L’Aquila / Laboratori Nazionali Infn del Gran Sasso scrigno mondiale di Scienza e Pace alla scoperta di Materia Oscura e Supermondo. Antonino Zichichi della Federazione Mondiale degli Scienziati: “L’Hiroshima culturale potrebbe portarci a ripetere l’errore fatto con le due invenzioni mai capite dall’alba della civiltà a Galilei”. Chi sono i nemici della Scienza? Trent’anni di ricerca nel silenzio cosmico della Montagna degli Appennini, all’ombra (dai raggi cosmici) della Luna e illuminati dal Sole neutrinico di mezzanotte. Mancato evento deontologico nella formazione permanente dei giornalisti. Correva l’anno 1987 quando, da una felice intuizione del Professor Antonino Zichichi, il “re sotto la Montagna”, non per magia ma per iniziativa politica italiana, la scienza pubblica vince e inaugura la più grande sfida tecnologica e filosofica di sempre: l’Astrofisica da caverna, osservare tutto l’Universo! Da quei primi passi, un balzo notevole per l’Homo Sapiens Sapiens a dispetto dei “debunker” da sempre all’opera per far chiudere “il rifugio antiatomico del Governo” (sic!), ne sono piovuti di neutrini sulla Terra. Nelle tre grandi cattedrali il Professor Zichichi dichiara: “Il futuro dei Laboratori risiede anche nel loro costante impegno per una scienza sempre più aperta, accessibile e senza frontiere, così come viene sostenuta dal The New Manhattan Project (progetto della comunità scientifica di Erice per affrontare le Emergenze Planetarie). Perché la scienza è in grado di rappresentare un terreno di dialogo tra i popoli e uno strumento per la pace nel mondo: questo è un messaggio importante che il Manifesto di Erice da sempre promuove e diffonde, e so che il Presidente Mattarella è un grande sostenitore di questi valori della scienza”. In memoria di Adalberto Giazotto. Situati a circa 120 km da Roma e a 42 km da Teramo (città priva di una Facoltà scientifica di Fisica) in Abruzzo, all’interno del tunnel autostradale A24 che collega le città di L’Aquila e Teramo attraversando per 10 km il massiccio del Gran Sasso, i Lngs sono dotati di tre grandi sale sperimentali, ognuna delle quali misura circa 100 metri di lunghezza, 20 metri di larghezza e 18 metri di altezza, e di gallerie di servizio, per un volume totale di circa 180mila metri cubi. Durante la visita il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella osserva: “La Scienza e la Cultura costituiscono una realtà indivisibile”. La straordinaria intuizione di Zichichi è il frutto dell’alleanza tra la scienza e la politica grazie alla Federazione Mondiale degli Scienziati, perchè “put together Teller and Velikhov was a fact that none of us had ever believed”, come disse Paul Dirac nel 1982. Il nome di Borexino è noto in tutto il mondo grazie anche al disinteressato impegno di infaticabili giornalisti scientifici che sul territorio abruzzese proseguono nel loro lavoro senza riconoscimenti, lodi, recensioni, indicizzazioni e bollicine. Grazie ai suoi risultati Borexino ha avuto e ha tuttora grande risonanza e i suoi risultati continuano a essere riportati in tutte le maggiori conferenze internazionali. È grazie a Borexino se sappiamo che la “nostra” stella di classe spettrale G2 gode di ottima salute: Borexino è riuscito a misurare in tempo reale l’energia del Sole di mezzanotte, scoprendo che l’energia rilasciata oggi al centro dell’astro è in perfetta corrispondenza con quella prodotta 100mila anni fa. I neutrini potrebbero essere particelle davvero speciali. Se, come ipotizzato negli Anni ‘30 del secolo scorso dal geniale fisico italiano Ettore Majorana, neutrini e antineutrini fossero due manifestazioni della stessa particella, come le due facce di una stessa moneta, la transizione tra Materia e Antimateria risulterebbe possibile come in Star Trek! Capite bene le conseguenze: annichilazione, trasformazione di massa in pura energia al 100% di efficienza, semplicemente unendo eguali masse di materia e antimateria. Al Gran Sasso la “fuga dei cervelli” sembra aver invertito il suo corso naturale grazie al GSSI. In Italia cosa rara di questi tempi. L’intrapresa scientifica e tecnologica ha bisogno della costante “relazione” tra la libera opinione pubblica correttamente informata, il mondo delle istituzioni democratiche, la comunità scientifica internazionale e l’industria. Un “feeling” che i nostri padri costituenti cristallizzarono nella Carta Fondamentale degli Italiani, sempre sotto assedio, quando si afferma che la “scienza è libera” come l’insegnamento (Art. 33) e “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica” (Art. 9). Gli interventi degli scienziati Zichichi, Ragazzi, Pallavicini, Masiero. È stata davvero una giornata speciale, quella di Lunedì 15 Gennaio dell’Anno del Signore 2018, per i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Siete affascinati dal mondo della scienza? Vi lasciate incuriosire dal mondo della ricerca? Vorreste diventare scienziati? Il concorso Anch’io Scienziato è ciò che fa per voi, piccoli e grandi! I Laboratori Nazionali del Gran Sasso, in collaborazione con l’Associazione per l’Insegnamento della Fisica, bandiscono per l’anno scolastico 2017-2018 l’evento Anch’io Scienziato riservato agli studenti degli istituti di ogni ordine e grado d’Abruzzo, perché “il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza”, insegna Stephen Hawking. Si festeggia anche il trentennale della più famosa serie televisiva americana di fantascienza, Star Trek Next Generation, che nel 1987 cominciò a parlare al grande pubblico di neutrini per bocca di Data. I Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn rappresentano un’infrastruttura internazionale leader a livello globale nella ricerca in Fisica fondamentale, una preziosa risorsa per il territorio e il Paese, un centro di produzione di scienza e di conoscenza unico al mondo, con una storia di eccellenza, nella tradizione della Fisica italiana. E tutto questo nonostante la forte emorragia di scienziati italiani che dagli Anni Trenta del XX Secolo, a causa del fascismo, delle “leggi razziali” e della guerra che non risparmiarono il brillante Ettore Majorana, lascia l’Italia per guadagnare altre nazioni come gli Usa. Una politica incredibilmente razzista perché incostituzionale, degna di qualsiasi regime fascista, prodotta ai danni dell’Italia democratica! E mai interrotta. L’Infn intende invertire la marcia per richiamare i cervelli in fuga. E i Lngs sono in prima linea nella ricerca pubblica e nell’impulso all’industria privata territoriale abruzzese che oggi piange lacrime amare con centinaia di ricercatori e tecnici disoccupati, in cassa integrazione e con famiglie a carico, pronti a lasciare l’Italia per sempre, a causa delle politiche di impoverimento imposte dal regime europeo scelto dal Governo italiano con i trattati internazionali. Uno “spettacolo” indecoroso! Una situazione impossibile. Ingiustificabile. Insostenibile. La Guerra Fredda è stata vinta dalla Scienza! È in questo contesto che la Federazione Mondiale degli Scienziati dovrebbe far sentire la propria voce! Un mondo unipolare è oggi quanto di più pericoloso si possa concepire. La infinita molteplicità delle fonti è la garanzia della verità di una notizia. Se vuoi essere protagonista della società della conoscenza, se vuoi fare “grande scienza”, devi lasciare il Paese natìo ed emigrare. Verità fondamentale in Italia. Era vero a metà dei magnifici Anni ’60 ed è purtroppo vero nell’Anno del Signore 2018, in piena era Ue, salvo eccezioni che, per quanto talvolta molto significative, restano tali. Che lo giudichi o meno “vero” il regime Ue imperante. Il Mezzogiorno d’Italia, tanto più quello profondo, è fuori dalla società della conoscenza. Sempre più fuori, nonostante tutto. In questo periodo la scienza italiana ha raggiunto vette altissime in fisica (il Gran Sasso ne è esempio) e non solo in fisica. Ma il Paese non se n’è accorto, l’industria non ha risposto (altrimenti saremmo già su Alfa Centauri!) consegnando se stesso a una lunga stagione, che ormai dura da trent’anni, di declino, prima relativo e ora assoluto. La storia di Stanislav Petrov, Patriota della Russia e della Terra, e di due donne scienziato, Lucia Votano e Marica Branchesi. Le priorità della ricerca europea nel campo della fisica delle astroparticelle per il prossimo decennio sono incentrate sulle ricerche nel campo della Materia Oscura, neutrini, raggi cosmici, raggi gamma e onde gravitazionali, con grande attenzione ad alcuni aspetti organizzativi e sociali come le collaborazioni internazionali, l’equilibrio di genere, l’apertura al pubblico e i rapporti con l’industria. È quanto prevede la nuova “strategia europea 2017-2026” sulla fisica delle astroparticelle, presentata il 9 Gennaio 2018 a Bruxelles e predisposta da ApPEC, il consorzio europeo sulla fisica delle astroparticelle che ha come Presidente Antonio Masiero. La Scienza aiuta la Democrazia e la Libertà insidiate dalle asfittiche oligarchie palaziali. Se la Commissione Ue e l’Euro Parlamento avviano in questi giorni specifiche iniziative per contrastare le “bufale”, le notizie false, le informazioni imprecise oppure esplicitamente orientate a creare un effetto politico, sociale, culturale o economico, chi decide che cos’è la “verità” di una notizia e la “attendibilità” (credibilità) di una fonte, di uno scienziato, di un laboratorio? Il futuro dei Lngs è letteralmente Star Trek! L’Universo misura da 10 alla meno 33 a 10 alla più 28 centimetri. Tra i grandi numeri anche il Condensato di Higgs-Einstein, circa 10 alla 62 in percentuale, l’Energia del Tutto, molti ordini di grandezza superiore a quella che si osserva nell’Universo che pesa 10 alla 80 kg ma è per il 98% “vuoto”. Tra l’Energia di Planck e l’Energia Gut, esiste un gap gravitazionale che potrà essere svelato unificando tutti gli esperimenti del Gran Sasso. È necessario sviluppare nuove tecnologie per il trasferimento industriale alla società delle innovazioni frutto della ricerca di base. Per aspera ad astra.
(di Nicola Facciolini)
“Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui è permesso rimanere bambini tutta la vita” (Albert Einstein). “C’è un’Intelligenza ad un livello superiore, oltre all’esistenza dell’Universo stesso” (Carlo Rubbia). “Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza” (Stephen Hawking). “Senza memoria non potrebbero esistere né la scienza né la civiltà” (Enrico Fermi). “L’Hiroshima culturale potrebbe portarci a ripetere l’errore fatto con le due invenzioni mai capite dall’alba della civiltà a Galilei. Le scoperte scientifiche sono la prova che non siamo figli del caos, ma di una logica rigorosa. Se c’è una Logica ci deve essere un Autore. Se un pezzo di pane o un bicchiere d’acqua non si trasformano in energia, producendo disastri peggio di cento Hiroshima, lo dobbiamo alle cariche dette di “sapore subnucleare”. Se Colui che ha fatto il mondo si fosse distratto dimenticando di crearle, non potremmo essere qui a discuterne” (Antonino Zichichi). “Put together Teller and Velikhov was a fact that none of us had ever believed” (Paul Dirac). È stata davvero una giornata speciale, quella di Lunedì 15 Gennaio dell’Anno del Signore 2018, per gli scienziati, i ricercatori, i tecnici, i cultori dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Correva l’anno 1987 quando, da una felice intuizione del Professor Antonino Zichichi, il “re sotto la Montagna” degli Appennini, non per magia ma per libera iniziativa della politica italiana, la scienza pubblica vince e inaugura la più grande sfida tecnologica e filosofica di sempre: l’Astrofisica da caverna, osservare tutto l’Universo nel silenzio cosmico, all’ombra (dai raggi cosmici) della Luna e illuminati dal Sole neutrinico di mezzanotte! Da quei primi passi, un balzo notevole per l’Homo Sapiens Sapiens a dispetto dei “debunker” da sempre all’opera per far chiudere “il rifugio antiatomico del Governo” (sic!), ne sono piovuti di neutrini e raggi cosmici sull’Italia. Gli scienziati dell’Infn e della collaborazione internazionale che lavorano al Gran Sasso (gli interventi del Direttore Ragazzi, del Presidente della Commissione Scientifica dell’Infn per la fisica astroparticellare Marco Pallavicini, del professor Zichichi e del vicepresidente dell’Infn Antonio Masiero, coordinati da Speranza Falciano, membro della Giunta Esecutiva dell’Infn, rivelano dettagli sorprendenti sugli esperimenti in corso e in fieri) umilmente comprendono che siamo ancora all’alba della Nuova Fisica. Che un giorno consentirà, senza più segreti, liberamente, di unificare in santa pace tutte le Forze Fondamentali della Natura per “liberare” la Grande Energia e consentire all’umanità di esplorare direttamente ogni stella e sistema solare del Cosmo. Sì, perché di Big Band ne esistono tre! Tutti di estrema energia non infinita. Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, si è recato in visita nelle sale sperimentali all’interno del massiccio del Gran Sasso, Lunedì 15 Gennaio dell’Anno del Signore 2018, per incontrare la comunità dell’Infn riunita nelle celebrazioni ufficiali del trentennale delle attività scientifiche dei Lngs, e apprendere dalla viva voce dei ricercatori le tecnologie usate negli esperimenti del Gran Sasso per svelare i segreti dell’Universo. Mancato evento deontologico nella formazione permanente dei giornalisti. “Non posso fare a meno di esprimere il mio ringraziamento all’Istituto di Fisica nucleare e ai Laboratori del Gran Sasso – dichiara il Presidente Mattarella nella Sala Fermi dei Laboratori esterni di Assergi (L’Aquila) – rivolgo un saluto e un ringraziamento anche al Presidente della Regione, al Sindaco di L’Aquila e al Professor Zichichi per l’accoglienza in questo splendido e importante tratto dell’Italia che è l’Abruzzo e questa provincia. Ringrazio particolarmente il Professor Ferroni e il Professor Ragazzi per avermi accolto e avermi mostrato le tre grandi cattedrali – come le chiama il Professor Zichichi – che sono il centro dei laboratori. È da tempo che desideravo visitare i Laboratori del Gran Sasso perché questo è un punto di eccellenza tra i più alti del nostro Paese e costituisce un motivo di prestigio e di orgoglio per l’Italia, attestato dal carattere internazionale dei Laboratori, non soltanto testimoniati dalla presenza di tanti ricercatori e studiosi di ogni parte del mondo, ma anche per la continua interazione, il continuo confronto e lo scambio di esperienze e di conoscenze con tanti altri luoghi di ricerca del mondo. Vi sono altri motivi di riconoscenza che desidero sottolineare. L’Istituto nazionale e i Laboratori svolgono un ruolo di selezione importante di tanti ricercatori di alta qualità nel nostro Paese; formano tanti giovani studiosi e questa è una ricchezza che consente al nostro Paese di guardare al futuro non soltanto senza essere escluso ma partecipando alle frontiere dell’innovazione, della conoscenza e dell’applicazione delle ricerche. Non è un caso infatti la collaborazione che si svolge costantemente tra Istituto, Laboratori e tante aziende di alta tecnologia. Sono tutte ragioni che sottolineano quanto sia importante questa realtà e l’intera attività dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per il nostro Paese. La Scienza e la Cultura costituiscono una realtà indivisibile. Ma questo versante della scienza che ho toccato con mano questa mattina, per una persona come me di studi umanistici ha particolare fascino perché ci si ritrova sulla frontiera della conoscenza del mondo e della sua storia, dell’Universo e della sua storia. I passi avanti che si fanno, attraverso tentativi ripetuti che realizza la ricerca, costituiscono un arricchimento per tutta l’Umanità, ed è un elemento di orgoglio e di prestigio per l’Italia e per tutti gli Italiani. Grazie per quanto fate, grazie alla Regione, alla Provincia e al Comune che ospitano questo Laboratorio; grazie all’Istituto e al Laboratorio del Gran Sasso e un grande augurio a tutti coloro che vi operano”. La straordinaria intuizione di Zichichi è il frutto dell’alleanza tra scienza e politica. In Italia cosa rara di questi tempi. Ma qui al Gran Sasso la “fuga dei cervelli” sembra aver invertito il suo corso naturale grazie al GSSI, l’Alta Scuola dell’Infn con le sue radici profonde che non gelano ben salde nella montagna abruzzese. L’intrapresa scientifica e tecnologica ha bisogno della costante “relazione” tra la libera opinione pubblica correttamente, comprensibilmente e costantemente informata su tutto, il mondo delle istituzioni democratiche, la politica, la comunità scientifica internazionale e l’industria. Un “feeling” che i nostri padri costituenti ben seppero riconoscere nella Carta Fondamentale degli Italiani, nonostante il costante assedio dei tentativi di “usurpazione” incostituzionale spacciati per “revisione”, quando si afferma che la “scienza è libera” come l’insegnamento (Art. 33) e “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica” (Art. 9). “Trent’anni dopo la nascita di questo straordinario Laboratorio che ha fatto avanzare la scienza e la tecnologia attraverso lo studio di processi fondamentali per la comprensione dell’Universo e grazie alla realizzazione di esperimenti d’avanguardia a livello mondiale – osserva Fernando Ferroni, il Presidente dell’Infn – siamo grati al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha voluto festeggiare con noi questa storia italiana di eccellenza. Dall’idea del Professor Zichichi agli esperimenti oggi in corso, i Laboratori del Gran Sasso dell’Infn si sono affermati come il più importante laboratorio sotterraneo per la Fisica e come l’infrastruttura di ricerca italiana con la maggior capacità di attrarre ricercatori da tutto il mondo. Guardiamo con fiducia al futuro e continuiamo a lavorare con determinazione, serietà e passione per mantenere il prestigio di questo nostro Laboratorio e la sua leadership internazionale. L’Infn è federale dagli Appennini alle Ande, non è l’ente dei cervelli in fuga, nel ricordo del prof. Adalberto Giazotto, il fisico gravitazionale di Virgo prematuramente scomparso”. Il Presidente Mattarella è accolto alla Sala “C” dei Laboratori sotterranei dal Presidente Ferroni, dal Direttore dei Lngs Stefano Ragazzi, dal Sindaco di L’Aquila Pierluigi Biondi, dal Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso e dal Presidente della Provincia di L’Aquila Angelo Caruso. Quindi è accompagnato nella visita delle tre grandi sale sperimentali anche da una delegazione della Giunta Esecutiva dell’Infn e dal professor Antonino Zichichi. In particolare, il Presidente della Repubblica visita gli esperimenti Borexino, Gerda, Cuore e Xenon1T, le cui attività di ricerca, che riguardano la Fisica del neutrino nel caso dei primi tre, e la ricerca diretta di Materia Oscura con Xenon1T, sono state illustrate dai coordinatori delle collaborazioni internazionali impegnate negli esperimenti. “Sono grato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per essersi voluto unire a noi nella celebrazione del trentennale dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso – rivela Stefano Ragazzi – la partecipazione del Presidente della Repubblica è un riconoscimento importantissimo per tutti gli artefici del successo dei Laboratori, nati da un’intuizione visionaria del Professor Antonino Zichichi. L’eccellenza mondiale che possiamo vantare è stata costruita con costanza negli anni grazie alla ferma volontà della dirigenza dell’Infn, alla dedizione di tutto il personale, che non è mai venuta meno, anche nelle circostanze più difficili e gravose, ai ricercatori di tutto il mondo che hanno scelto i nostri Laboratori come luogo per le loro ricerche di avanguardia, e alla Regione Abruzzo che ha saputo accoglierci”. La mattinata è quindi proseguita con gli interventi del Direttore Ragazzi, del Presidente della Commissione Scientifica dell’Infn per la fisica astroparticellare Marco Pallavicini, del Professor Zichichi e del Vicepresidente dell’Infn Antonio Masiero, coordinati da Speranza Falciano, membro della Giunta Esecutiva dell’Infn. Le priorità della ricerca europea nel campo della fisica delle astroparticelle per il prossimo decennio sono incentrate sulle ricerche nel campo della Materia Oscura, neutrini, raggi cosmici, raggi gamma e onde gravitazionali, con grande attenzione ad alcuni aspetti organizzativi e sociali come le collaborazioni internazionali, l’equilibrio di genere, l’apertura al pubblico e i rapporti con l’industria. È quanto prevede la nuova “strategia europea 2017-2026” sulla fisica delle astroparticelle, presentata il 9 Gennaio 2018 a Bruxelles e predisposta da ApPEC, il consorzio europeo sulla fisica delle astroparticelle che ha come Presidente Antonio Masiero, professore all’Università di Padova e vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che al Lngs ha illustrato l’iniziativa in occasione del trentennale del Laboratorio Infn. Nata dall’unione tra l’astronomia e la fisica delle particelle elementari, la fisica delle astroparticelle è un settore di ricerca relativamente recente e in rapida crescita, che in poco tempo ha permesso di raggiungere successi importanti come la scoperta delle onde gravitazionali, che ha ottenuto il premio Nobel per la Fisica 2017, e la rivelazione di onde gravitazionali prodotte dalla collisione tra stelle di neutroni, che ha aperto la nuova era della cosiddetta “astronomia multimessaggero” che consente di estendere il nostro modo di vedere e ascoltare l’Universo utilizzando differenti strumenti di osservazione. La nuova “roadmap” europea, insieme alla Russia, si basa su 21 Raccomandazioni che permetteranno all’Europa di sfruttare appieno le sue potenzialità per compiere potenziali importanti scoperte in questo settore. Nel Piano l’ApPEC sottolinea l’importanza di appoggiare i progetti di ricerca già approvati dal consorzio e dalla comunità, come KM3NeT, per la costruzione nel Mar Mediterraneo di una rete di rivelatori per neutrini distribuita nelle acque di Italia, Francia e Grecia; il Cherenkov Telescope Array, il più grande e potente osservatorio al mondo per raggi gamma; i futuri interferometri gravitazionali Einstein Telescope (ET), nonché l’aggiornamento delle infrastrutture di ricerca dedicate alla fisica delle astroparticelle, come i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn. “Questo è un momento eccitante per la fisica delle astroparticelle – rivela al Gran Sasso National Laboratory il prof. Antonio Masiero – mai prima d’ora la nostra comprensione dei fondamenti dell’Universo è stata così grande eppure, allo stesso tempo, non abbiamo mai dovuto affrontare così tante domande non risolte, come la natura della Materia Oscura che insieme all’Energia Oscura costituisce un enorme 95% del nostro Universo, o qual è il meccanismo che dà massa ai neutrini, o perché la materia (e quindi noi stessi) esista. Trovare le risposte a queste domande ci dirà molto sulle origini, l’evoluzione e la struttura generale dell’Universo e rimodellerà la nostra comprensione della fisica”. Dai primi esperimenti Macro e, dal 1992, Lvd in paziente attesa di un fiotto di neutrini da Supernova galattica; a Gallex, pietra miliare della ricerca nucleare neutrinica solare, passando per Opera, la prova che il neutrino si trasforma; e Icarus oggi al Fermilab di Chicago, fino a Borexino, per lo studio della fusione primaria nucleare Protone-Protone; Gerda, con i suoi ottimi risultati preliminari; Cuore; Luna, terza generazione di acceleratori artificiali per lo studio della nucleosintesi nelle stelle e nell’Universo primordiale, presto in Sala B: reazioni rare esistenti altrimenti le stelle si spegnerebbero subito; Xenon, tre ton. di sensori alla ricerca di particelle massive di Materia Oscura (upgrade approvato a 7 ton.) e in competizione con gli altri esperimenti del Gran Sasso che danno la caccia a particelle meno pesanti di Dark Matter, ossia Dama e Cresst. Il futuro dei Lngs è letteralmente Star Trek! È necessario infatti sviluppare nuove tecnologie per il trasferimento industriale alla società delle innovazioni frutto della ricerca di base, a cominciare dal territorio abruzzese. L’orizzonte dell’Anno Domini 2030 è di abbattere gran parte della radiazione naturale dei laboratori sotterranei (U238, Th232, Rn222, Ar39) per svelare la natura della Dark Matter (23%) e della Dark Energy (73% dell’Universo). La densità media del Cosmo è di un Protone ogni centimetro cubo, il cui decadimento supera l’età stessa dell’Universo! I rivelatori “a vento” di Dark Matter (cf. Capitan Harlock), le emulsioni nucleari, i cristali iperpuri per candidati leggeri DM, il programma “flagship” dei Lngs, Dark Side con le sue 20 ton. di sensori, la bolometrica, gli altri cristalli oltre il Tellurio, lo studio del ciclo solare C.A.O., sono il ricco menù dei “sogni” al Gran Sasso. L’Universo misura da 10 alla meno 33 a 10 alla più 28 centimetri. Tra i grandi numeri anche il Condensato di Higgs-Einstein, circa 10 alla 62 in percentuale, l’Energia del Tutto, molti ordini di grandezza superiore a quella che si osserva nell’Universo che pesa 10 alla 80 kg ma è per il 98% “vuoto”. Tra l’Energia di Planck e l’Energia Gut, esiste un gap gravitazionale che potrà essere svelato unificando tutti gli esperimenti del Gran Sasso. Dunque, c’è ragione di fare festa perché grazie ai Lngs l’Abruzzo ha assunto una visibilità mondiale che non è mai venuta meno anche sulle più prestigiose riviste internazionali come Science e Nature. La virtuosità del Gran Sasso, il suo essere davvero la Montagna Solitaria della ricerca nel Regno Nanico della Terra di Mezzo del professor Tolkien, evoca la saggezza del suo Popolo che non ha mai avuto paura di nulla come ha saputo dimostrare nella storia recente e lontana. Nelle sciagure, nelle guerre, nelle calamità naturali, nelle “fake news” antiscientifiche. La paura è il contrario della scienza, della cultura, della conoscenza. I Lngs sono stati accusati di tutto e di più dagli “ambientalisti” in questi 30 anni. Incidenti ve ne sono stati, grazie a Dio “contenuti”, nella lunga fase verso il completamento dell’infrastruttura. In verità, i problemi per l’acqua del Gran Sasso sorgono altrove dopo la messa in sicurezza degli Anni Duemila. Nei gas atmosferici inquinanti a livello planetario, senza contare i “prodotti” radioattivi delle folli detonazioni termonucleari sperimentali degli Anni Sessanta che assorbiamo insieme alla Montagna, nei gas intrappolati nelle due gallerie autostradali A24 del Traforo, nelle polveri sottili rilasciate dai veicoli “a scoppio” nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga ricchi di fiumiciattoli e sorgenti d’acqua “pura” zampillante! I fiumi del Gran Sasso piangono, parafrasando Tolkien, lacrime amare nell’ignoranza generale. Lo “spazio” di costante monitoraggio “informato” sulle Acque del Gran Sasso che beviamo (sorgano ovunque display pubblici e “App” come funghi!) sia