«È da un anno che cerchiamo in tutti i modi di risolvere bonariamente l’annosa questione che riguarda il nuovo palazzo comunale. Da oltre sei anni i lavori, che ammontano a sei milioni di euro, sono in sospeso. Oggi l’Irim chiede al Comune 17 milioni di euro nonostante sia consapevole che non aveva alcun titolo per sottoscrivere la convenzione riguardante la realizzazione del palazzo comunale».
Il sindaco di Avezzano, Gabriele De Angelis, lancia un duro attacco alla società Irim con cui, nonostante il ricorso da parte del Comune ad un procedimento giudiziale a scopo conciliativo, non si è riusciti ad arrivare a nessun accordo, tanto che si è dovuti ricorrere all’istituto dell’arbitrato.
La costruzione del palazzo comunale fa parte del programma urbanistico “Contratto di Quartiere II, La Pulcina” alla cui realizzazione ha partecipato tra gli altri, nell’anno 2004, anche il Gruppo Imprenditoriale Marsicano, costituito da dodici imprese di Avezzano, la cui proposta progettuale, valutata da un’apposita commissione giudicatrice e approvata dal Comune di Avezzano, veniva in parte finanziata dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
«Per via dell’opposizione dell’Irim, che ha preferito attivare la procedura arbitrale contrattualmente prevista, chiedendo un risarcimento danni di circa 17 milioni di euro», spiega il sindaco De Angelis, «non si è arrivati ad un accordo. Di contro il Comune chiede un risarcimento di circa 12 milioni di euro, pari alla somma valutata dal consulente del giudice in sede penale. In tutta questa vicenda è chiaro che ad ogni modo il Comune parte da una situazione di svantaggio, considerando che l’Irim non offre garanze economiche e patrimoniali, preso atto che risponde se non per il modesto capitale sociale di 100mila euro. È proprio in sede di arbitrato che però siamo arrivati a scoprire un fatto del tutto scandaloso, emerso in sede di scritti difensivi presentati dal legale del Comune. La società Irim, infatti», denuncia De Angelis, «all’epoca non aveva alcun titolo per sottoscrivere la convenzione riguardante la realizzazione del palazzo comunale in quanto soggetto che non aveva partecipato alla gara per la scelta del progetto, né alla selezione dei progetti proposti dai privati, che si sono tenuti nel 2004, in quanto essa non esisteva ancora, risultando costituita soltanto due anni dopo, nel 2006».
«Fatto ancor più grave», continua, «è rappresentato dalla delibera di giunta comunale, attuata nell’anno 2006 e quindi prima che la società Irim venisse costituita, con la quale per l’attivazione del Contratto di Quartiere II veniva stabilito di procedere alla sottoscrizione della convenzione con il gruppo di imprenditori che avevano presentato la proposta. In base alla delibera veniva paradossalmente stipulata la convenzione per la costruzione del palazzo comunale con una persona del tutto estranea al programma e cioè all’Irim, soggetto giuridico con perfetta autonomia patrimoniale rispetto ai soci che l’avevano costituita».
Il sindaco evidenzia quindi come “risulta affidato un appalto di un’opera pubblica, dal valore addirittura superiore alla soglia comunitaria, con un soggetto privato non si sa da chi scelto, senza le garanzie del procedimento di evidenza pubblica e senza il rispetto della volontà dell’ente comunale che si è trovato a competere con chi non era legittimato alla stipula della convenzione e quindi carente di titolo per costruire il palazzo comunale”.
“Tutto quanto emerso in sede di arbitrato”, conclude De Angelis, “si legge sulle memorie difensive. Il collegio arbitrale si è riservato la nomina di un ctu che provveda alla semplice determinazione del dare e dell’avere, in via conciliativa. Ad ogni modo, non è detto che tutto quanto rilevato non venga attenzionato anche dalla magistratura”.