani Scalzi – si legge nella missiva- per il loro tenore di vita sono di pubblico scandalo” e anche perché “tal convento -continuiamo a leggere- non abbia che quattro Religiosi e come tale venga proibito dalle regole Monastiche e dalle Costituzioni Pontificie, le quali fissano il numero di dodici Religiosi, oltre al Superiore locale (…)”. I beni del convento, con un susseguente atto reale ( stilato il 9 aprile 1758) furono donati all’Università di Cerchio.
Il convento e la chiesa andavano pian piano deteriorandosi fino a quando, circa 3 secoli fa, il 2 febbraio 1803, riapparve, secondo la pia leggenda, sopra l’altare dell’abbandonata e diruta chiesa, l’antica effige della Madonna delle Grazie riaccendono, fra i paesani, l’amore, in realtà mai sopito, verso il sacro busto della Madonna stessa. Fu così che, forte dell’evento, il popolo si unì nuovamente per restaurare l’antico monastero affinché altri religiosi potessero abitarlo. Da quel momento, dopo tanto penare, gli amministratori cerchiesi riuscirono nel loro intento quando,il 24 agosto 1857, Ferdinando II, re di Napoli, autorizzò “lo stabilimento nel comune di Cerchio di una famiglia religiosa di Minori Osservanti” (Francescani n.d.r). Ma anche in questo caso la vita religiosa non duró a lungo. Il comune di Cerchio, infatti, avvalendosi dell’art. 20 della legge del 7 luglio del 1866 riuscì ad espellere nuovamente i frati.
Dal 1883 al 1911 fu, poi, il sindaco Venanzio D’Amore Fracassi ( il Giovane) a restaurare interamente l’edificio dividendolo successivamente in tre parti: una adibita ad edificio comunale, un’altra a caserma dei carabinieri e la restante parte a scuola elementare.
Sopravvissuta al terremoto devastante che nel 1915 rase al suolo la Marsica, l’edificio comunale è, ai giorni nostri, testimone assoluto di storia. Al suo interno, infatti, nei locali dell’ex convento, è attualmente custodito il “Museo Civico” fondato nel 1986 grazie all’interesse e alle ricerche dello storico Fiorenzo Amiconi.
In questo suggestivo scenario si inserisce l’operato della nuova amministrazione comunale. Una giunta giovane attenta, oltre alla salvaguardia della fascia verde, a non trascurare “l’amore che la storia ci tramanda”.
In esclusiva ai microfoni de ilfaro24.it gli amministratori, Giulia Maccallini e Cristian Continenza.
Quanto è importante per l’amministrazione comunale poter finalmente osservare il tanto desiderato inizio dei lavori che riporterà, si spera il più presto possibile, l’edificio comunale al pieno svolgimento delle proprie funzioni?
Direi importantissimo! L’avvio di questi lavori rappresenta non solo ciò che ci permetterà di ridare al nostro paese la propria sede municipale ma anche, ed ancor di più, il raggiungimento di un obiettivo in termini di sicurezza e quindi di fiducia per la nostra comunità.
Dal punto di vista tecnico che tipo di lavori verranno eseguiti e, volendo quantificare in termini di tempo, tra quanto piazza Sandro Pertini ritroverà finalmente l’identità di un tempo?
Verranno eseguiti dei lavori strutturali, nello specifico sarà effettuato un intervento di miglioramento sismico che porterà l’edificio, a seguito però di ulteriori interventi su altre parti dello stesso, al raggiungimento di un indice di vulnerabilità pari al sessanta per cento. I lavori dovrebbero terminare prima dell’inizio della stagione estiva.
In un momento storico come quello che stiamo attraversando interventi di questo tipo, atti a valorizzare in qualche modo il patrimonio interno, quanto possono fare bene, in termini di fiducia e non solo, nelle menti provate dei cittadini?
Possono fare tanto, anzi tantissimo. Non solo perché interventi di tal genere valorizzano il nostro patrimonio, di cui il palazzo municipale e il museo che ospita sono una sostanziale espressione, ma ancor di più perché si tratta di interventi di messa in sicurezza ed, in quanto tali, volti alla tutela della nostra incolumità : esigenza primaria in questo preciso momento storico.
Se doveste, oggi, tracciare un primo sommario bilancio del vostro operato, tra punti fermi, in esecuzione e progetti prossimi alla realizzazione, che tipo di bilancio sarebbe?
L’unico bilancio che potremmo tracciare al momento è un bilancio preventivo con molti obiettivi delimitati da precisi punti fermi, primo fra tutti la sicurezza. È nostra priorità garantire sicurezza ai nostri cittadini infatti i lavori al municipio avranno presto buona compagnia. Altro punto fermo è il welfare: garantire concreta e fattiva assistenza ai nostri concittadini che vivono situazioni di disagio. Ulteriori punti fermi: giovani e valorizzazione del territorio.
Grazie per la disponibilità. Alla luce di quanto detto vi auguro buon lavoro, ad majora!
Alex Amiconi