lasciato alla vera Scienza. Non all’ideologia dell’Hiroshima culturale! Il trasporto autostradale non può e non deve inquinare l’acqua che è il dono di Dio per i nostri figli e nipoti. Coniugare civiltà, memoria, natura, comunità, popolo, scienza e tecnologia, è il primo dovere di ogni cittadino abruzzese italiano europeo che ama il presente e il futuro di prosperità. E non povertà somministrata a piccole costanti dosi dai media di regime. Chi diffonde paure irrazionali per motivi politici elettorali di bassa lega, dovrebbe risponderne nelle opportune sedi, consapevole delle conseguenze. “La vera sorgente del progresso è la scoperta scientifica”, ricorda Zichichi nella sua prima prolusione, ahinoi, senza “slide” al Gran Sasso! Il passato è il futuro per ogni particella elementare. Il Teorema del Tempo ha cambiato tutto dagli Anni Sessanta del XX Secolo ma la cultura e la scuola italiana sembrano indifferenti, come se nulla fosse accaduto. La Filosofia appare smarrita nell’attimo fuggente che ritorna. Anche nella scuola dell’infanzia molti princìpi fisici apparentemente complessi, ricorda lo scienziati, sarebbero facile “preda” delle giovani menti assetate di conoscenza e verità. Ma la paura frena il Miur, gli insegnanti, i ministeri della “magia” e le famiglie. Laura Fermi un giorno rivela a Zichichi, grande amico di Teller, amico di Enrico, che avrebbe appoggiato il Progetto Gran Sasso per bocca di suo marito. Quanti misteri all’ombra della Luna e del Sole di Mezzanotte. Quanti raggi cosmici riflessi, schermati, deviati. Quanti neutrini catturati. Quanti giovani ispirati dal Gran Sasso e dai Ragazzi di Fermi! Si festeggia anche il trentennale della famosa serie televisiva americana di fantascienza, Star Trek Next Generation, che nel 1987 cominciò a parlare al grande pubblico di neutrini per bocca di Data. Sì, perché la battaglia scientifica in corso sui neutrini non risparmia nessuno. Zichichi, 88 anni, ne è perfettamente consapevole. Per dimensioni e ricchezza della strumentazione scientifica i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn sono il centro di ricerca sotterraneo più grande e importante del mondo, dove hanno condotto i loro studi e tuttora collaborano scienziati di fama internazionale e Premi Nobel, come il Professore e Senatore a vita Carlo Rubbia e Barry Barish premiato nel 2017 per la scoperta delle Onde Gravitazionali di Einstein. I Lngs sono stati progettati e costruiti sotto 1400 metri di roccia viva allo scopo di sfruttare la protezione della Montagna dalla radiazione cosmica che raggiunge incessantemente la Terra e che noi tutti assorbiamo ogni giorno, ogni ora, ogni secondo. I Laboratori Infn si trovano così immersi in quello che i fisici chiamano “silenzio cosmico”: una condizione necessaria per svolgere l’attività scientifica, cui sono dedicati, in ambienti lindi e puliti, e che prevede lo studio di fenomeni rarissimi e difficili da rivelare. Fu nel 1979 che il Professor Zichichi, all’epoca Presidente dell’Infn, ebbe la straordinaria idea di dotare l’Istituto di un grande Laboratorio sotterraneo con strutture tecnologiche d’avanguardia per studiare le nuove frontiere della Fisica. Un’infrastruttura di ricerca grazie alla quale l’Italia, per la prima volta, avrebbe condotto un’impresa scientifica unica al mondo, e sarebbe stata quindi in grado di attrarre fisici da tutti i continenti, Russia e Cina comprese. Perché la Guerra Fredda è stata vinta dalla Scienza! Grazie alla Federazione Mondiale degli Scienziati del Professor Zichichi e di tanti altri luminari, politici e religiosi riuniti a Erice nella famosa Scuola “Ettore Majorana” dal Nostro fondata per cristallizzare l’alleanza tra Scienza e Politica, e così abbattere i muri dell’ignoranza e del segreto (http://www.federationofscientists.org/PlanetaryEmergencies/Seminars/49th/Zichichi_opening.pdf). E cadde il Muro di Berlino. Correva l’Anno Domini 1989. Mai più laboratori occulti di ricerca sulla Terra! Eppure, ne sorgono ancora alla scoperta del “Big Bang 2”, l’Alta Energia che molti sperano di intrappolare per progetti tutt’altro che pacifici. Da scongiurare in ambito bellico. Pena la fine della vita sulla Terra e nel Sistema Solare. Ma al Gran Sasso come a Erice e in tutti i Laboratori Infn pacifici, scienza vuol dire pace e sviluppo. Non “Bombe H” all’Idrogeno. Come le B61 e B61-12 (ben 90 ordigni made in Usa) che La Casa Bianca ci “costringe” a custodire nelle nostri basi militari sul suolo italiano. Le opere di scavo per la costruzione delle sale sotterranee del Lngs iniziarono nel 1982 e nel 1987 i Laboratori furono in grado di inaugurare la loro prima attività scientifica e di ospitare i primi esperimenti in condizione di “relativa” sicurezza per gli standard giuridici e scientifici dell’epoca. “La visita del Presidente Mattarella corona una serie di lavori condotti ai Laboratori del Gran Sasso su una Fisica nella quale ancora pochi credevano quando fu proposto il progetto – dichiara il Professor Antonino Zichichi – il futuro dei Laboratori risiede anche nel loro costante impegno per una scienza sempre più aperta, accessibile e senza frontiere, così come viene sostenuta dal The New Manhattan Project (progetto della comunità scientifica di Erice per affrontare le Emergenze Planetarie: (http://www.ccsem.infn.it/ef/provvisoria/A-INCUBI/BOOK%20- The%20New%20Manhattan%20Project/Layout/A.Zichichi%20Book%20-The%20New%20Manhattan%20Project%20copy%202.pdf). Perché la scienza è in grado di rappresentare un terreno di dialogo tra i popoli e uno strumento per la pace nel mondo: questo è un messaggio importante che il Manifesto di Erice da sempre promuove e diffonde, e so che il Presidente Mattarella è un grande sostenitore di questi valori della scienza”. Situati a circa 120 km da Roma e a 42 km da Teramo (città ancora oggi priva di una Facoltà di Fisica) in Abruzzo, all’interno del tunnel autostradale A24 che collega le città di L’Aquila e Teramo attraversando per 10 km il massiccio del Gran Sasso, i Lngs sono dotati di tre grandi sale sperimentali, ognuna delle quali misura circa 100 metri di lunghezza, 20 metri di larghezza e 18 metri di altezza, e di gallerie di servizio, per un volume totale di circa 180mila metri cubi. I Laboratori Infn sono oggi utilizzati come struttura a livello mondiale da scienziati provenienti da una trentina di Paesi: attualmente sono circa un migliaio, impegnati in una quindicina di esperimenti in diverse fasi di realizzazione. I principali argomenti di ricerca dell’attuale programma scientifico dei Lngs riguardano la Fisica dei neutrini, quelli prodotti naturalmente sia nelle reazioni nucleari del Sole sia nelle esplosioni di Supernova, la ricerca diretta di particelle di Materia Oscura (23% dell’Universo), e lo studio di reazioni nucleari di interesse astrofisico e decadimenti rari, come il doppio beta di Majorana. Grazie alle loro caratteristiche strutturali, ai loro apparati sperimentali d’avanguardia e alla competenza delle persone che vi hanno lavorato in questi trent’anni e che tutt’oggi vi lavorano, i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn rappresentano un’infrastruttura internazionale leader a livello globale nella ricerca in Fisica fondamentale, una preziosa risorsa per il territorio e il Paese, un centro di produzione di scienza e di conoscenza unico al mondo, con una storia di eccellenza, nella tradizione della Fisica italiana. E tutto questo nonostante la forte emorragia di scienziati italiani che dagli Anni Trenta del XX Secolo, a causa del fascismo, delle “leggi razziali” e della guerra che non risparmiarono il brillante Ettore Majorana, lascia l’Italia per guadagnare altre nazioni come gli Usa. Una politica oggi anch’essa incredibilmente razzista perché incostituzionale, degna di qualsiasi regime fascista, prodotta ai danni dell’Italia “democratica”! E mai interrotta. L’Infn intende invertire la marcia per richiamare i cervelli in fuga. E i Lngs sono in prima linea nella ricerca pubblica e nell’impulso all’Industria privata territoriale abruzzese che oggi piange lacrime amare con centinaia di ricercatori e tecnici disoccupati, in cassa integrazione e con famiglie a carico, pronti a lasciare l’Italia per sempre, a causa delle politiche di impoverimento imposte dal regime europeo scelto dal Governo italiano con i trattati internazionali. Uno “spettacolo” indecoroso! Una situazione impossibile. Ingiustificabile. Insostenibile. Antonino Zichichi, Professore Emerito di Fisica Superiore nell’Università di Bologna, è autore di oltre 1.100 lavori scientifici, tra cui sette scoperte, cinque invenzioni, tre idee originali che hanno aperto nuove strade nella Fisica Subnucleare delle alte energie, e cinque misure di alta precisione di quantità fisiche fondamentali. Zichichi ha scoperto: 1) la produzione in coppia di Mesoni pesanti con “stranezza” positiva e negativa (prova decisiva per l’esistenza del numero quantico “stranezza” nell’Universo Subnucleare); 2) l’Antimateria Nucleare; 3) l’Energia Effettiva nelle Forze tra Quark e Gluoni; 4) la struttura “tipo-Tempo” del Protone; 5) il primo esempio di particella barionica con un quark della terza famiglia; 6) l’effetto “leading” nella produzione di barioni con cariche di “sapore” subnucleare della seconda e della terza famiglia di quark; 7) che l’ultimo mattone pesante carico dell’Universo alle energie estreme finora raggiunte non si può rompere. Zichichi ha inventato: 1) la tecnica per costruire campi magnetici polinomiali di altissima precisione, anche estremamente complessi, spendendo cento volte meno soldi e cento volte meno tempo di quello che tutte le altre tecniche riuscivano a fare; 2) la tecnica per identificare con elevata potenza risolutiva coppie leptone-antileptone; 3) il circuito elettronico per la misura d’alta precisione (15 ps; ps=un millesimo di miliardesimo di secondo) dei tempi di volo delle particelle subnucleari; 4) lo spettrometro a massa mancante con Neutroni ad alta risoluzione spaziale e temporale; 5) il Multigap Resistive Plate Chamber (MRPC), un nuovo rivelatore di particelle cariche la cui risoluzione temporale è un record mondiale. Le idee originali di Zichichi: 1) l’idea della terza colonna leptonica nella struttura delle particelle fondamentali; quest’idea ha portato alla scoperta del terzo leptone; 2) l’idea dello studio di nuovi stati mesonici vettoriali tramite il loro decadimento in coppie leptoniche neutre; quest’idea ha portato alla scoperta dei Mesoni vettoriali composti da coppie quark-antiquark della seconda e della terza colonna nella struttura delle particelle fondamentali (Quark e Leptoni); 3) l’idea di studiare l’effetto della variazione delle masse nella convergenza delle Forze fondamentali; quest’idea ha portato alla scoperta dell’effetto denominato EGM che abbassa di un fattore 700 il livello di Energia necessario per scoprire il Supermondo. Livello di cui nessuno conosce il valore assoluto. Le misure di alta precisione effettuate da Zichichi: 1) sul limite massimo che può avere il momento di dipolo elettrico del Muone; 2) della carica debole universale; 3) del momento magnetico del Muone; 4) della universalità delle Forze Elettromagnetiche alle Alte Energie; 5) delle miscele mesoniche pseudoscalari e vettoriali. I grandi Progetti della Fisica Europea (Lep, Cern,Ginevra), Gran Sasso (Infn, Roma), Hera (Desy, Amburgo), Laa (Cern-Infn, Ginevra), sono legati al nome di Antonino Zichichi per avere dato a questi Piani contributi determinanti in fase di concezione, studio e realizzazione. Il progetto LEP ha portato alla più potente macchina per lo studio delle interazioni tra Elettroni e Positroni. Il Progetto Gran Sasso ha portato al più grande Laboratorio sotterraneo del mondo, per lo studio dei neutrini cosmici e di quelli prodotti artificialmente al Cern (Cngs, oggi spento!), della stabilità nucleare della materia e dei collassi stellari. Il Progetto Hera ha portato alla più potente macchina per lo studio delle interazioni tra Elettroni e Quark. Il Progetto Laa è stato il primo al mondo per lo studio sistematico e l’invenzione di nuove tecnologie subnucleari. Attualmente Zichichi dirige il Progetto Eln dell’Infn, per lo studio del più potente Supercollisore di Protoni alle massime energie e luminosità, ben oltre l’attuale Lhc in funzione al Cern dove dirige i progetti Laa e Tof dell’esperimento Alice; a Desy (Amburgo) Zichichi ha partecipato all’esperimento Zeus di Hera, conclusosi poco tempo fa; al Gran Sasso Zichichi dirige l’esperimento LVD in attesa della Supernova galattica e della “tempesta perfetta” di neutrini (circa 10 secondi). Zichichi ha ricoperto incarichi di alta responsabilità a livello europeo (Presidente della Società Europea di Fisica, 1978-1980) e nazionale (Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, 1977-1983). È stato Physicist Staff Member al Cern (1955); Senior Physicist al Cern (1962); Professore di Fisica Superiore all’Università di Bologna (1964); è stato Direttore dell’Infn-Sezione di Bologna (1967-1971); Direttore della Scuola Post-Universitaria di Fisica dell’Università di Bologna (1968-1972); Membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana (Roma, 1980-1985); Presidente della Fondazione Galileo Galilei (1983); Direttore del Progetto Eloisatron dell’Infn (1983); Membro del Consiglio della “Fondation Jean Monnet pour l’Europe” (1984); Presidente Comitato Scientifico Internazionale del Gran Sasso (1984); Presidente del Comitato