Cervelli in fuga dall'italia: il punto di vista di un giovane ingegnere appena laureato

Il Rapporto Istat, che quest’anno compie il novantesimo compleanno, dedica al mercato del lavoro il capitolo 3, ma stavolta la chiave di lettura è “per generazione”. Non potrebbe essere altrimenti, visto che il problema dell’Italia non è tanto che l’occupazione si stia riprendendo lentamente, e che comunque il livello del 2008 non sia stato ancora recuperato, quanto il fatto che gli occupati crescano soprattutto nella fascia di età 50-64 anni (più 1,5% rispetto al 2014 e più 9,2% rispetto al 2008). E dunque non si tratta di un vero aumento, quanto di una maggiore permanenza, dovuta alle riforme previdenziali. Mentre il tasso di occupazione dei giovani rimane particolarmente basso, al 39,2% contro il 50,3% del 2008. Inoltre “il percorso più tradizionale, in cui alla fine degli studi segue un lavoro permanente, è stato via via sostituito dall’ingresso con lavori a termine. Neanche la laurea salvaguarda particolarmente i giovani, perché il tasso di occupazione di un laureato di 30-34 anni è passato dal 79,5% del 2005 all’attuale 73,7%. E infine tra i giovani il tasso dei sovraistruiti (in possesso di un titolo di studio superiore rispetto al lavoro che fanno) è triplo rispetto a quello degli adulti. Se infatti si guarda ai più giovani le percentuali sono ancora maggiori: nel 2015 vive con la famiglia il 70,1% dei ragazzi di 25-29 anni e il 54,7% delle coetanee, vent’anni fa le percentuali erano del 62,8% e del 39,8%. Tutto viene spostato in avanti, a cominciare dal matrimonio, si sposta il primo figlio e anche l’età nella quale si diventa nonni. Non si tratta di pigrizia, però: i Millennials sperimentano in modo massiccio le difficoltà del mercato del lavoro, che taglia posizioni soprattutto tra i più giovani, non garantisce stabilità e penalizza le retribuzioni. In questo quadro generale si colloca la situazione dei giovani marsicani che, ulteriormente penalizzati da un territorio abbandonato a se stesso, valutano sempre più la possibilità di “fuggire” altrove. Portavoce di giornata, ospite ai nostri microfoni, Johnny Tirabassi neolaureato in ingegneria elettronica con la valutazione di 107/110.

Johnny, innanzitutto raccontaci quello che ha significato, per te, aver raggiunto il tuo obiettivo.

Beh, intraprendere un corso di studi in ingegneria, nel mio caso in ingegneria elettronica, non è cosa da poco. Questo lo dimostrano i dati di Almalaurea, in cui, a seguito di un sondaggio tra laureati, la durata media effettiva degli studi, per una laurea triennale, è di ben 8 anni. Io, invece, sono riuscito ad ottenerla in 3 anni, e questo è un primo motivo di soddisfazione da parte mia. Successivamente ho deciso di continuare  gli studi per affrontare un corso di laurea magistrale e ho conseguito il mio titolo proprio qualche giorno fa. Questa è una cosa che mi riempie di gioia e soddisfazione, non solo per il grande risultato ottenuto, ma anche per aver approfondito un mondo che mi ha affascinato sin da bambino, cioè quello dell’elettronica. Infatti prima del percorso universitario ho frequentato un istituto tecnico industriale con indirizzo in elettronica. Tornando al discorso della laurea ciò che non dimenticherò mai è l’emozione: specialmente il giorno stesso della discussione dove l, tutti presenti, i miei parenti erano emozionati quanto me, se non di più.

 

Dando uno sguardo agli ultimi dati ISTAT inerenti al 2016, secondo i quali la vita dei giovani italiani viene posticipata rispetto ai nostri nonni, cosa ti aspetti dall’imminente futuro?

Per quanto riguarda i dati lSTAT di quest’anno è vero che attestano un ritardo generale della vita delle persone, ma questo è del tutto normale viste le prospettive che ci offre la società in questi ultimi tempi: mi riferisco appunto agli studi post diploma, che in passato venivano intrapresi da una piccola percentuale di persone. Tornando ai dati INSTAT, mi sento di dire che, rispetto a quelli degli ultimi anni, sono sicuramente migliori, in quanto rilevano, non solo un aumento dell’occupazione generale, ma anche una condizione di miglior appagamento economico nelle famiglie. È chiaro che la strada verso un futuro radioso è ancora lunga, però è evidente che i primi segnali di ripresa economica ci sono. Quindi per il prossimo futuro mi aspetto un ulteriore miglioramento delle condizioni attuali.

 

Hai mai valutato la possibilità di “fuggire” altrove?

 

Riguardo il fatto di lavorare all’estero ci ho pensato eccome, e credo che un’esperienza di questo tipo non può altro che far bene, con l’obiettivo che, un domani, con l’esperienza acquisita, si  possa tornare in patria per dare uno slancio definitivo alla crisi che ci sta caratterizzando. Io, come avrai ben capito, la vedo più come una possibilità piuttosto che a una fuga.  Quello che sta succedendo, invece, è che molti laureati italiani, specialmente negli ultimi anni, sono emigrati all’estero per lavoro e sono rimasti lì per motivi economici. Questo, a mio avviso, è un atteggiamento sbagliato nei confronti del nostro paese ed è anche una spiegazione al minor miglioramento dell’occupazione giovanile in Italia.

A tuo avviso quale potrebbe essere il modo per invertire questa “malsana” tendenza? Sapresti indicarci un signum pronosticum?

Se avessi la possibilità di esprimermi direi che, in parallelo alla piccola ripresa sulle occupazioni, ci deve essere il taglio del debito pubblico del nostro paese, che rimane sempre elevato. Per far questo, a mio avviso, serve uno stimolo non indifferente sull’economia che può essere raggiunto per esempio tutelando le grandi imprese che investono per il paese. Questo deve essere fatto in parallelo all’istituzione di autorità competenti che vigilano sul mercato al fine di ottenere una buona concorrenza.

 

Essendo oggi rappresentante ad honorem dei giovani laureati marsicani e avendo la possibilità di rivolgerti a chi di dovere, cosa ti senti di dire?

Da portavoce di giornata mi sento di dire agli addetti ai lavori che una strada, nemmeno tanto nascosta, balza agli occhi di tutti: quella di effettuare maggiori finanziamenti per la ricerca che, fondamentalmente, resta uno dei punti deboli del nostro paese. Importanti, ma non troppo, sono i tagli delle spese in eccesso, che riguardano, in primo luogo, la politica. Bisogna, inoltre, tenere ancora più a freno l’evasione fiscale. Il mio pensiero più profondo, e concludo, è che il modo per uscire da questa situazione balza, ormai, agli occhi di tutti. Individuato il sentiero mi sembra sciocco continuarlo ancora a contemplare. Abbiamo bisogno di iniziare a percorrerlo con convinzione. La nostra nazione ha bisogno di iniziare a percorrerlo con convinzione.

 

Grazie, ad majora.

Ad majora, grazie a te!

Alex Amiconi

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