I fatti di cronaca ci impongono di dover prendere necessariamente delle posizioni nette e dire esattamente come stanno le cose. Pescara, sotto l’aspetto della sicurezza, è diventata invivibile e fuori controllo. Un adolescente non può uscire di casa, farsi una passeggiata in centro con gli amici ed essere massacrato di botte. E’ accaduto sabato pomeriggio ed è l’ennesimo caso. Qualche sera fa ho parcheggiato la macchina nell’area di risulta, ho pagato regolarmente il biglietto ai parcheggiatori autorizzati, ma sono stato accerchiato subito dopo da abusivi che pretendevano soldi a tutti i costi. Questo accade ogni giorno e la gente ha paura. Sono in tanti a chiamarmi e a dire che hanno timore, e per questo non parcheggiano più nell’area di risulta, specialmente se sono donne sole. Anche i commercianti del centro, che incontro quotidianamente, sono stanchi di subire vetrine spaccate, rapine e molestie da accattoni vari.
Se poi ci spostiamo nelle periferie, l’emergenza sicurezza ci si mostra davanti con tutta la sua imponenza: una città allo sbando e fuori controllo. Qualcuno, colpevolmente, sta cercando di nascondere sotto al tappeto quello che accade quotidianamente. Qualcuno non vuole che io racconti ciò che vedo. Qualcuno vorrebbe chiudermi la bocca, ma io non mi fermerò. Alimentare chi fa depistaggio mediatico è pericolosissimo. Non ci si può voltare dall’altra parte!
Non si può essere sempre buoni e cercare l’integrazione, con chi non vuole integrarsi ed esercita quotidianamente violenza contro la gente per bene. Le periferie vanno presidiate h24. Non possiamo parlare delle centrali di spaccio di droga solo quando ci scappa il morto e poi dimenticarsi che fanno vittime ogni giorno. Le vittime dei mercanti di morte. Quotidianamente, a partire dalle prime ore della mattina fino a tarda sera, ragazze, anche giovanissime, si prostituiscono lungo la Tiburtina chiedendo in cambio poche decine di euro per acquistare la dose giornaliera di droga. Questo accade sotto gli occhi di tutti e non si può accettare. I cittadini onesti, che per fortuna ne sono tantissimi, che si alzano la mattina per riportare un pezzo di pane a casa mi chiamano sempre e mi invitano ad andare da loro e denunciare tutto questo perché non hanno più voce, non hanno chi li ascolta e non hanno chi li protegge. Sono gli uomini e le donne delle nostre periferie che non si sentono rappresentati da nessuno. Sono coloro che vogliono gridare ma non possono perché hanno paura. Tanti di loro sono costretti ad abbassare la testa e subire violenze quotidiane. Perché i criminali, i signori della droga, controllano le zone e minacciano chi si permette di ribellarsi. E allora vengono a mancare anche le denunce, perché la gente perbene ha paura di esporsi per via della paura di ritorsioni, come quelle chi ci sono state alcuni giorni fa a carico della donna coraggio alla quale hanno bruciato la macchina al Ferro di cavallo. E davanti a questo allarmante stato di cose, c’è chi nasconde la realtà sotto al tappeto, chi parla di altro. Sono loro: i negazionisti per convenienza. Coloro che dicono che va tutto bene. Basta ipocrisia! Basta menzogne! Basta offendere migliaia e migliaia di persone costrette a subire soprusi e angherie in un assordante silenzio!
Le istituzioni preposte, tutte nessuna esclusa, facciano presto perché è già troppo tardi. Pescara merita attenzione! Mettano in campo misure preventive e soprattutto repressive, perché dopo decenni e decenni si è capito bene che i mercanti di morte non hanno nessun interesse ad integrarsi con la parte sana della società. Si istituiscano subito presidi fissi h24 per controllare sistematicamente le zone calde della città e soprattutto per garantire sicurezza a chi non riesce più a vivere in pace. La smettano tutti, ognuno per le proprie competenze, a dire che non esiste il problema e a nasconderlo colpevolmente.
Andate a dirlo a quelle mamme che si sono ritrovate i figli massacrati di botte, forse da bande di balordi provenienti proprio da quelle zone dove da tempo denuncio l’esistenza di vere e proprie bombe sociali. Andate a dirlo a loro.