Internazionale Scienza per la Pace (1985); Leader del Progetto Cern Laa (1987); Presidente del Comitato Nato per le Tecnologie di Disarmo nucleare, chimico, batteriologico e convenzionale (1988-1992); Presidente della Commissione del Governo Italiano sui Rischi Nucleari (1989-1992); Presidente Onorario dell’Associazione di Amicizia Senegal-Sicilia (1989); Presidente della Fondazione San Valentino (1989-2002); Presidente del Comitato dello Stato Italiano sulla Riconversione Industriale dalla guerra a propositi di pace (1990-1993); Membro del Comitato di Scienze Fisiche e Morali della Fondazione Abdus Salam (Trieste, 1990-1995); Delegato Italiano al Comitato Scientifico della Nato (1992); Membro del Consiglio Scientifico della Pan-American Foundation for Physics (Nashville, Usa, 1993); Rappresentante della Cee nel Comitato Scientifico del Centro Internazionale di Scienza e Tecnologia di Mosca (1993-1999); Tesoriere della Fondazione Muhammad Abdus Salam (Trieste, 1994); Presidente dell’Accademia Franco Ferrara (1994); Presidente Onorario dell’Associazione Patologie Autoimmuni Apai (Catania, 1996); Membro del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario di Luigi Galvani (Bologna, 1997); Membro del Comitato Tecnico di Esperti per la politica di ricerca nazionale, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Roma, 1999-2003); Presidente del Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche “E. Fermi” a Roma (2000-2011); Socio Onorario della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (Roma, 2003); Socio Benemerito della Società Italiana di Fisica (Catania, 2005); Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana (Palermo, 2012-2013); Direttore ad honorem dell’Ideale Osservatorio Scientifico di Montecassino (Montecassino, 2014). Nel 1962 Zichichi ha istituito la Fondazione “Ettore Majorana” e il “Centro di Cultura Scientifica” (126 Scuole postuniversitarie in tutti i campi della ricerca scientifica moderna) di cui è Presidente. Zichichi è Presidente della World Federation of Scientists (1973) e del World Laboratory (1983). Gli sono stati conferiti 104 premi (Premio Città di Como per la Fisica (Como, 1964); Premio Mulino d’Oro (Trapani, 1969); Premio Mondello per la Scienza (Mondello, 1976); Targa d’Oro per la Scienza e la Cultura (Milano, 1978); Premio Universo per la Fisica (Potenza, 1980); Premio Polifemo d’Argento per la Scienza (Zafferana Etnea, 1980); Premio Europeo Lorenzo il Magnifico dell’Accademia Medicea (Firenze, 1980); Grande Ufficiale dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (Roma, 1980); Premio Internazionale San Valentino d’Oro (Terni, 1981); Premio Torri Merlate (Rivarolo Mantovano, 1981); Premio Città di Taormina (Taormina, 1981); Premio Coppa del Presidente del Gruppo Culturale Italiano (Forlì, 1981); Premio Città di Castiglione di Sicilia per la Scienza (Castiglione di Sicilia, 1981); Premio Speciale Afrodite Targa d’Oro della Città di Marineo per la Scienza e la Cultura (Marineo, 1981); Premio Dante d’Argento per la Scienza e la Cultura (La Spezia, 1981); Premio Anello d’Oro (Montecassiano, 1981); Premio Internazionale Le Muse Urania per la Scienza (Firenze, 1982); Premio Talamone per la Scienza (Agrigento, 1982); Premio Simba per la Solidarietà Scientifica Italia-Terzo Mondo, Accademia Simba (Roma, 1982); Premio Internazionale Città di Salsomaggiore per la Scienza (Salsomaggiore, 1982); Premio Europa Zaccari per la Scienza (Genova, 1983); Premio Pontano per la Ricerca Scientifica dell’Accademia Gioviano Pontano (Napoli, 1984); Premio per la Pace (Taranto, 1984); Targa d’Oro della Città di Bergamo, 1984); Premio Leonardo da Vinci (Firenze, 1984); Targa Ercole d’Este (Ferrara, 1984); Paul Harris Fellowship del Rotary Club di Palermo (Palermo, 1985); Premio Milano Medicina per la Scienza (Milano, 1985); Premio Ascot Brun per la Scienza e la Pace (Milano, 1986); Premio Alghero per la Scienza (Alghero, 1986); Scienziato dell’Anno eletto dai Giovani Ricercatori Europei (Milano, 1986); Targa d’Oro per la Scienza (Capo d’Orlando, 1986); Premio Kroton per la Scienza (Crotone, 1986); Premio Unesco dei Giovani per la Pace e la Comprensione Internazionale (Firenze, 1986); Premio Lupo d’Oro per la Scienza (Licodia Eubea, 1986); Premio Speciale per la Pace (Bassano del Grappa, 1987); Premio Rosone d’Oro Città di Pianella per la Scienza (Pianella di Pescara, 1987); Paul Harris Fellowship, Rotary Club Roma EUR (Roma, 1988); Premio Città di Mazara del Vallo per la Scienza (Mazara del Vallo, 1988); Premio Comiso per la Pace (Comiso, 1988); Premio VIP Sicilia per la Scienza (Roma, 1989); Premio Internazionale La Madonnina per la Scienza (Milano, 1990); Premio Civiltà dell’Amore (Rieti, 1990); Premio Internazionale Giara d’Argento 1990 (Taormina, 1990); Premio Terme d’Europa per la Scienza (Montecatini Terme, 1990); Premio Internazionale Scienza per la Pace Città di Brescia (Brescia 1990); Premio Luigi Pirandello 1990 per la Cultura (Taormina, 1990); Premio Sileno per l’Ambiente (Giardini Naxos, 1990); Premio Internazionale Targa d’Oro 1991 di Milazzo (Milazzo, 1991); Premio Internazionale Mediterraneo d’Oro 1991 (Pollenza, 1991); Premio Internazionale Libertas 1991 (Roma, 1991); Premio Internazionale Sirena del Mediterraneo 1992 (Napoli, 1992); Premio Internazionale Cypraea (Napoli, 1992); Premio Internazionale Civiltà senza frontiere 1992 (Milano, 1992); Premio del Tascabile Riviera delle Palme saggistica (San Benedetto del Tronto, 1994); Premio Internazionale per il Dialogo San Francesco e Chiara d’Assisi Scienza e Ricerca (Massa, 1994); Premio Europetroli Scienza ed Ecologia (Roma, 1994); Melvin Jones Fellowship, Lions Club Ferrara Ercole I d’Este (Ferrara, 1994); Premio Nazionale della Riconciliazione (Conflenti, 1995); Premio Santa Caterina d’Oro 1996 Prize (Siena, 1996); Premio Internazionale per l’Ambiente Globo d’Oro 1996 (Civitavecchia, 1996); Collare Accademico Internazionale “Padre Pio” di Scienze, Lettere ed Arti (Trinitapoli, 1997); Premio del Centenario della Società Italiana di Fisica SIF (Roma, 1997); Premio Michelangelo per la Scienza, Basilica Santa Maria degli Angeli e dei Martiri (Roma, 1997); Premio Internazionale Città di Ostia alla Cultura (Ostia Antica, 1998); Premio Città di Terracina 1998 (Terracina, 1999); Premio Unesco (Venezia, 1999); Premio Salento (Lecce, 1999); Premio Montegrappa (Padernò del Grappa, 1999); Premio Enrico Fermi della Società Italiana di Fisica (Milano, 2001); Diploma di Benemerito della Scienza e della Cultura dal Presidente della Repubblica Italiana (Roma, 2001); Premio Ambiente Città di Salerno (Salerno, 2002); Premio Torre d’Argento (Carrara, 2003); Premio alla Cultura (Padova, 2003); Premio Alvise Cornaro (Cortina d’Ampezzo, 2003); Premio Giornalistico per la Divulgazione Scientifica Voltolino (Milano, 2003); Premio alla Carriera per la Scienza (Lecce, 2003); Premio Vittorio De Sica per la Scienza (Roma, 2004); Premio Cutiliae (Castel Sant’angelo, Rieti, 2004); Premio Oscar dei Desideri (Roma, 2006); Premio Rossolini 2006 (Parma, 2006); Premio Foglio d’Oro alla Professionalità Italiana nel Mondo (Monte Carlo, 2006); Premio International Cartagine (Trani, 2006); Liberal International Prize for Freedom 2005 (Londra, 2006); Premio alla Carriera Scientifica (Cittanova, 2007); Premio Giornalistico Michele Torre (Torino, 2007); Benemerenza Civica della Provincia Regionale di Palermo (Palermo, 2007); Premio Bruno Pontecorvo 2007 (Dubna, 2008); Premio Albert Einstein (Brescia, 2009); Paul Harris Fellowship, Rotary Club International (Acqui Terme, 2009); Premio Fides et Ratio (Modena, 2009); Premio Viva Maria (Staggia Senese, 2010); Premio Marzocco (Firenze, 2011); Melvin Jones Fellowship, Lions Club Firenze Michelangelo (Firenze, 2011); Premio Faro Biscari, Lions Club (Catania, 2011); Premio Internazionale Giovanni Paolo I (Belluno, 2011); Premio AIF, Associazione Italiana Formatori (Bologna, 2011); Premio Pannunzio (Torino, 2011); Targa della Regione Piemonte (Torino, 2012); Premio Vittorini (Siracusa, 2012); Premio Le Stele della Ienca (L’Aquila, 2013); Premio Excellent (Milano, 2014); Premio Internazionale Fides et Scientia Vincenzo De Colibus (Sarno, 2014); Premio San Zosimo (Lodi, 2015). A Zichichi sono state conferite 10 Medaglie d’Oro: Medaglia d’Oro per la Scienza (Erice, 1975); Medaglia d’Oro per la Scienza e la Cultura del Presidente della Repubblica Italiana (Pisa, 1981); Medaglia d’Oro per la Migliore Testimonianza Cristiana (Vibo Valentia, 1982); Medaglia d’Oro della Camera di Commercio e Industria (Cremona, 1984); Medaglia d’Oro della Città di Frosinone (Frosinone, 1984); Medaglia d’Oro della Città di Napoli (Napoli, 1989); Medaglia d’Oro della Città d’Isernia (Isernia, 1989); Medaglia d’Oro Alcide De Gasperi per la Scienza (Roma, 1990); Medaglia d’Oro per la Scienza e la Cultura dal Presidente della Repubblica Italiana (2002); SIF Medaglia d’Oro Galileo Galilei (Pisa, 2014). Zichichi è Cittadino Onorario di diversi Comuni italiani tra i quali: Erice (1974), Rivarolo Mantovano (1981), Napoli (1990), Altomonte (1996), del Comprensorio del Basso Tirreno Cosentino (15 Comuni della Comunità Montana dei Monti Azzurri: Belforte del Chienti, Caldarola, Camporotondo di Fiastrone, Cessapalombo, Colmurano, Gualdo, Loro Piceno, Monte San Martino, Penna San Giovanni, Ripe San Ginesio, San Ginesio, Sant’Angelo in Pontano, Sarnano, Serrapetrona e Tolentino, 2006), L’Aquila (2006), Cassino (2010), Ragusa (2011), Trinitapoli (2012) e Castrocielo (2015). Gli sono state conferite Lauree “honoris causa” nelle Università di Cosenza (1986), Pechino (1990), Buenos Aires (1993), Malta (1993), Arizona (1998), Bucarest (1999), Palermo (2002), Torino (2004) e Vilnius. Zichichi è membro dell’Accademia Medicea di Firenze (1980), dell’Accademia Selinuntina (1981), dell’Accademia di Santa Chiara di Genova (1982), dell’Accademia Europea (1993), della Pontificia Accademia Tiberina, della Accademia delle Scienze di Bologna (1984), dell’Ucraina (1992), della Georgia (1996), della Lituania (2005), della Moldova, dell’Accademia Pontificia delle Scienze (2000), dell’Accademia Pontaniana (2005) e dell’Accademia delle Scienze della Repubblica del Kyrgyzstan (2012). Ha ricevuto l’Ordine al Merito della Repubblica di Polonia (1993), l’Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca (1993). Zichichi è Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Silvestro Papa (Città del Vaticano, 1985), è Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (1999) ed è Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana (2003). Nove libri sono stati pubblicati da eminenti scienziati sulle sue scoperte e invenzioni. L’asteroide scoperto nel 1986 porta il suo nome: “3951 Zichichi”. È autore di ventidue libri: L’Infinito, Il Cigno Galileo Galilei, tre edizioni (1988), Rizzoli-Bur, sette edizioni (1994-1997), Pratiche Editrice, sei edizioni (1998-2001), Il Saggiatore NET, due edizioni (2005-2006), Marco Tropea Editore (2009); Scienza ed Emergenze Planetarie, Rizzoli, tre edizioni (1993-1994), Supersaggi Rizzoli, ventitré edizioni (1996-2006); Creativity in Science, prima edizione 1996, World Scientific (1999), tradotto in russo e pubblicato da YPCC Mosca (2001); Subnuclear Physics, The First Fifty Years, Università e Accademia delle Scienze di Bologna (1998), World Scientific, due edizioni (2000-2001); Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo, Il Saggiatore, ventitré edizioni (1999-2005), Marco Tropea Editore (2009), tradotto in portoghese e pubblicato da Editora Objetiva Ltda, Rio de Janeiro (2000), tradotto in francese e pubblicato da Éditions Salvator, Paris (2003); L’irresistibile fascino del Tempo, Il Saggiatore, cinque edizioni (2000), Il Saggiatore NET, tre edizioni (2004-2005), Marco Tropea Editore (2011); Antimatter. Past, Present and Future, SIF (2001); Galilei, divin uomo, Il Saggiatore, quattro edizioni (2001-2006), Marco Tropea Editore, due edizioni (2009-2010), tradotto in inglese e pubblicato dalla Società Italiana di Fisica, due edizioni (2009-2010); Il vero e il falso, Il Saggiatore, quattro edizioni (2003-2006), tradotto in cinese e pubblicato da Shanghai Scientific & Technical Publishers (2006); Galilei. Dall’Ipse Dixit al processo di oggi. 100 risposte, Il Saggiatore (2004); Tra Fede e Scienza. Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI, Il Saggiatore, tre edizioni (2005-2006), Marco Tropea Editore (2011); Ettore Majorana, His Genius and Long–Lasting Legacy, Società Italiana di Fisica (2007); The Physics of Giampietro Puppi. La Fisica di Giampietro Puppi, WFS (2007); Neither Science nor Civilization Could exist Without Memory. The Science for Peace Erice Prize, WFS (2007); Galileo Galilei Genius in all fields of Human Knowledge. La Genialità di Galileo Galilei in tutti i campi dell’Umano Sapere, SIF (2010–2012); Exhibition and Solemn Mass in honour of Galileo Galilei. Mostra e Messa Solenne in onore di Galileo Galilei, SIF (2010-2012); The Cultural Roots of the Work of Art “Galilei Divine Man” donated by the CCAST Scientists to the Basilica. Le Radici Culturali dell’Opera d’Arte “Galilei Divin Uomo” donata dagli Scienziati Cinesi del CCAST alla Basilica, SIF (2011–2012); Giovanni Paolo II il Papa amico della Scienza, Marco Tropea Editore (2011); Giovanni Paolo II nella Storia e nella Scienza, WFS (2011); Progetto Archimede, WFS (2013); The New Manhattan Project. Science for Peace the World Over, Il Cigno GG Edizioni (2015); A Lesson for the Future of Our Science My Testimony on Lord Patrick M.S. Blackett, World Scientific (2016). Dal 1971 Zichichi ha scritto più di 2440 articoli in molti quotidiani e periodici italiani, e dal 1974 ha tenuto più di 1330 conferenze in chiese, cattedrali, centri culturali in Italia e all’estero per promuovere i valori della scienza con la fede nella cultura del nostro tempo. Molto interessanti sono le riflessioni del celebre fisico italiano Antonino Zichichi. A lungo diversi esponenti del mondo anticlericale hanno messo in dubbio la sua autorità scientifica avendo più volte affermato di “credere in Dio grazie alla scienza”. Tuttavia, ancora oggi, Zichichi risulta avere un H-index (indice di impatto sul mondo scientifico) pari a 62, come Stephen Hawking (62) e ben superiore, ad esempio, a Carlo Rovelli (52) e al premio Nobel Sheldon Lee Glashow (52). “Le scoperte scientifiche sono la prova che non siamo figli del caos, ma di una logica rigorosa. Se c’è una Logica ci deve essere un Autore”, scrive Zichichi, professore emerito di Fisica all’Università di Bologna, vincitore del Premio Fermi ed ex presidente dell’European Physical Society (EPS) e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Zichichi ha smentito che la scienza possa mai spiegare o riprodurre i miracoli, il che sarebbe equivalente a “illudersi di potere scoprire l’esistenza scientifica di Dio”. E ciò è impossibile, poiché “se fosse la Scienza a scoprirLo, Dio non potrebbe essere fatto che di Scienza e basta. Se fosse la Matematica ad arrivare al “Teorema di Dio”, il Creatore del Mondo non potrebbe che essere fatto di Matematica e basta. Sarebbe poca cosa. Noi credenti vogliamo che Dio sia tutto: non soltanto una parte del tutto”. Ovvero, se Dio si potesse indagare tramite la scienza, la famosa “prova scientifica” chiesta dagli antiteisti, non sarebbe più il Creatore, ma una “semplice creatura” di qualcun altro o qualcos’altro! Zichichi da sempre descrive due realtà dell’esistenza, quella trascendentale e quella immanentistica. La seconda, osserva lo scienziato, è studiata dalle scoperte scientifiche, mentre la prima è di competenza della teologia. “È un errore pretendere che la sfera trascendentale debba essere come quella che noi studiamo nei nostri laboratori. Se le due logiche fossero identiche non potrebbero esistere i miracoli, ma solo, e soltanto, le scoperte scientifiche. Se così fosse le due sfere dell’Immanente e del Trascendente sarebbero la stessa cosa. È quello che pretendono coloro che negano l’esistenza del Trascendente, come fa la cultura atea. Non è un dettaglio da poco. I miracoli sono la prova che la nostra esistenza non si esaurisce nell’Immanente. Ma c’è di più”. Lo stesso Autore di ciò che la scienza scopre, “è un’Intelligenza di gran lunga superiore alla nostra. Ecco perché le grandi scoperte sono tutte venute, non migliorando i calcoli e le misure ma dal totalmente inatteso. Il più grande dei miracoli, amava dire Eugene Wigner, gigante della Scienza), è che esiste la Scienza”. Le parole di Zichichi si rifanno chiaramente alle riflessioni di Albert Einstein, il quale scrive: “Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo come a un miracolo o a un eterno mistero? A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto inafferrabile da parte del pensiero. Al contrario, il tipo d’ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria della gravitazione di Newton è di carattere completamente diverso: anche se gli assiomi della teoria sono posti dall’uomo, il successo di una tale impresa presuppone un alto grado d’ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto giustificato prevedere a priori. È qui che compare il sentimento del “miracoloso”, che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli” (A. Einstein, “Lettera a Maurice Solovine”, GauthierVillars, Parigi 1956 p.102). Anche il premio Nobel italiano, il fisico Carlo Rubbia, si lascia interrogare dal “perché” la scienza possa essere così efficace: “Se contiamo le galassie del mondo o dimostriamo l’esistenza delle particelle elementari, in modo analogo probabilmente non possiamo avere prove di Dio. Ma, come ricercatore, sono profondamente colpito dall’ordine e dalla bellezza che trovo nel Cosmo, così come all’interno delle cose materiali. E come un osservatore della natura, non posso fare a meno di pensare che esiste un ordine superiore. L’idea che tutto questo è il risultato del caso o della pura diversità statistica, per me è completamente inaccettabile. C’è un’Intelligenza ad un livello superiore, oltre all’esistenza dell’Universo stesso» (C. Rubbia, Neue Zürcher Zeitung, märz 1993). Zichichi rileva: “I miracoli sono o no credibili per la Scienza? Non si tratta solo della Madonna di Medjugorje. Ci sono i miracoli della Madonna di Fatima, quelli di Padre Pio, di San Gennaro, di Sant’Antonio, di San Francesco e di tanti altri Santi. Illudersi che si possa riprodurre con metodi scientifici la realtà di un miracolo, equivale a illudersi di potere scoprire l’esistenza scientifica di Dio. Il fascino della nostra esistenza sta nella simbiosi tra sfera trascendentale e sfera immanentistica del nostro essere. Nella sfera immanentistica esistono fenomeni riproducibili, che noi sappiamo descrivere in modo rigoroso usando la matematica. Ad essi si dà il nome di scoperte scientifiche. Non possiamo però pretendere che le scoperte scientifiche esauriscano tutto ciò che esiste nell’Immanente. Ci sono infatti fenomeni non riproducibili. Avvengono una sola volta e non possono essere descritti da formule matematiche. Questi fenomeni sono i miracoli. La loro origine non può essere nella sfera immanentistica della nostra esistenza. A fare i miracoli non possono che essere i Santi che operano nella sfera trascendentale della nostra esistenza. Noi scienziati operiamo nella sfera immanentistica della nostra esistenza. Le due sfere non hanno le stesse strutture. Nella sfera dell’immanente esistono sette componenti di cui una è il Tempo. Nella sfera trascendentale non possono esserci le stesse componenti, quindi niente Tempo. È un errore pretendere che la sfera trascendentale debba essere come quella che noi studiamo nei nostri laboratori. Non bisogna confondere le due sfere. Esempio. Quando, fra cinque miliardi di anni, il Sole che è una candela a fusione nucleare si spegnerà, la sfera trascendentale della nostra esistenza sarà esattamente com’è adesso. In essa infatti non esiste il Tempo. Se le due logiche fossero identiche non potrebbero esistere i miracoli, ma solo, e soltanto, le scoperte scientifiche. Se così fosse le due sfere dell’Immanente e del Trascendente sarebbero la stessa cosa. È quello che pretendono coloro che negano l’esistenza del Trascendente, come fa la cultura atea. Non è un dettaglio da poco. I miracoli sono la prova che la nostra esistenza non si esaurisce nell’Immanente. Ma c’è di più. Le scoperte scientifiche – osserva Zichichi – sono la prova che non siamo figli del caos, ma di una logica rigorosa. Se c’è una Logica ci deve essere un Autore. La Scienza dice San Giovanni Paolo II nasce nell’Immanente, ma porta l’uomo verso il Trascendente. E, infatti, Autore della Scienza è un’Intelligenza di gran lunga superiore alla nostra. Ecco perché le grandi scoperte sono tutte venute, non migliorando i calcoli e le misure ma dal totalmente inatteso. Nessuno aveva saputo immaginare la natura “complessa” di quella cosa di cui siamo fatti e in cui viviamo: lo Spazio-Tempo. Se lo Spazio è reale il Tempo deve essere immaginario. La Radioattività non era stata prevista da alcuna teoria; eppure in essa c’era la sorgente di una nuova forza fondamentale della Natura. Forza, la quale agisce da valvola di sicurezza che permette alle Stelle di brillare per miliardi di anni con estrema regolarità, senza mai spegnersi né saltare in aria. Nessuno aveva saputo prevedere che l’ultimo pezzettino (il “nucleone”) di cui è fatta la materia a noi familiare (pietre, aria, piante) non si può rompere, nonostante abbia dentro una miriade di altre cose cui si dà il nome di Universo Subnucleare. Nessuno aveva saputo prevedere l’esistenza delle “cariche” dette di “sapore subnucleare”. Queste cariche garantiscono la stabilità della materia: se un pezzo di pane o un bicchiere d’acqua non si trasformano in energia, producendo disastri peggio di cento Hiroshima, lo dobbiamo alle cariche dette di “sapore subnucleare”. Se Colui che ha fatto il mondo si fosse distratto dimenticando di crearle, non potremmo essere qui a discuterne”. Ospite d’eccezione al Gran Sasso Science Institute per l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2017/2018, il premio Nobel, Barry C. Barish, ha tenuto una Lectio Magistralis dal titolo “The detection of gravitational waves”. Dalla fine degli Anni ’80 del secolo scorso, è stato a capo della collaborazione Usa dell’esperimento Macro nei Lngs: “I miei campi di interesse nella ricerca sono la fisica delle particelle e le onde gravitazionali. Nella fisica delle particelle, con i miei colleghi, abbiamo sviluppato un grande progetto sotterraneo con l’esperimento Macro al Gran Sasso, volto a rivelare monopoli magnetici molto pesanti ipotizzati nelle teorie unificate, e a provare una varietà di altri problematiche nel campo della fisica astroparticellare. Macro ha fornito alcune prove chiave: che i neutrini hanno una massa e che subiscono la cosiddetta oscillazione”. Parole di Barry C. Barish. Macro, costruito nel 1987, è stato in funzione tra 1989 e il 2000. Il Senatore a vita della Repubblica e Premio Nobel per la Fisica Prof. Carlo Rubbia ha ribadito nel suo intervento l’importanza di “concentrarsi sulla capacità dei giovani ricercatori di portare avanti studi e idee originali”. Secondo il Prof. Rubbia “il GSSI è un piccolo tassello in grado di creare delle visioni innovative di società. Il miglior auspicio è quello che viene dai giovani per i quali il GSSI sarà un punto di partenza per tutte le prossime attività professionali nel mondo della ricerca”. Il Prof. Eugenio Coccia ha poi ripercorso i momenti principali di questo primo anno da Rettore del GSSI evidenziando i numeri e i dati (record di 1446 domande di dottorato da tutto il mondo pervenute) che confermano quanto sia importante la presenza di un’offerta formativa di qualità e interdisciplinare in un ambiente informale e a carattere internazionale. “Vorrei fare le mie congratulazioni al GSSI e a Eugenio Coccia. Ho conosciuto questo progetto quando era solo un sogno. Sono felice di vedere oggi che è diventata una realtà, in una città colpita da un disastro naturale”, osserva il Prof. Barry Barish che ha poi intrattenuto l’auditorio con la Lectio Magistralis “The detection of gravitational waves” in cui ha illustrato alcuni dei momenti più importanti della ricerca sulle onde gravitazionali. Il massiccio del Gran Sasso d’Italia, che si alza nel cuore dell’Appennino e dell’Abruzzo, è uno straordinario monumento di natura, dal 1995 Parco Nazionale. Ma è anche un importante luogo della scienza italiana e mondiale. È una storia che inizia nel 1794, con la salita alla Vetta Orientale del Corno Grande da parte del giovane gentiluomo aprutino Orazio Dèlfico, e che prosegue alla fine del Secolo XIX quando un altro cittadino, Vincenzo Cerulli, fonda alle porte della città l’Osservatorio Astronomico di Collurania oggi “trasformato”! Nel 1948 nasce un altro Osservatorio Astronomico, quello di Campo Imperatore, alle dipendenze dell’Osservatorio Astronomico di Roma, questa volta in piena montagna, lontano dai centri abitati. Negli stessi anni, con i primi rilievi ai piedi delle vette del Corno Grande, iniziano a operare sul massiccio anche i glaciologi che studiano il Ghiacciaio del Calderone, l’unico dell’Appennino e il più meridionale d’Europa. Geologi, botanici e zoologi studiano regolarmente e con continuità la montagna da secoli. Alla metà degli Anni Ottanta, negli enormi ambienti artificiali scavati accanto al Traforo della A24 Roma L’Aquila Teramo, sorgono gli straordinari Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn, vera eccellenza della ricerca scientifica internazionale. Nel 2013, nel centro di L’Aquila, inizia la sua attività il Gran Sasso Science Institute, la Scuola Internazionale di Dottorato che nel 2016, dopo tre anni di sperimentazione come centro di studi avanzati dell’Infn, viene promosso dal Miur a Istituto Universitario Autonomo. Il Premio Enrico Fermi 2017 della Società Italiana di Fisica è stato assegnato a Gianpaolo Bellini dell’Università e Sezione Infn di Milano, Veniamin Berezinsky del Gran Sasso Science Institute e dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso e a Till Kirsten del Max Plank Institute di Heidelberg “per i loro cruciali contributi alla fisica e all’astrofisica del neutrino presso il laboratorio sotterraneo del Gran Sasso”. In particolare, nella fisica del neutrino, la commissione che attribuisce il premio ha riconosciuto il determinante contributo apportato in questo campo dagli esperimenti Gallex e Borexino, installato da molti anni ai Lngs. Mentre Gallex, poi divenuto Gno, ha terminato la presa dati nel 2002. L’esperimento veramente pionieristico anche dal punto di vista tecnologico, ha confermato, in modo più convincente del precedente esperimento americano, l’esistenza di un deficit del flusso di neutrini che il Sole invia sulla Terra che sarà spiegato in anni più recenti con il fenomeno