“Nel primo trimestre dell’anno i consumi saranno ancora frenati dal peggioramento delle attese, che spinge buona parte delle famiglie a risparmiare a scopo precauzionale. Gli acquisti sono ostacolati dalle norme anti-Covid e tutto ciò frenerà il Pil. La ripresa, in provincia dell’Aquila, sulla scorta delle previsioni nazionali, si avrà solo dal terzo trimestre 2021”. E’ quanto si evince dai dati elaborati da Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno sull’Indagine congiunturale di gennaio 2021 condotta dal Centro studi di Confindustria. “Se la vaccinazione sarà efficace e rapida, un conseguente allentamento delle restrizioni anti-pandemia rilancerebbe anche la fiducia e, quindi, la domanda, liberando per i consumi le risorse accumulate in questi mesi col risparmio forzato”, dichiara Riccardo Podda, presidente di Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno, “la flessione stimata per fine 2020 e la debolezza attuale fanno già rivedere al ribasso la crescita complessiva attesa per quest’anno”. A entrare nel dettaglio dell’Indagine congiunturale è il direttore di Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno, Francesco De Bartolomeis: “La flessione dell’attività nei servizi è rimasta profonda a fine 2020, a causa della riduzione degli ordini, legata alle misure di contenimento della pandemia. Nell’industria, invece, in provincia dell’Aquila viene rilevato un miglioramento dell’attività a dicembre: fino a novembre la produzione si era mantenuta, dopo una certa oscillazione, sui livelli di settembre. Si registrano anche un aumento del debito e una diminuzione degli investimenti. A novembre i prestiti alle imprese sono arrivati al +8,1% annuo: tuttavia, la domanda “emergenziale” rimane limitata a finanziare il capitale circolante, quindi l’operatività aziendale e non i nuovi investimenti, secondo le stime della Banca d’Italia. E le prospettive per il 2021 restano fosche”. Nei primi undici mesi del 2020 la produzione manifatturiera è diminuita di circa il 13% rispetto al 2019. Tale caduta è stata acquisita quasi interamente tra febbraio e aprile, quando la produzione aveva raggiunto, in media, valori inferiori di oltre il 50% rispetto a quelli pre- Covid. Il recupero nei mesi estivi (+29%) ha contribuito in modo determinante a limitare le perdite nell’anno. “L’impatto della crisi sanitaria sui settori industriali in provincia dell’Aquila è stato molto disomogeneo”, afferma De Bartolomeis, “Nel 2020 i settori manifatturieri più penalizzati, con crolli di attività oltre il -20%, restano quelli legati alla filiera dell’automotive, quest’ultimo già in difficoltà prima della pandemia. Viceversa, i comparti alimentari, bevande e farmaceutico hanno complessivamente limitato entro il -5% la perdita nel 2020 rispetto all’anno precedente. Particolarmente critica la situazione del comparto turistico invernale a causa della mancata riapertura degli impianti sciistici con un fatturato pressoché azzerato da marzo 2020 e con pesanti conseguenze sul piano dell’occupazione. A fine 2020 il 32,1% delle imprese ha segnalato rischi operativi e di sostenibilità della propria attività e il 37,5% ha richiesto il sostegno pubblico per liquidità e credito, ottenendolo nell’80% dei casi”. L’Indagine di Confindustria rileva come il 70% delle imprese sia pienamente attivo, più del 20% lo è solo parzialmente, mentre il 7%, per lo più micro- imprese, risulta chiuso. Infine, 7 imprese su 10, nel 2020, hanno dichiarato una riduzione del fatturato rispetto all’anno precedente, nella metà dei casi tra il -10% e il -50%. Nonostante la crisi, il 25,8% delle imprese è orientata ad adottare strategie di espansione produttiva: si tratta delle aziende maggiormente strutturate e di grandi dimensioni dei comparti colpiti meno duramente dalla pandemia, con più elevati livelli di produttività, formazione e investimenti per addetto.