LA STORIA SIAMO NOI – MARIANGELO ACCURSIO ( L’AQUILA 1489 )

Mariangelo Accursio (o Mariangelo Accorso;L’Aquila 1489 – L’Aquila 4 Agosto 1546  è stato un umanista,filosofo e archeologio italiano, noto per essersi occupato di ricerche epigrafiche e di studi filologi e per aver curato le opere di Ammiano Marcellino e di Cassiodor.Si conosce poco sulla giovinezza e sui primi studi di Mariangelo Accursio. Il padre, Giovan Francesco Accursio, originario probabilmente di Norcia, era cancelliere del comune de L’Aquila. Si ritiene sia stato il padre ad avergli impartito i primi insegnamenti. Era sicuramente a Roma nel settembre 1513 quando, in occasione del conferimento della cittadinanza romana a Giuliano e a Lorenzo dei Medici il 13 e 14 settembre 1513, compose Osco et Volsco dialogus, una composizione satirica contro lo stile latino di Giovan Battista Pio.. Probabilmente a Roma frequentò l’umanista lussemburghese Johann Goritz (Ianus Corycius) in quanto la raccolta di poesie latine pubblicata da quest’ultimo nel 1524(Coryciana) contiene un carme (“Protrepticon ad Corycium“) e un epigramma dell’Accursio. In questo periodo si dedicò intensamente agli studi filologii e alle ricerche epigrafiche: gli studiosi sono concordi nell’identificare nell’Accursio l’anonimo che revisionò nel 1524 gli Epigrammata antiquae Urbis pubblicato nel 1521 da Iacopo Mazzocchi, la più cospicua raccolta di antiche iscrizioni romane compilata fino ad allora.Nel frattempo Accursio era diventato maggiordomo di due giovani principi tedeschi Giovanni Alberto e Gumberto Hohenzollern di Brandeburgo, con i quali nel 1522 viaggiò per l’Europa centro orientale e ai quali dedicò la sua più importante opera di filologia, le Diatribae, consistente in numerose “castigationes” (ossia, di correzioni ragionate a passi corrotti) di testi classici greci e latini. Con i due Hohenzollern, al seguito di Carlo V, Accursio visse in Spagna, Francia e Germania, dove continua l’attività di epigrafista. Nel 1533 passò al servizio del ricco banchiere e mecenate Anton Fugger ad Augusta; qui nel 1533 pubblicò due importanti editio princeps: le storie di Ammiano Marcellino, dedicate al Fugger, le Variae e il De anima di Cassiodoro, dedicate al cardinale Alberto di Hohenzollern. Anche dopo che sarà tornato in patria (1533-34) continuò gli studi epigrafici e i rapporti con i protettori tedeschi. Revisionò le Inscriptiones sacrosanctae vetustatis, la prima raccolta di iscrizioni antiche fatta da Apianus e Amantius in modo scarsamente critico; un’edizione autografa delle Inscriptiones corrette, conservata nella Biblioteca Ambriosana, è andata distrutta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.Tornato all’Aquila sposò Caterina Lucentini Piccolomini da cui ebbe un figlio, Casimiro, che morirà nel 1563 studente in medicina a Padova. Si occupò degli affari della città, dalla quale nel 1538 ricevette la piena cittadinanza aquilana. Nel 1539 ricoprì la carica di Camerlengo, la prima magistratura dell’Aquila, e guidò spesso ambascerie presso Carlo V perché all’Aquila fossero restituiti i diritti che le erano stati tolti dopo la rivolta del 1528. La mancanza di risultati positivi e le beghe politiche rattristarono gli ultimi anni. Morì il 4 agosto 1546 all’Aquila e fu sepolto nella Basilica di San Bernardino.

 

 

 

 

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