Diciamolo chiaramente: quello del fuoco è un vero e proprio business. Ovunque nel mondo.
Miliardi che bruciano insieme al lavoro instancabile degli addetti al lavoro, e alle difficoltà che incontrano per i più disparati motivi, a cominciare del vento che molto spesso ostacola le manovre e del fumo e impedisce la visibilità. Il paradosso è che nonostante molti luoghi incendiati abbiano nelle vicinanze l’acqua di mare, essendo questa salata, non può essere utilizzata in aree sulle quali sono previste attività di riqualificazione boschiva e, nella maggior parte dei casi, è totalmente inutile a domare le fiamme di combustibili usati dai piromani per appiccare il fuoco.
Un ingente ammanco nelle tasche delle popolazioni colpite, certamente, ma il danno più grave è senza alcun dubbio quello inflitto all’ambiente. Il fuoco divora il manto vegetale e anche parte dello strato dell’humus, facendo riaffiorare le pietre e rendendo idrorepellente il terreno con conseguenti fenomeni di abrasione e fratture che provocano l’instabilità del suolo. La siccità prolungata che ne deriva, dà vita allo sviluppo di forme vegetali di parassiti infestanti che intaccano l’ecosistema già duramente provato.
Case distrutte, popolazioni intere evacuate come è accaduto nelle scorse ore in California, vittime molto spesso tra le persone più deboli della fascia sociale, il rogo infernale si porta via intere esistenze. Tra i miliardi di euro che se ne vanno in fumo tra edifici, strutture ed interventi di soccorso che ovviamente danno priorità alle persone, avviene una strage silenziosa, dimenticata, quella degli animali che non trovano riparo dalle fiamme o che spesso restano intrappolati nelle case o nelle stalle.
In Abruzzo, ad esempio, secondo stime dell’Enpa (L’Ente Nazionale per la Protezione degli Animali) confermate dal Corpo Forestale dello Stato, per ogni ettaro di terreno distrutto dalle fiamme, muoiono bruciati vivi dai cinque ai diecimila uccelli, duecento mammiferi e ben 5 milioni di insetti. Tra i volatili, sono soprattutto capinere escriccioli a non avere scampo ed animali che non hanno rapidità nel muoversi come roditori, ricci e rettili.
Interi patrimoni boschivi perduti per sempre e con gravi conseguenze anche per gli animali superstiti che dovranno sopravvivere in ambienti sconosciuti e che, nella maggior parte dei casi, moriranno di fame o per mano dell’uomo.
Se le parole non bastano, forse saranno le foto a renderci consapevoli dei danni che l’uomo causa al suo stesso ambiente.