dell’oscillazione dei neutrini. “Questo riconoscimento premia un lavoro lungo e difficile sia dal punto di vista tecnologico sia da quello scientifico, iniziato ai laboratori del Gran Sasso nel 1990, che ha portato alla costruzione del rivelatore Borexino, ancor oggi unico al mondo per la sua capacità di studiare i neutrini di bassa e bassissima energia emessi dal Sole – rivela Gianpaolo Bellini – queste eccezionali capacità di Borexino hanno permesso di contribuire in modo fondamentale alla fisica del Neutrino e di ottenere prova diretta di come il Sole produce l’energia che lo fa brillare”. Gallex, guidato da T. Kirsten, ha misurato per la prima volta il flusso dei neutrini solari sino alle energie più basse, trovandolo molto minore di quanto previsto teoricamente. Sulla base delle osservazioni di Gallex, Berezinsky formulò l’ipotesi che il problema del neutrino solare potesse dipendere da fenomeni nuovi e non di tipo astrofisico. Borexino, guidato da G. Bellini, è stato progettato per studiare i neutrini, particelle neutre con massa piccolissima prodotte nella reazioni nucleari che avvengono nelle stelle, in particolare nel Sole ma anche nei decadimenti radioattivi, come quelli che hanno luogo all’interno della Terra. Borexino è l’unico esperimento al mondo capace di misurare le interazioni di neutrini di bassissima energia. Il suo scopo primario è quello di rivelare tutti i flussi di neutrini prodotti nel Sole dalle varie reazioni nucleari, nell’intervallo di energia, da 0,250 a 16 MeV. L’obiettivo scientifico è duplice: la fisica solare e la fisica del neutrino. L’esperimento ha dimostrato la consistenza sia del modello solare sia della nostra comprensione del fenomeno dell’oscillazione del neutrino rivelando per la prima volta i geoneutrini dovuti alla radioattività della crosta terrestre. Inoltre Borexino ha esplorato un aspetto del fenomeno dell’oscillazione dei neutrini mai studiato prima d’ora. È l’italiano Riccardo Brugnera il responsabile (spokesperson) della collaborazione internazionale Gerda, impegnata nell’omonimo esperimento dedicato alla ricerca del decadimento doppio beta senza neutrini, in corso ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso. Brugnera rimane in carica tre anni e succede a Bernhard Schwingenheuer del Max Planck Institut für Kernphysik di Heidelberg. “Eredito dal mio predecessore un esperimento in perfetta salute – dichiara Brugnera – completamente rinnovato dopo un ambizioso upgrade che lo ha portato ad abbattere gli eventi di fondo di un fattore 10 rispetto alla fase precedente. Adesso lo scopo principale del nostro lavoro sarà raccogliere il frutto di tanto sforzo: cioè ottimi dati con elevata efficienza, in modo da confermarci nei prossimi anni un esperimento leader a livello mondiale nel nostro settore di ricerca. Nel contempo stiamo già pensando a ulteriori miglioramenti che servano nell’immediato a Gerda, ma che aiutino anche i futuri progetti di esperimenti con più elevata sensibilità”. Riccardo Brugnera è nato a Venezia e si è laureato a Padova nel 1987 con una tesi che riguardava il “trigger” e la misura dei “tempi di volo” dell’esperimento NN2 a Grenoble, dedicato alla ricerca delle oscillazioni Neutrone-Antineutrone. Nel 1991 ha conseguito il dottorato sempre a Padova con una tesi sulla misura della funzione di distribuzione dei Gluoni nel Protone, con l’esperimento Zeus all’acceleratore Hera. Con Zeus ha contribuito alla costruzione, al collaudo e al successivo mantenimento dei rivelatori per l’identificazione dei Muoni. Ricercatore universitario dal 1991 è professore associato dal 2006 presso l’Università di Padova. Si è dedicato dapprima alla fisica nelle collisioni Elettrone-Protone al collisore Hera, studiando la produzione elastica e inelastica dei Mesoni J/y. In seguito ha volto il suo interesse alle oscillazioni di neutrini partecipando all’esperimento Opera ai Laboratori Infn del Gran Sasso, dove ha contribuito alla costruzione dei rivelatori Rpc che equipaggiavano gli spettrometri magnetici. Dal 2008 fa parte dell’esperimento Gerda ai Lngs, dove si è occupato dello “slow control” generale dell’esperimento e ha partecipato alla caratterizzazione dei suoi nuovi rivelatori. Dal 2014, per tre anni, è stato “chair” del “Collaboration Board” di Gerda. Dal 2015 è membro dell’esperimento Juno in Cina. Gerda (GERnanium Detector Array) è un esperimento dedicato alla ricerca di un fenomeno rarissimo, ancora mai osservato: il doppio decadimento beta senza emissione di neutrini (Majorana). Per le sue ricerche, Gerda utilizza un isotopo del Germanio, il 76Ge. Nel doppio decadimento beta senza neutrini avviene la simultanea trasformazione di due Neutroni in due Protoni e due Elettroni. Non ci sono Leptoni nello stato iniziale, ma ve ne sono due in quello finale. La sua osservazione pertanto mostrerebbe che il numero leptonico totale, una simmetria accidentale della teoria del Modello Standard, è violata dalla Natura! Il processo pertanto ha la stessa importanza delle ricerche sulla violazione del numero barionico, il decadimento del Protone, per esempio. L’interpretazione standard del decadimento lo vede mediato da neutrini massivi di Majorana: pertanto la sua osservazione proverebbe la natura di Majorana del neutrino e un metodo per determinare la massa assoluta dei neutrini. Gerda si fonda su un concetto nuovo di rivelazione del doppio decadimento beta: i rivelatori a Germanio, arricchiti nell’isotopo doppio beta attivo 76, sono immersi “nudi” entro un criostato contenente Argon liquido. Il sistema di sospensione dei rivelatori, i cavi di segnale e di alta tensione e l’elettronica sono stati scelti e costruiti in modo da minimizzare il loro contributo in termini di eventi di fondo (radioattività). Il criostato è a sua volta immerso in un grande serbatoio riempito di acqua ultrapura che serve da moderatore e assorbitore di Neutroni e come rivelatore di raggi cosmici. Inoltre, tutta una serie di tagli basati sulla “pulse shape discrimination”, la lettura della luce di scintillazione dell’Argon liquido e l’anticoincidenza tra rivelatori permette di ridurre fortemente gli eventi di fondo. Attualmente Gerda ha il fondo più basso nella regione attorno alla quale dovrebbe trovarsi il segnale rispetto a tutti gli esperimenti che usano altri isotopi. Sono dieci anni che nelle viscere della montagna del Gran Sasso c’è un gigante che scruta il cielo sopra di noi e il cuore del nostro pianeta. È l’esperimento Borexino ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso, costantemente impegnato a studiare le particelle che sono prodotte nelle reazioni nucleari che alimentano il Sole, e da quelle in atto all’interno del mantello della Terra: stiamo parlando dei neutrini, le particelle più elusive del Modello Standard, e fra i messaggeri cosmici più potenti. Senza carica e con massa quasi nulla, i neutrini possono, infatti, viaggiare indisturbati fino a noi, portando intatte informazioni di grande interesse sulle loro sorgenti e quindi funzionando come formidabili sonde per zone inaccessibili come l’interno del Sole e della Terra, e le lontane stelle. Il rivelatore di neutrini Borexino festeggia il decimo anniversario dall’inizio del suo pieno funzionamento e quindi della raccolta di dati scientifici, con un evento che ha chiamato a raccolta i più importanti fisici e astrofisici del mondo. Al workshop, organizzato dal 4 al 7 Settembre 2017 ai Lngs e al Gran Sasso Science Institute (GSSI) per aprire le “danze” sul trentennale dei Lngs, hanno partecipato tra gli altri Art McDonald, premio Nobel per la Fisica nel 2015 per i suoi studi sui neutrini, Yoichiro Suzuki, responsabile di Super Kamiokande, uno dei più importanti esperimenti al mondo sui neutrini, Victor Matveev, direttore del JINR di Dubna, il più importante centro russo di ricerca in fisica, Masayuki Nakahata, uno degli autori della misura dell’ultima esplosione di Supernova rivelabile sulla Terra, Alexei Smirnov, autore dell’effetto MSW che spiega l’oscillazione del neutrino, Laura Cadonati, vice responsabile della collaborazione Ligo che assieme ai colleghi della collaborazione Virgo sono arrivati alla storica scoperta delle onde gravitazionali, Jim Cao, vicepresidente dell’IHEP, l’Istituto cinese di fisica delle alte energie, e molti altri. “Gli importanti risultati scientifici ottenuti da Borexino in questi dieci anni – osserva Gianpaolo Bellini – coronano 27 anni di grandi sforzi nei quali l’Infn ha sempre avuto un ruolo trainante attraverso il lavoro dei suoi gruppi di ricerca. La comunità della fisica astroparticellare ha sempre considerato come fondamentali le novità scientifiche provenienti da Borexino. Va ricordato anche che nel 2014 i risultati di Borexino sono dati nominati fra i 10 migliori risultati raggiunti dalla fisica mondiale dalla rivista inglese “Physics World”, del britannico Institute of Physics. Mentre nel 2016 e nel 2017 sono stato insignito rispettivamente del premio internazionale Bruno Pontecorvo e del premio Enrico Fermi, riconoscimenti che io interpreto come conferiti all’esperimento Borexino. Ma Borexino non ha finito il proprio lavoro e sta tuttora facendo grandi sforzi per ottenere l’evidenza sperimentale delle reazioni nucleari che dominano l’Universo e dell’esistenza o meno di un quarto neutrino”. Il nome di Borexino è noto in tutto il mondo grazie anche al disinteressato impegno di infaticabili giornalisti scientifici che sul territorio abruzzese proseguono nel loro lavoro per i loro “quattro Lettori”, senza riconoscimenti, lodi, recensioni, indicizzazioni e bollicine! Grazie ai suoi risultati Borexino ha avuto e ha tuttora grande risonanza e i suoi risultati continuano a essere riportati in tutte le maggiori conferenze internazionali. È grazie a Borexino se sappiamo che la “nostra” stella di classe spettrale G2 gode di ottima salute: Borexino, infatti, è riuscito a misurare in tempo reale l’energia del Sole di mezzanotte, scoprendo che l’energia rilasciata oggi al centro dell’astro è in perfetta corrispondenza con quella prodotta 100mila anni fa. Borexino, per la prima volta nella storia dell’indagine scientifica della “nostra” stella, ha misurato l’energia solare nel momento stesso della sua generazione. È sempre grazie a Borexino se abbiamo lo studio più completo che esista dei neutrini solari alle varie energie: una mappa così precisa che possiamo addirittura usare le informazioni che ci arrivano direttamente dal Sole grazie ai neutrini per fare una tomografia di ciò che accade al suo interno, e confrontarsi con Eliosismologia. Ma il gigante Borexino non studia solo stando a naso all’insù. Osserva anche sotto i suoi piedi, indagando così, grazie ai geoneutrini, il cuore del “nostro” pianeta e confermando che siamo seduti su una stufa, il cui calore è in parte prodotto dal decadimento radioattivo dell’Uranio238 e del Torio232 presenti nel mantello terrestre. Nel corso della sua decennale carriera, Borexino ha collezionato bei risultati importanti per i nostri progressi nel campo della fisica, dell’astrofisica e della geofisica. Va aggiunta anche la prima osservazione nel vuoto del fenomeno di oscillazione dei neutrini, misura che Borexino è riuscito a ottenere data la sua possibilità di misurare neutrini di bassissima energia e la variazione stagionale del flusso di neutrini solari dovuta alla eccentricità dell’orbita terrestre. Ma non è tutto. Perché ottenere questi risultati è stato possibile grazie al successo tecnologico che Borexino può vantare, detenendo il record mondiale di “esperimento più radio puro” nel suo settore: tant’è che il rivelatore Juno, ora in fase di realizzazione in Cina, ha voluto adottare la stessa tecnica di Borexino per limitare al minimo la sua radioattività. L’esperimento Borexino, frutto di una collaborazione fra Paesi europei (Italia, Germania, Francia, Polonia, Russia) e Stati Uniti d’America, continuerà ancora per alcuni anni la sua presa dati, migliorando la precisione delle misure già fatte e affrontandone sempre di nuove. I raggi cosmici di altissima energia provengono da galassie lontane e non dalla Via Lattea. Il risultato, pubblicato su Science, arriva dall’Osservatorio Pierre Auger situato in Argentina, nella provincia di Mendoza e risponde a interrogativi che gli scienziati si pongono da mezzo secolo. Da dove arrivano i raggi cosmici di altissima energia? Sono prodotti nella nostra galassia o provengono da galassie lontane? “Questa scoperta indica chiaramente un’origine extragalattica di queste particelle – rivela Daniele Martello, Professore dell’Università del Salento e responsabile nazionale di Auger – è un primo passo importante a cui ne seguiranno molti altri per giungere a individuare le sorgenti che li hanno emessi”. L’Osservatorio Pierre Auger è la più grande Stazione di cattura dei raggi cosmici di sempre sulla Terra, è una collaborazione internazionale che conta oltre 400 scienziati provenienti da 18 Paesi. Tra gli scienziati della collaborazione Pierre Auger c’è un gruppo di ricercatori provenienti dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn, dal Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche dell’Università di L’Aquila e dal Gran Sasso Science Institute. Questo team svolge un importante ruolo in tutte le attività dell’esperimento, contribuendo attivamente sia alle operazioni di funzionamento dell’Osservatorio sia all’analisi dei dati e alla produzione scientifica. “È da oltre 20 anni, da