Anni orribili quelli che vanno dal 2011 al 2015 per la depurazione in Abruzzo.
I dati sullo stato delle acque abruzzesi, a dir poco sconcertanti, sono stati presentati da Augusto De Sanctis, del Forum H2O, e da Confcommercio e si basano sulla rielaborazione dei controlli effettuati dall’ARTA, l’Agenzia Regionale di Tutela Ambientale.
Il dossier dipinge una situazione critica, una condizione della depurazione definita “sconvolgente”, con parametri negli scarichi superiori centinaia o migliaia di volte ai limiti consigliati.
Ben 91 depuratori abruzzesi, in 5 anni, hanno raggiunto il triste traguardo della presenza dell’escherichia coli oltre 200 volte il limite consigliato; fra tutti quello operante a San Valentino, che ha superato il predetto limite per tutti e 5 gli anni.
“Una situazione del tutto inimmaginabile nella sua gravità, perché solo ora ci è stata data la possibilità di dipingere ed esaminare il quadro generale. Una condizione inaccettabile, una vera e propria emergenza”, hanno dichiarato Loredana Di Paola, del Forum H2O ed Ezio Ardizzi, Vicepresidente di Confcommercio.
Parametri impensabili per gli ambientalisti, ben al di sopra del parametro massimo di 5.000 UFC/100ml, ossia le “unità formanti colonie”.
Secondo il dossier nei primi 10 mesi del 2015 il limite è stato superato nel 23% dei controlli; nel 2014 nel 28% dei casi.
A titolo esemplificativo la carica batterica presente in acqua è stata di: 76 milioni a Scoppito, 60 milioni a Chieti Valle Para, 26 milioni ad Avezzano capoluogo, 33 milioni a Manoppello, 110 milioni a Farindola e 830 milioni nel 2013 al depuratore di Rocca San Giovanni in località Castelluccio, in provincia di Chieti.
Per quanto riguarda la salmonella, ancora una lista nera: ben 56 depuratori sono risulatati positivi a tale batterio, di cui 51 in provincia de L’Aquila e 5 in quella di Teramo; in totale 147 controlli sono risultati positivi ma potrebbero essere di più, visto che in altri fiumi di altre province non si è nemmeno andato a verificare pur essendone stata segnalata l’infezione.
L’impatto di un tale scenario non può non ripercuotersi sull’economia, dal momento che nei fiumi inquinati dalla salmonella opera il divieto per l’uso irriguo e l’abbeveraggio di animali, come è avvenuto per l’Osento, l’Alento, il Trigno, i corpi idrici della Marsica e il Saline.
Che qualcosa non andasse per il verso giusto lo aveva evidenziato anche il report “Goletta verde” del 2011 di Legambiente, che aveva bocciato tutta la costa abruzzese e i dati presentati da Riccardo Alinovi e Stefano Moretti, delle associazioni “Codici-centro per i diritti del cittadino” e “Osservatorio Antimafia Abruzzo” che attestarono la presenza di streptococchi fecali, enterococchi ed escherichia coli nelle acque del Golfo di Vasto a causa degli scarichi di liquami fognari.
Le acque di fossi, torrenti, foci e lungo la costa, infatti, riportavano all’epoca un’elevatissima quantità di batteri fecali, quasi il doppio dal limite consentito dalla legge.
La qualità delle nostre acque marine risulta ancora scadente e non lo attestano solo i controlli dell’ARTA, ma le testimonianze di alcuni bagnanti colpiti, quest’estate, da episodi di gastroenterite dopo aver fatto il bagno, così come da irritazioni cutanee, prurito e arrossamenti.
Un vero paradosso, considerando che l’Abruzzo ospita, su circa il 30% del suo territorio, ben 4 parchi nazionali, cosa che la rende uno dei polmoni verdi d’Italia.
Alla luce degli infelici dati, sia Confcommercio che Forum H2O, ritengono necessario “Garantire il flusso delle informazioni verso il pubblico con un sito dedicato da aggiornare quotidianamente con tutti i dati e indirizzare sulla depurazione cospicui finanziamenti, anche a scapito di altre tipologie di infrastrutture. Inoltre, assicurare la trasparnza e la partecipazione del pubblico rispetto alle procedure di progettazione, appalto e realizzazione, con continuo scambio di informazionei sullo stato dell’arte”.
Claudia D’Orefice