Il fascino delle foto del passato è prevalentemente legato alle storie e alle suggestioni che queste immagini spesso sono ancora in grado di raccontare ed esprimere.
A diversi significati si presta lo scatto del fotografo inglese John Cooper Ashton (1880-1935) – con la didascalia “A shop in Torre dei Passeri” – apparve nel libro di Hamilton Jackson “The shores of the Adriatic side”, pubblicato a Londra nel 1906 dall’editore John Murray.
La straordinaria evoluzione modernizzatrice registratasi corso del ‘900 ed in particolare nella seconda metà del secolo, rende stimolante il confronto tra la società di oggi e quella di oltre 110 anni fa. Qualcosa che incuriosisce e fa riflettere, facendoci intuire e forse anche rivivere sprazzi del nostro passato, mentre il tempo trascorre inesorabile.
La fotografia, scattata nel 1903 o 1904, sembra riferirsi a tempi ancor più antichi, tanto da suscitare l’interesse dei curatori del presepe settecentesco abruzzese – prof. Luciano Cupido e sig. Fausto Masciarelli – delle Associazioni Mousiké e Momenti Arcaici di Pescara, che nella scorsa primavera – una volta conosciuta l’immagine, decisero di ricostruire in dettaglio la vecchia bottega, che ben si inseriva nel contesto del presepe, giunto alla sua XVI edizione.
A parte il riferimento utile all’integrazione del presepe, è emersa l’opportunità di partecipare alla comunità Torre dei Passeri la vecchia foto, finora sconosciuta, poiché il valore della testimonianza lasciataci dal Ashton Cooper va ben oltre il semplice aspetto commerciale, pure di rilevante interesse, esprimendo elementi riconducibili alla stessa identità del territorio.
La modesta insegna affissa alla sinistra del portone, ci permette di individuare la titolare della bottega, la sig.ra Spinalba Cappola, esempio di emancipazione imprenditoriale non certo diffuso al tempo. La donna, vestita del costume quotidiano, è ritratta in posa sulla soglia del suo negozio – insieme ad un giovanissimo garzone – circondata a corona da un insieme di salumi, carni affumicate, formaggi di varia stagionatura, cordami e mercanzie varie esposte sulla pubblica strada. I salumi e formaggi esposti permettono di documentare un’importante tradizione locale.
Dalle pazienti ricerche effettuate dal Tonino Renzella, sappiamo che Spinalba Cappola nacque a Torre dei Passeri nel 1843 o 1844 dove finì i suoi giorni nel 1927.
Nel corso di un vivace incontro pubblico nel comune della Val Pescara, avvenuto nel Palazzo della Memoria, recentemente restaurato e dedicato a Daniela Bartoletti e Martina Di Battista, studentesse decedute a causa del terremoto dell’Aquila del 2009, lo stesso Renzella, quasi novantenne, ha ricordato che da bambino l’immaginario della ”bottega di Spinalba”, venisse ancora tramandato come esempio di piccolo caotico negozio.
La foto rivela la vivacità produttiva e commerciale di Torre dei Passeri – già segnalata qualche anno prima da Gustavo Strafforello (cfr. Geografia dell’Italia, Provincie di Aquila, Chieti, Teramo e Campobasso, ed. Unione Tipografico Editrice, Torino, 1899) e poi confermata da Michele Oro, che la definisce “industre cittadina” nella sua guida “Abruzzo”, realizzata nel 1910 dalle Ferrovie dello Stato – che allora coglievano la possibilità di valorizzare la rete ferroviaria a fini turistici – in collaborazione con il Touring Club Italiano.
John Cooper Ashton raggiunse in treno Torre dei Passeri, partendo dall’allora stazione di Castellamare Adriatica, in compagnia dello scrittore Hamilton Jackson, che intendeva studiare la celebre abbazia.
L’interesse di Jackson (1848-1923), che era anche pittore, era prevalentemente legato all’archeologia e all’architettura religiosa. Il suo viaggio in Italia – dallo stesso autore definito un “architectural e archaeological pilgrimage” – per sottolineare l’amore e il fascino per l’immenso patrimonio culturale del nostro paese, seguì un itinerario insolito rispetto ai percorsi tradizionali del Grand Tour. Partito da Brindisi, le tappe principali del suo viaggio in direzione nord adriatico, furono soprattutto Bari, Molfetta, Trani, Barletta, Foggia, Lucera, Monte S. Angelo, abbazia di S. Clemente a Casauria, Ascoli Piceno, Ancona, Rimini, Ravenna, abbazia di Pomposa, Chioggia, Treviso, Udine e Cividale, allora ai confini. Il suo viaggio proseguì poi sulla costa ad est dell’Adriatico, oggetto di un successivo libro, pubblicato nel 1908.
La pubblicazione, che si presenta come racconto di una ricognizione diretta di quanto studiato, appare come una sorta di straordinario reportage fotografico-documentale – che consta di 74 disegni e 18 piantine – a cura dello stesso Hamilton Jackson – oltre ai 25 scatti eseguiti da John Cooper Ashton – che doveva far conoscere “una parte d’Italia rimasta assai poco conosciuta, ad eccezione delle città di Ravenna, Rimini e Brindisi”.