quando è iniziata la costruzione dell’Osservatorio, che cercavamo indizi sull’origine dei raggi cosmici – dichiara Francesco Salamida, responsabile locale del gruppo Infn – le particelle piú energetiche sono quelle che meglio portano questa informazione. Il risultato attuale è un passo fondamentale verso la scoperta delle sorgenti dei raggi cosmici”. Sono particelle e nuclei atomici di alta energia che, muovendosi quasi alla velocità della luce, colpiscono la Terra da ogni direzione e possiedono energie diverse. L’esperimento ha ottenuto questo importante risultato osservando particelle cosmiche di energia media di 2 Joule. A queste energie, i raggi cosmici non arrivano in maniera uniforme da tutte le direzioni del cielo. La loro frequenza di arrivo, infatti, è di circa il 6% maggiore da un lato del Cielo rispetto alla direzione opposta, con l’eccesso che si trova a circa 120 gradi dal centro della “nostra” Galassia. Ciò significa che i raggi cosmici di altissima energia provengono con maggior frequenza da una direzione lontana dal centro galattico. Auger si inserisce in un programma globale di astronomia “multimessanger” che vede l’Infn impegnato con gli esperimenti Fermi, CTA, KM3NET e Virgo. Con lo sviluppo di nuovi rivelatori e metodi sperimentali l’astronomia multimessengera, impegnata nella rivelazione coordinata di segnali elettromagnetici, raggi cosmici, raggi gamma e neutrini di alta energia, consentirà di osservare l’Universo nella sua straordinaria varietà, integrando in un quadro quanto possibile unitario i risultati ottenuti in fisica delle particelle, fisica teorica e astronomia. L’Osservatorio Pierre Auger, alla cui realizzazione l’Infn ha contribuito con le sezioni di Catania, Lecce, Napoli, Milano, Roma Tor Vergata, Torino e i Laboratori Nazionali del Gran sasso, è il più esteso esperimento per lo studio dei raggi cosmici mai costruito. Deve il suo nome al fisico francese Pierre Auger, scopritore degli sciami di raggi cosmici. Collocato in piena Pampa argentina, l’Osservatorio Auger è un sistema ibrido che comprende rivelatori di superficie e telescopi di fluorescenza collocati a ridosso della cordigliera delle Ande a 1400 metri di altezza. I rivelatori di superficie, circa 1600, coprono un’area di 3000 kmq, sono distanziati tra loro di 1,5 km e sono in grado di osservare gli sciami dei raggi cosmici quando colpiscono la superficie terrestre. I telescopi di fluorescenza, in totale 27, osservano la debole luce prodotta dagli sciami mentre si sviluppano nell’atmosfera: la luce Cherenkov. Grande Russia! Con queste tecniche si può ricavare l’energia e la direzione di provenienza dei raggi cosmici cercando quindi di individuarne le sorgenti. L’Infn ha contribuito alle realizzazione dell’Osservatorio Pierre Auger e partecipa attivamente al suo programma di aggiornamento. Circa il 15% degli scienziati della collaborazione Auger sono italiani e la loro partecipazione alle attività di ricerca dell’Osservatorio è possibile grazie al contributo dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, e delle Università di L’Aquila, Catania, Milano, Federico II di Napoli, Roma Tor Vergata, Salento, Torino del Politecnico di Milano e del GSSI. Inaugurato Lunedì 23 Ottobre 2017 ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso, l’esperimento CUORE (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events) è il più grande rivelatore criogenico di sempre sulla Terra e nel Sistema Solare, concepito per studiare le proprietà dei neutrini. Nei primi mesi di presa dati, l’esperimento ha funzionato con una precisione straordinaria, soddisfacendo pienamente le aspettative dei fisici che lo hanno realizzato. Grazie alla notevole precisione raggiunta in questa prima fase, Cuore è già riuscito a restringere significativamente la regione in cui cercare il rarissimo fenomeno del doppio decadimento beta senza emissione di neutrini, principale obiettivo scientifico dell’esperimento. Rivelare questo processo consentirebbe, non solo di determinare la massa dei neutrini, ma anche di dimostrare la loro eventuale natura di particelle di Majorana, fornendo una possibile spiegazione alla prevalenza della Materia sull’Antimateria nell’Universo. Sempre che siamo fatti di Materia, altrimenti varrebbe la considerazione opposta! “Questa è solo l’anteprima di ciò che uno strumento di queste dimensioni è in grado di fare – rivela Oliviero Cremonesi, ricercatore Infn responsabile scientifico dell’esperimento Cuore – abbiamo grandi aspettative per il futuro. Nei prossimi cinque anni, infatti, Cuore registrerà una quantità di dati 100 volte superiore a quelli acquisiti in questo primo periodo di presa dati”. Cuore rappresenta un’incredibile “sfida tecnologica il cui successo apre la strada a sviluppi impensati fino a pochi anni fa – rimarca Carlo Bucci responsabile nazionale Infn e coordinatore tecnico dell’esperimento – grazie alle sue eccezionali caratteristiche è anche uno dei luoghi più freddi di tutto l’Universo”. Il rivelatore di Cuore è un gigante di 741 chili realizzato con una tecnologia basata su cristalli cubici ultrafreddi di Tellurite progettati per funzionare a temperature bassissime: 10 millesimi di grado sopra lo Zero Assoluto: ossia meno 273,15 gradi Celsius. La sua struttura è formata da 19 torri costituite ciascuna da 52 cristalli di Tellurite purificata da qualunque contaminante. La più ardita sfida tecnologica affrontata dall’esperimento Infn al Gran Sasso è stata la realizzazione del criostato in grado di mantenere a pochi millesimi di grado sopra lo Zero Assoluto le 19 torri sospese al suo interno. L’esperimento lavora in condizioni ambientali di estrema purezza, in particolare di bassissima radioattività. Il criostato è, infatti, schermato dalla pioggia di particelle che provengono dal Cosmo sia dai 1400 metri di roccia viva del massiccio del Gran Sasso sia da uno speciale scudo protettivo realizzato grazie alla fusione di lingotti di Piombo recuperati da una nave romana affondata oltre 2000 anni fa, al largo delle coste della Sardegna. Anche gli altri componenti del rivelatore, come i supporti in Rame che sostengono le torri, sono stati preparati in condizioni di bassissima radioattività e sono stati assemblati evitando qualsiasi contatto con l’aria per impedire contaminazioni provenienti dall’ambiente. Cuore è un esperimento di altissima precisione che impiega una tecnologia unica al mondo e la sua costruzione ha richiesto oltre dieci anni di lavoro. Prima di completare Cuore, i ricercatori Infn hanno costruito un prototipo chiamato “Cuore-0”, composto da un’unica torre in funzione dal 2013 al 2015, i cui primi risultati sono stati annunciati nell’Aprile dell’Anno del Signore 2015. “Progettare e costruire Cuore è stata un’avventura straordinaria e vederlo in funzione è una grandissima soddisfazione – confessa Ettore Fiorini, fisico dell’Infn che per primo ha proposto l’esperimento nel 1998 – l’idea di utilizzare rivelatori termici per la fisica del neutrino ha richiesto decenni di lavoro e lo sviluppo di tecnologie che oggi vengono applicate anche in settori molto distanti dalla fisica delle particelle elementari”. Cuore è una collaborazione internazionale formata al Gran Sasso da oltre 150 scienziati provenienti da venticinque istituzioni prevalentemente italiane e americane. Per l’Italia partecipa l’Infn con le sezioni di Bologna, Genova, Milano Bicocca, Padova e Roma Uno oltre ai Laboratori Nazionali di Frascati, Gran Sasso e Legnaro. A queste si aggiungono le Università di Bologna, Genova, Milano Bicocca e Sapienza di Roma. Il doppio decadimento beta, fenomeno indagato nella Montagna Solitaria del Gran Sasso, è un processo nel quale, all’interno di un nucleo, due Neutroni si trasformano in due Protoni, emettendo due Elettroni e due Antineutrini. Nel doppio decadimento beta senza emissione di neutrini non vi è invece emissione di neutrini grazie al fatto che uno degli antineutrini si è trasformato, all’interno del nucleo, in neutrino. Le particelle dotate di carica elettrica non possono subire questa trasformazione in quanto implicherebbe la violazione di uno dei princìpi base che descrivono il comportamento delle particelle elementari. In effetti, il Modello Standard delle interazioni fondamentali prevede che ciò valga anche per i neutrini, malgrado tali particelle non siano elettricamente cariche. Ma i neutrini potrebbero essere particelle davvero speciali. Se, come ipotizzato negli Anni ‘30 del secolo scorso dal geniale fisico italiano Ettore Majorana, i neutrini e gli antineutrini fossero due manifestazioni della stessa particella, come le due facce di una stessa moneta, la transizione tra Materia e Antimateria risulterebbe possibile. Come in Star Trek! Capite bene le conseguenze: annichilazione, trasformazione di massa in energia al 100% di efficienza, semplicemente unendo eguali masse di Materia e Antimateria. Questo fenomeno, seppur estremamente raro, potrebbe esser stato frequente nell’Universo primordiale, immediatamente dopo il “triplo” Big Bang e aver determinato la prevalenza della Materia sull’Antimateria. Se siamo davvero fatti di Materia! Per capirne di più, i Laboratori Nazionali del Gran Sasso in collaborazione con l’AIF, l’Associazione per l’Insegnamento della Fisica, Sezione di L’Aquila, bandiscono per l’anno scolastico 2017-2018 il concorso “Anch’io Scienziato” riservato agli studenti degli Istituti di ogni ordine e grado della Regione Abruzzo. Siete affascinati dal mondo della scienza? Vi lasciate incuriosire dal mondo della ricerca? Vorreste diventare scienziati e viaggiare tra le stelle? Il concorso Anch’io Scienziato è ciò che fa per voi! Aperto a classi, gruppi o singoli studenti, consiste nella realizzazione di lavori scientifici a tema libero. I lavori potranno riguardare progetti, macchine, immagini, esperienze o risultati di esperimenti e dovranno essere accompagnati da una relazione in formato dattiloscritto o multimediale e di una bibliografia. Per partecipare è necessario compilare la scheda di adesione e inviarla entro il 12 Aprile 2018 alla segreteria del concorso via mail all’indirizzo: [email protected]. I progetti completi e definitivi dovranno essere spediti all’indirizzo mail [email protected] qualora si trattasse di elaborati che è possibile spedire per via telematica oppure, a carico del proponente, per posta ordinaria all’indirizzo: Laboratori Nazionali del Gran Sasso – Via Giovanni Acitelli, 22 – 67100 Assergi (Aq), entro 24 Aprile 2018. Ogni singolo progetto non potrà essere presentato da più di 30 alunni. Per ogni ordine di scuola saranno premiati i primi 5 progetti classificati. La Commissione valuterà i progetti in base all’originalità, alla forma espressiva e alla riproducibilità di un eventuale esperimento scientifico. I vincitori saranno proclamati e premiati durante la giornata dell’Open Day dei Laboratori Infn prevista per la fine del mese di Maggio 2018. La comunicazione dei vincitori avverrà solo ed esclusivamente via mail. Pertanto si invita ad indicare nella scheda di adesione, in modo leggibile, un indirizzo mail dell’Istituto scolastico e che quest’ultimo venga controllato periodicamente da chi ha inoltrato la domanda. La Commissione si riserva si assegnare un premio speciale sul tema “Ricicliamo, riutilizziamo, risparmiamo” e per lavori sperimentali ritenuti originali. I lavori saranno esposti per tutta la durata della manifestazione Open Day 2018 e potranno essere restituiti, a partire dal giorno seguente, entro e non oltre i dieci successivi. I primi 5 progetti classificati, di ogni ordine di scuola, riceveranno come premio una “gift card” da spendere presso negozi di elettronica. Si è aperta il 10 Gennaio 2018 la “call” per la nuova edizione della Scuola Internazionale di Giornalismo Scientifico di Erice (Eissj) che mette a disposizione 35 borse di studio per giovani giornalisti e comunicatori scientifici, di cui 30 per partecipanti provenienti da un Paese europeo e 5 riservate a partecipanti provenienti dal resto del mondo. Il tema di quest’anno è “What’s Next: Challenges and Opportunities for Tomorrow’s Fundamental Physics”. La scuola si svolgerà dal 24 al 29 Giugno 2018 nella suggestiva cittadina siciliana di Erice. La scadenza per presentare domanda è il 25 Marzo (http://eissjc.lnf.infn.it). La scuola Internazionale di Giornalismo Scientifico di Erice è attiva al Centro Ettore Majorana, realizzata con il supporto del Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e con la collaborazione della testata Le Scienze. Il corso si svolge esclusivamente in lingua inglese e alterna lezioni frontali e laboratori tenuti da esperti internazionali in campo scientifico, giornalistico e della comunicazione scientifica. Si è svolta il 10 Gennaio 2018 a Firenze la inaugurazione della mostra itinerante “I colori del Bosone di Higgs. Percorsi tra Arte e Scienza”, evento conclusivo locale del progetto Infn Cern “Art&Science across Italy”, organizzato in diverse città italiane con l’obiettivo di avvicinare gli studenti al mondo della scienza e della ricerca scientifica usando l’arte come linguaggio. L’esposizione, aperta al pubblico fino al 28 Gennaio e magari da replicare anche al Galileium di Teramo in memoria dell’artista spaziale Italo Rodomonti, è allestita nella Sala delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno e ospita 55 opere realizzate degli studenti fiorentini, oltre a 26 opere di artisti contemporanei, provenienti