Ilaria: taglia 38 ma… troppo grassa per sfilare

Per l’Agenzia milanese, la ragazza deve necessariamente dimagrire altrimenti non potrà sfilare. Lei rifiuta e denuncia il Fashion System italiano. 

Ilaria Capponi, modella, classe1990, terza classificata al concorso nazionale di Miss Italia ed ex giocatrice di basket in serie A, sfoga la sua rabbia sul suo profilo Instagram.

7 cm di troppo su fianchi, 6 di troppo su vita… non prendono ragazze come me. Vogliono uomini che sembrano donne di taglia 46 e con zigomi scavati, e donne che di femminile non possono aver nulla, basta che entrino nella taglia 38 di campionario. Più volte sono stata “fasciata al seno”, più volte resa “uomo”, più  volte offesa e deturpata dell’orgoglio di potere esprimere quella femminilità della quale ogni donna dovrebbe far il proprio punto di forza, e considerarla una qualità, non un difetto di fabbrica. Ed io OGGI DICO BASTA!” 

Non è passato molto tempo da quando Victoire Dauxerre, ex modella francese anoressica, denunciò le condizioni di vita disumane delle mannequin sottoposte ad un ininterrotto digiuno per entrare in una taglia 36. Victoire, dopo un tentativo di suicidio, si sveglia in una clinica con amenorrea, ipotensione, perdita di buona parte dei capelli ed ossa come se avesse il corpo di una settantenne. Il suo diario-denuncia diventa un best seller in Francia ed ispira la legge contro l’anoressia, votata nel gennaio 2016 ed entrata in vigore nel maggio 2017.  I colossi del lusso Kering e LVMH (proprietari di marchi come Gucci, Dior, Bottega Veneta, Louis Vuitton, Saint Laurent, Fendi, Givenchy) rinunciano – facendo scalpore, pensate! –  ad utilizzare in passerella e nelle campagne modelle sotto la taglia 38 italiana. Dal primo ottobre 2017 è inoltre obbligatorio sulle campagne pubblicitarie apporre la dicitura “fotografia ritoccata” quando l’immagine della modella è stata elaborata al computer.

In Italia invece, la proposta di legge “anti anoressia” è rimasta, appunto, una proposta. Eppure nel nostro Paese, ogni anno, una ragazza su dieci si ammala di anoressia. Il testo dell’articolo 580 bis (Istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l’anoressia o la bulimia) recita: “Chiunque, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, determina o rafforza l’altrui proposito di ricorrere a pratiche di restrizione alimentare prolungata, idonee a procurare l’anoressia o la bulimia e ne agevola l’esecuzione, è punito con la reclusione fino ad 1 anno. Se il reato di cui al primo comma è commesso nei confronti di una persona minore di anni quattordici o di una persona priva della capacità di intendere e di volere, si applica la pena della reclusione fino a due anni”. E mentre la malattia continua a distruggere la bellezza florida delle nostre ragazze, la legge giace in Parlamento.

E’ urgente e necessario un movimento collettivo che svegli le coscienze dei nostri governanti, troppo occupati con problemi che problemi non sono per dedicarsi a salvaguardare la vita delle generazioni future, esposte ai riferimenti sempre più influenti dei media che distorcono completamente la realtà. I social stessi propongono modelli inaccessibili e falsi. Si passa da modelle eccessivamente magre a quelle oversize destinate a problemi di circolazione e deambulazione strada facendo. Un eccesso o l’altro, invece c’è bisogno di modelli equilibrati, c’è bisogno di una seria campagna di sensibilizzazione che informi figli e genitori. C’è bisogno di chiudere profili social, siti web e pagine che inneggino alla magrezza eccessiva e devastante per la salute. Sappiamo bene che i disturbi alimentari hanno cause conclamate e discusse a iosa, ma rendersi complici di tale disturbo è da criminali. 

Con grande nostalgia mi vengono in mente le modelle che abbiamo tanto ammirato negli anni ’80, snelle ma straordinariamente in forma come Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Carol Alt, Carla Bruni, Naomi Campbell, Helena Christensen e molte altre ancora, belle, femminili, con le curve al posto giusto e, soprattutto, ispiratrici di modelli sani.

Dove abbiamo sbagliato? In che momento esatto c’è stato l’abbrutimento?

di Alina Di Mattia

 

About Alina Di Mattia

Giornalista, addetta stampa, scrittrice, conduttrice, responsabile produzione di grandi eventi istituzionali e culturali, con esperienza trentennale nel settore dei media e dell’entertainment. Appassionata di scienze storiche e sociali, vanta una formazione accademica poliedrica, un percorso di laurea in Culture e tecniche per la comunicazione e una laurea in Lettere moderne presso l'Università dell'Aquila. Ha all’attivo interessanti contributi letterari e numerosi riconoscimenti giornalistici.