La curiosità di Cooper Ashton sembra andare ben oltre l’ambito storico-architettonico per spaziare anche ad aspetti più singolari della vita quotidiana delle località attraversate. Il negozio di Spinalba si trovava evidentemente sul percorso che univa la stazione ferroviaria a S. Clemente, che i due inglesi fecero naturalmente a piedi su strade allora sterrate.
E’ un’immagine reale, sottratta ad artifizi manipolativi, che nelle intenzioni del fotografo doveva raccontare il pittoresco negozio nella sua dimensione pubblica, della ricca esposizione di prodotti, con l’austera proprietaria intenta a vigilare e seguire il movimento sulla strada, mentre è praticamente irrilevante l’interno della bottega, avvolta nell’oscurità, che doveva essere forse illuminata all’occorrenza con il ricorso a lampade.
L’Abruzzo interno del primissimo novecento e in particolare quello che precede la prima guerra mondiale era ancora legato a modelli di vita profondamente arcaici, come documentato da due scrittrici inglesi, Anne MacDonell ed Estella Canziani, che si avventurarono nella regione, rispettivamente, nel 1907 e nel 1913, ossia alcuni anni dopo il viaggio di John Cooper Ashton e Hamilton Jackson, scrissero di essere state scoraggiate nelle intenzioni di raggiungere l’Abruzzo – una terra selvaggia, ancora da esplorare e pericolosa per il brigantaggio. Le due scrittrici misero da parte i pregiudizi, talvolta espressi da chi non conosceva nemmeno la nostra regione.
Ai viaggiatori del Grand Tour – un fenomeno culturale ancora da studiare – deve essere riconosciuto il merito di aver fornito descrizioni e testimonianze – con occhi distaccati – su realtà regionali minori, che altrimenti sarebbero rimaste circoscritte a studi locali.. Grazie anche alla loro passione per l’Italia possiamo ricostruire il nostro passato,.
Il racconto di Hamilton Jackson costituisce – probabilmente – la descrizione più approfondita dell’abbazia di San Clemente a Casauria (arricchita dai tre pregevoli schizzi, una foto e una piantina) che sia mai stata espressa da uno scrittore straniero, che non mancò di esercitare una positiva influenza nella successiva comunicazione dell’importante emergenza architettonica.
Credo che questa maggiore attenzione rivolta all’abbazia sia stata favorita dall’incontro con Pier Luigi Calore, regio ispettore ai monumenti, che nell’occasione non si limitò a fare da guida ai due inglesi, ma spiegò i lavori di recupero eseguiti e quelli in corso, confrontandosi anche con Jackson su alcune ipotesi storiche. Jackson, che conosceva la lingua italiana (tanto si desume anche dalle fonti consultate), ringraziò Calore nella prefazione del suo libro, “l’uomo dell’Abbazia” (come lo definì d’Annunzio), citandolo come esempio di cortesia, competenza e passione per la sua attività.
Probabilmente allo stesso intervento di Calore si deve anche l’azione di convincimento esercitata nei confronti dell’austera Spinalba affinché acconsentisse alla richiesta di essere fotografata da Cooper Ashton sulla soglia del proprio negozio. Nel suo racconto Jackson concede solo qualche rigo a divagazioni diverse dai suoi interessi storici, limitandosi a osservare la presenza “di negozi caratteristici nei quali tutto è esposto per la vendita in una ammirata confusione e fontane alle quali infiniti gruppi di donne si recano per l’acqua, con o senza figli”.
Nel muoversi per Torre dei Passeri allo scrittore inglese non sfugge la presenza di fabbriche di maccheroni (“macaroni-making”). L’esistenza di queste produzioni trova conferma nel Rapporto “sulle condizioni industriali delle province di Aquila, Chieti e Teramo”, curato nel 1895 dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. Dal rapporto risultavano presenti in Torre dei Passeri tre “fabbriche di pasta da minestre”.
Di John Cooper Ashton (1880-1935) sappiamo che iniziò la sua stagione di viaggi appena diciottenne, cominciando con l’Italia, destinazione per eccellenza del Grand Tour. Una sua foto italiana fu esposta in una mostra in Inghilterra nel 1898. E’ considerato un importante fotografo, anche se questa attività non costituiva la sua professione. Era infatti proprietario di un bar a Londra, circostanza questa che gli consentiva di praticare la sua passione per i viaggi, vivendo per lunghi periodi in giro per il mondo.
A riprova del valore dei scuoi scatti, un fondo con oltre 3200 lastre fotografiche – testimonianze dei viaggi del fotografo inglese in Italia, Germania, Belgio, Svizzera, Francia, Dalmazia, Spagna – è custodito dall’Università di Glasgow.
La ricostruzione della bottega di Spinalba è oggi compresa nel grande presepe abruzzese, esposto nell’ambito della XVI Rassegna dei presepi provenienti da 88 paesi del mondo, visibile fino al 6 gennaio 2017 – presso la sede dell’Associazione Culturale Mousiké, in via Piomba, 23 – Pescara – orari h. 16 – 19 – con ingresso libero.
Antonio Bini