Posizionare una lapide con l’epigrafe di Bruno Corbi, ( riportata sulla tomba dei due lavoratori uccisi nell’eccidio di celano), sulla facciata esterna del municipio ed organizzare un convegno sul ruolo del bracciantato ieri ed oggi nella marsica e nel mezzogiorno. Le proposte arrivano dall’avvocato Francesco Innocenzi, il quale ha inviato una lettera al sindaco di Celano Settimio Santilli, al consiglio comunale e ai vertici dei sindacati, ricordando che l’anno prossimo ricorrerà il 70° anniversario dell’eccidio di Celano.
“Quella sera del 1950”, ha ricordato l’avvocato celanese, “la piazza della nostra città era piena di lavoratori, braccianti, fittavoli, disoccupati, in attesa della decisione della commissione, riunita in comune, per l’avviamento della manodopera al lavoro. Senza preavviso e motivo, i Carabinieri incominciarono a sparare dall’angolo sud del municipio, contemporaneamente, guardie di Torlonia e fascisti spararono da altri lati. Due lavoratori, Antonio Berardicurti e Agostino Paris vennero uccisi, 19 furono feriti gravemente, molti altri non fecero ricorso alle cure dei medici, per non essere identificati”.
“Affinché il sacrificio dei due caduti non venisse mai dimenticato, la lapide della tomba che si trova nel cimitero di Celano in cui riposano le spoglie delle due vittime, reca la seguente epigrafe scritta da Bruno Corbi ( partigiano, padre costituente):” Carica di odio e di paura, la reazione agraria, riarmando i fascisti, complice il governo, ha scritto un’altra pagina di sangue e di morte, nel tentativo vano di arrestare così l’avanzata dei lavoratori che, giorno per giorno, nel sacrificio e nel dolore, lottano per costruire il mondo della vita e della pace.” In alto è presente un distico di Evasio Di Renzo: “La fede li unì, la morte li fuse, il ricordo dei compagni li eterna”.
Quel sangue non è stato versato invano, quei morti siano sempre di monito alle future generazioni.
“Se l’agricoltura e la società Marsicana sono profondamente diverse”, aggiunge Innocenzi, “lo si deve ai quei braccianti, fittavoli, contadini e operai che lottarono, fino al sacrificio della vita.
Oggi, il problema del bracciantato, si presenta con modalità diverse. Tutto il settore agricolo del Fucino si regge su gambe e spalle di migliaia di lavoratori immigrati. “L’Osservatorio Placido Rizzotto”, qualche anno fa, segnalava la Piana del Fucino esposta alla criminalità e all’illegalità. Si ricorda che, anni prima (1994), tale pericolo era stato segnalato in un importante convegno al Castello di Celano e nella relazione del Procuratore Generale della Corte di Appello dell’Aquila (1999).
Sarebbe giusto riflettere sul fatto che, oggi, i braccianti, i cafoni di ieri hanno solo un diverso colore della pelle, spesso invisibili e super sfruttati nei campi, di giorno e di notte.
L’anniversario non può passare nell’ indifferenza. Pertanto, Le propongo le seguenti iniziative: a) posizionare una lapide con l’epigrafe di Bruno Corbi sulla facciata esterna del Municipio; 2) un convegno sul ruolo del bracciantato ieri ed oggi nella Marsica e nel Mezzogiorno”.