LA BAMBINA TRAVESTITA DA CECILIA NELL’ARMADIO. IL CATTIVO GUSTO CHE SUPERA L’IMMAGINAZIONE

di Alina Di Mattia 

Che la TV di oggi influenzi negativamente i bambini è un dato di fatto, ma che siano gli stessi genitori a trarne spunto, è decisamente preoccupante.

Un tempo, i modelli di riferimento dei più piccoli erano gli eroi dei cartoni animati, Bart Simpson, Percy vari, Spiderman, Batman, Zorro, D’Artagnan –  per tornare un po’ più indietro negli anni – a volte erano gli eroi della vita di tutti i giorni come il pompiere, il poliziotto, il dottore oppure l’astronauta per citarne qualcuno. Quelli delle bambine invece erano sofisticate principesse, eleganti dame, fate magiche. Il massimo della trasgressione era imitare personaggi televisivi come Carla Fracci, Heather Parisi… ma ci stava. Gente che comunque aveva anni di studio, gavetta e carriera alle spalle e che quanto meno insegnava che per apparire in televisione, bisognava avere talento.

Oggi, i modelli di riferimento sono i personaggi del Grande Fratello, di Uomini e Donne e di tutta una serie di format televisivi trash della cui esistenza i bambini non dovrebbero neppure venire a conoscenza, per non parlare di alcuni cartoon e video games ultra violenti tanto in voga tra i più piccoli, e che diventano un cattivo esempio di vita per molti.

Parolacce, becero gossip ed atteggiamenti volgari nei programmi delle televisioni lasciate accese per dimenticanza o per noia mentre si è impegnati in altre attività, visione di particolari format davanti a minori, che lasciano assorbire loro e fare proprie parole, frasi, comportamenti fuorvianti e che li inducono ad immaginare, e purtroppo a vivere, una realtà completamente distorta.

Non sto qui a raccontarvi com’era bella la vetero televisione della mia infanzia e quanto sia sguaiata e diseducativa quella attuale, perché una giovane mamma di oggi non conosce la televisione pedagogica di allora, non sa di cosa stia parlando e con tutta probabilità non è neppure interessata a saperlo –  e in cuor mio mi dispiace –  quello che vorrei sottolineare è che non è ammissibile che una bambina di 5/6 anni venga “apparecchiata” da Cecilia nell’armadio.

Per chi non lo sapesse, Cecilia nell’armadio non è la nuova bambola con un guardaroba da star, ma è il riferimento ad una scena hot avvenuta tra le mura della casa del Grande Fratello Vip, tra l’aspirante qualche cosa Cecilia Rodriguez ed Ignazio, il figlio del grande ciclista Moser.  Ora, che due persone adulte si abbandonino ad effusioni intime è decisamente affar loro, che lo facciano in TV però, è alquanto discutibile. Fa bene alla produzione che fa audience e cassa, ma a livello culturale scendiamo sempre più in basso. Personalmente non seguo il Grande Fratello e non avrei conosciuto le performances della sorella di Belen se non fosse stato per il fattaccio della bambina travestita. Quello che mi piacerebbe capire e studiare, socialmente parlando, è il perché un genitore di una bambina di pochi anni, decida di mascherare la figlia da ragazza diversamente seria, la infili in un armadio, la porti a spasso per le strade di Napoli e pubblichi la scenetta su Facebook, credendo  – con un’ingenuità quasi imbarazzante  – che la foto passi inosservata.

Ed infatti non è passata inosservata. La foto è diventata virale ed è finita persino su una pagina Instagram chiamata “Bitchyf”, il cui chiaro significato non è proprio adatto a minori. Ora, per chi non conosce un minimo di psicologia può sembrare un momento goliardico quello vissuto al Carnevale di Napoli, ma il modello che questi genitori e tanti altri ancora hanno voluto dare è totalmente fuorviante e pericoloso per un minore che guarda. Arrivano due messaggi chiave e totalmente sbagliati: 1) non è importante avere un talento per andare in TV, basta farsi notare magari facendo sesso in un armadio; 2) la donna, già da bambina, è strumento ad uso e consumo di chicchessia. Per la felicità dei pedofili.

Bisognerebbe cancellare la programmazione di determinati programmi. Non sono soltanto diseducativi per i bambini, ma anche per gli adulti che non sanno più distinguere ciò che è buono con ciò che non lo è. Basta guardare le foto sui social di alcune mamme per rendersi conto di quanto il femminismo abbia fallito miseramente o, meglio ancora, di quanto la società stessa abbia fallito proponendo come modelli di riferimento personaggi “senza né arte né parte”, che hanno convinto buona parte della generazione 2.0 che per diventare qualcuno non è necessario studiare, anzi, meglio non sapere fare niente, con il risultato che tutto il patrimonio artistico che abbiamo e che ci invidiano all’estero è quello appartenente al passato, Musica compresa.

Facciamo tornare i bambini a giocare con gli eroi che hanno fatto crescere i loro nonni, ché, forse, qualcosa di buono l’avranno anche fatto per questa società.
Chiediamo troppo?

  

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About Alina Di Mattia

Giornalista, addetta stampa, scrittrice, conduttrice, responsabile produzione di grandi eventi istituzionali e culturali, con esperienza trentennale nel settore dei media e dell’entertainment. Appassionata di scienze storiche e sociali, vanta una formazione accademica poliedrica, un percorso di laurea in Culture e tecniche per la comunicazione e una laurea in Lettere moderne presso l'Università dell'Aquila. Ha all’attivo interessanti contributi letterari e numerosi riconoscimenti giornalistici.