In pochi conoscono il nome dell’americana Helen Hulick (1908-1989), eppure fu tra le prime donne ad indossare un paio di pantaloni in un’epoca in cui il capo di vestiario era indirizzato soltanto agli uomini, pagando l’affronto con 5 giorni di carcere.
Se oggi le donne occidentali hanno qualche libertà sulle scelte del proprio abbigliamento, il merito è anche di questa educatrice statunitense che, oltre a sdoganare ufficialmente i pantaloni come comoda tenuta femminile, applicò nuove terapie all’insegnamento rivolto a bambini con problemi di linguaggio.
Dovendo recarsi in Tribunale per testimoniare su un furto avvenuto nella sua abitazione di Los Angeles, si presentò indossando un paio di pantaloni. Il giudice Arthur S. Guerin sospese l’udienza intimando all’educatrice di ripresentarsi con una mise più consona ad una donna, ordine che la stessa rifiutò di eseguire. Infatti, all’udienza successiva, Helen tornò davanti al giudice indossando di nuovo dei pantaloni e per di più usando colori accesi come il verde e l’arancione. Con l’accusa di oltraggio alla Corte, il giudice la condannò a 5 giorni di prigione.
Negli Stati Uniti erano già numerose le donne che prediligevano i pantaloni. Pioniera ne fu Mary Walker, una delle prime donne medico del Paese che rifiutò, già dal secolo prima e sopportando la derisione delle sue compagne di studi, di indossare le lunghe e disagevoli gonne che raccoglievano la sporcizia e la polvere delle strade e che erano decisamente ingombranti e poco confortevoli.
Famosa la sua frase del 1871: “I più grandi dolori quotidiani di cui soffrono le donne sono fisici, morali e mentali, causati dal loro modo poco igienico di vestire“.
In Inghilterra invece ne fu concesso l’uso soltanto alle donne che lavoravano nelle miniere di Wigan, ma la “divisa” fu aspramente contestata dall’allora bigotta società vittoriana.
In Francia, l’uso dei pantaloni alle donne fu consentito già nel 1800 ma esclusivamente per gravi motivi di salute; soltanto nel 1909 fu ottenuta l’autorizzazione a vestire il sinistro capo dalle donne che andavano in bicicletta o a cavallo. Violette Morris, campionessa olimpica, fu eliminata a causa del suo abbigliamento troppo maschile. Era il 1930.
Saranno le aviatrici e le attrici come Marlène Dietrich, Greta Garbo e Katharine Hepburn ad ostentare e di conseguenza a liberalizzare l’uso dei pantaloni femminili fino a quando, nel 1960, André Courrèges e Yves Saint Laurent presenteranno ufficialmente alla Moda il pantalone femminile, contribuendo finalmente alla cancellazione del divieto nell’occidente puritano.
Paradossalmente traccia dei primi pantaloni femminili sono stati ritrovati già duemila anni fa, nell’antica Persia. Forse, forse, i talebani eravamo noi.
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