dalla collezione “art@CMS” del Cern, che da alcuni anni promuove la creazione di opere d’arte ispirate al mondo della fisica delle particelle. “Art & Science across Italy” è parte del progetto europeo “Creations” finanziato dal programma europeo “Horizon 2020” e nasce nel contesto del movimento culturale Steam (Science, Technology, Engineering, Art e Mathematics) che, oggetto di crescente interesse, ha introdotto l’Arte tra le discipline scientifiche, accomunando la creatività in campo scientifico a quella in ambito artistico. Dopo una prima fase di seminari e visite in laboratorio per introdurre i concetti di base della fisica delle particelle elementari e illustrare alle classi coinvolte le attività di ricerca svolte all’Infn e al Cern di Ginevra, gli studenti sono invitati a ideare e realizzare una composizione artistica ispirata alla fisica delle particelle. I migliori studenti delle scuole fiorentine saranno premiati da una commissione internazionale il prossimo 24 Gennaio 2018 nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Firenze e invitati a partecipare, nella Primavera 2018, ad un master in Arte e Scienza ai laboratori del Cern di Ginevra. Le prime dieci opere saranno selezionate per partecipare alla competizione nazionale. Oltre a Firenze, hanno partecipano al progetto, che ha una durata di due anni (2017-2018), scuole di Milano, Venezia, Padova e Napoli, coinvolgendo in un contesto di Alternanza Scuola Lavoro oltre 3000 studenti. L’evento conclusivo di “Art & Science across Italy” si svolgerà nell’Aprile 2018 a Napoli, alla presenza di studenti, professori, artisti e ricercatori coinvolti nelle diverse tappe. Alla mostra di Napoli saranno esposte tutte le composizioni artistiche premiate localmente e saranno premiati i gruppi vincitori della selezione nazionale. Si è tenuto il 12 Gennaio a Roma, presso la biblioteca del Senato, un incontro organizzato da Cnr, Enea, Inaf e Infn, e in particolare dai rispettivi uffici di Industrial Liason, per discutere delle opportunità e delle sfide che la Big Science europea può offrire alle aziende italiane. Nell’incontro dal titolo “Il sistema industriale italiano nel mercato globale della Big Science” sono stati illustrati i risultati, le prospettive e le opportunità per il futuro, tra cui il nuovo progetto DivertorTokamak Test per la Fusione Termonucleare di Pace. È stata poi presentata la prima edizione del “Big Science Business Forum” che si svolgerà a Copenhagen a Febbraio 2018, promosso da Cern, Esa, Eso, Esrf, Ess, European XFEL, Fusion for Energy, ILL, un’occasione preziosa per le aziende italiane di conoscere le opportunità future, di interagire con i “buyers” delle organizzazioni internazionali e di creare nuove collaborazioni. Nell’incontro sarà annunciata la costituzione dell’Italian ILO Network per la Big Science. Gli ultimi anni sono stati particolarmente fruttuosi per le aziende italiane che hanno contribuito in modo significativo a importanti progetti in collaborazione con Cern, Esrf e che partecipano a progetti energetici presenti come ITER in Francia e la costruzione di grandi Osservatori astronomici come ELT dell’Eso in Cile. Queste opportunità hanno permesso in molti casi alle aziende non solo di ampliare il fatturato, ma di affrontare nuove sfide in un ambiente di grande competizione internazionale, di sviluppare prodotti e tecnologie di frontiera e di creare realtà industriali che sono diventate leader al mondo in specifici settori. La Big Science europea, alla quale l’Italia partecipa fornendo importanti contributi con ricercatori e tecnologi degli enti di ricerca e delle Università, offre opportunità di business e di trasferimento di conoscenze all’industria che, negli ultimi anni pare siano risultate particolarmente fruttuose per le aziende italiane. Laboratori come il Cern, grandi progetti termonucleari pacifici come ITER e la costruzione di grandi Osservatori astronomici come ELT, hanno permesso in molti casi alle aziende non solo di ampliare il fatturato, ma di affrontare nuove sfide in un ambiente aperto di grande competizione internazionale, di sviluppare prodotti e tecnologie oltre lo stato dell’arte fino a creare realtà industriali che sono diventati leader al mondo in specifici settori. Una realtà, che pur non essendo molto conosciuta, testimonia il successo del Sistema Italia a livello internazionale nonostante la gravissima decennale crisi economica degli Italiani. Il notevole ritorno industriale italiano nella Big Science è prima di tutto un segno della vitalità e della flessibilità del tessuto imprenditoriale italiano, ma dimostra anche la potenzialità di un modello di supporto efficace con conta sulla collaborazione sinergica fra l’azione degli enti di ricerca italiani e degli uffici di Industrial Liaison che essi sostengono, delle rappresentanze diplomatiche italiane e delle associazioni di categoria regionali e nazionali. La Scienza aiuta la Democrazia e la Libertà insidiate dalle asfittiche oligarchie palaziali. Se la Commissione Ue e l’Euro Parlamento avviano in questi giorni specifiche iniziative per contrastare le “bufale”, le notizie false, le informazioni imprecise oppure esplicitamente orientate a creare un effetto politico, sociale, culturale o economico, chi decide che cos’è la “verità” di una notizia e la “attendibilità” (credibilità) di una fonte, di uno scienziato, di un laboratorio? Secondo il Consiglio d’Europa occorre puntare sulla “alfabetizzazione digitale”. Sembra che sia iniziata una “guerra aperta” in Europa contro le libertà fondamentali del cittadino consacrate dall’Onu. Ma non è l’ennesimo conflitto armi in mano, di quelli che troppe volte nella storia hanno insanguinato il vecchio continente sempre a cause div ere “fake news” come la Donazione di Costantino e la conseguente guerra contro Bisanzio, le radici dell’odio tra Occidente e Oriente da mille anni. Si tratta, piuttosto, di una “battaglia” il cui l’obiettivo dichiarato è il contrasto alle “fake news” contro l’attuale regime europeo-americano. Questi giorni segnano una svolta: sia la Commissione europea sia l’Europarlamento di Strasburgo avviano infatti, in contemporanea, iniziative esplicitamente indirizzate a contrastare quellle da loro definite “bugie” e “mezze verità”, o semplicemente notizie “incomplete” o “distorte”, relative al “processo di integrazione europea”! In salsa ovviamente russofoba. In quanto dovrebbero essere messe alla berlina tutte le fonti e le agenzie russe e cinesi che offrono l’altra visione del mondo multipolare. Perché “le false informazioni” in ambito politico “minacciano la stessa democrazia”, come spiega la commissaria Mariya Gabriel, responsabile delle “società digitali”. Così con gli stessi soldi pubblici dei cittadini europei viene scavata la fossa alla Libertà. Da parte della Commissione Ue prende il largo un inquietante progetto annunciato a Novembre 2017: la costituzione di un “gruppo di esperti di alto livello” per analizzare ogni aspetto (informativo, culturale, sociale, economico, penale) delle “fake news” anti Ue, anti Nato e anti Usa, accompagnata da una consultazione pubblica on line (in corso fino al 23 Febbraio 2018) e da un sondaggio di Eurobarometro a Marzo 2018. Per la prossima Primavera, probabilmente in Aprile, la Commissione renderà infine noto un proprio Documento che farà il punto sull’intero fenomeno delle “bufale”, per poi eventualmente proporre interventi legislativi oppure azioni e programmi per contrastare, soprattutto sul terreno della cultura e dei media, le “false informazioni”. È in questo contesto che la Federazione Mondiale degli Scienziati dovrebbe far sentire la propria voce! Un mondo unipolare è oggi quanto di più pericoloso si possa concepire. La infinita molteplicità delle fonti è la garanzia della verità di una notizia. Il gruppo di trentanove componenti che hanno iniziato a lavorare il 15 Gennaio 2018 a Bruxelles comprende esperti di ogni provenienza geografica e attivi in vari settori: università, media tradizionali, reti sociali, società civile, mondo economico. Questa “task force”, priva di russi e cinesi, è chiamata a “definire innanzitutto che cosa rientri sotto la definizione di fake news per identificare e fornire opzioni” atte a contrastarne gli effetti negativi. È il ritmo inquietante dell’iniziativa che preoccupa. La commissaria bulgara Mariya Gabriel ha illustrato l’iniziativa accanto a Madeleine de Cock Buning, presidente del gruppo di esperti e docente dell’Università di Utrecht, specializzata in proprietà intellettuale. Le “fake news si propagano oggi a un ritmo inquietante, minacciano la reputazione dei media, lo stato della democrazia e i valori democratici”, ha affermato Gabriel. Senza voler “costringere i cittadini a credere o meno all’informazione”, senza voler “limitare i diritti dei media e della comunicazione”, si tratta a suo avviso di lavorare per “favorire la trasparenza, la diversità e la credibilità delle fonti di informazione”. Il gruppo lavorerà per elaborare “opzioni per la Commissione ed elementi di riflessione su tutte le questioni legate alla diffusione delle false informazioni nei media tradizionali e sociali e sul modo per affrontarne le conseguenze politiche e sociali”. I risultati saranno integrati con il sondaggio di Eurobarometro e con gli esiti della consultazione pubblica disponibile nelle diverse lingue Ue. Possibile influenza sulle elezioni in Italia del 4 Marzo 2018? La questione delle “fake news” si è imposta progressivamente negli ultimi anni in parallelo alla crescita dei “social” e delle nuove fonti e agenzie orientali. Chiunque infatti può mettere in Rete ciò che pensa, ritiene vero e giusto, oppure semplicemente ciò che in quel momento intende rendere pubblico. Non sempre gli intenti sarebbero però “benevoli”, seconda la Ue. E infatti l’attenzione delle istituzioni politiche, nazionali ed europee, si è accresciuta a partire dalla “propaganda dell’Isis” degli analisti occidentali (radicalizzazione, terrorismo, guerra infinita), dalle ultime elezioni americane (improbabile “intervento russo a favore di Trump” smentito dai fatti) e da altri episodi, o ipotesi, di “simile gravità”. Ulteriori considerazioni riguardano il fatto che le fake news tendono a modificare i comportamenti anche in sede locale (elezioni delle amministrazioni municipali o regionali), in campo economico o sociale (il caso della propagazione di razzismo e xenofobia). Così si è insistentemente parlato di fake news per il Brexit, per il recente referendum in Catalogna o a proposito delle prossime elezioni italiane del 4 Marzo. Nel frattempo la Germania si è dotata di una legge ad hoc, con multe salatissime, mentre il presidente francese Macron ha annunciato una normativa severa. Madeleine de Cock Buning ha affermato: “La nostra preoccupazione riguarda l’argomento in generale, e quello delle campagne elettorali in Europa sarà sicuramente un aspetto di cui ci occuperemo”. Ma “non ci concentreremo su una situazione specifica, cercheremo piuttosto di affrontare il fenomeno in modo multi-dimensionale, cercando di essere al tempo stesso concreti”. L’Osce dovrebbe urgentemente intervenire perché è in gioco la libertà dei cittadini europei e italiani! Sempre il 15 Gennaio 2018, nella sede dell’Europarlamento a Strasburgo, il direttore generale della comunicazione, Jaume Duch, ha annunciato la costituzione di una specifica unità che si occuperà di mettere in rilievo, confutare e contrastare le “fake news che riguardano l’Assemblea Ue”. Il nome del nuovo ufficio è “Spokespersons and rebuttal unit” alla cui testa è stata posta Marjory Van Den Broeke che vanta una lunga esperienza nel settore dei media al Parlamento Ue. L’unità sarà lo strumento più importante “per rispondere alle domande dei media non direttamente connesse al lavoro legislativo del Parlamento europeo e per replicare a false o errate informazioni a proposito del Parlamento, dalla prevenzione al rilevamento alla reazione”. Dal canto suo anche il Consiglio d’Europa (CdE), altra istituzione europea con sede a Strasburgo, ma che non ha a che vedere con l’Ue e comprende 47 Stati del Continente, dunque anche la Russia, si sta occupando del problema con le stesse preoccupazioni espresse in sede di Ue. Il CdE sta elaborando una serie di tesi in tale ambito e in occasione del Forum per la Governance di Internet (Ginevra, 17-21 Dicembre a Ginevra), promosso dalle Nazioni Unite, ha portato il suo contributo, concentrandosi sugli “effetti della digitalizzazione dell’informazione sulla politica, la fiducia del pubblico e la democrazia”, e sottolineando “l’importanza di un’alfabetizzazione digitale durevole nel tempo per contrastarne gli effetti negativi”. Se “il neutrino parla italiano, ma sta imparando il cinese”, dichiaro una mezza verità vera. Chi si occuperà di contrastare l’eventuale fake news e i “diritti” del neutrino? Volessimo riassumere in uno slogan il racconto che la professoressa Lucia Votano, già presidente dei Lngs, fa del suo oggetto principale di studio, il neutrino, nel nuovo libro “La via della seta. La fisica da Enrico Fermi alla Cina” appena pubblicato con l’editore Di Renzo (Movembre 2017; pp. 127; € 12,50), questo sembra il più calzante. Il fatto è che la proposta editoriale della prima donna chiamata a dirigere un grande centro di ricerca in fisica, il Laboratorio Nazionale del Gran Sasso dove anche la Russia è di casa, non riguarda solo i neutrini e neppure solo la fisica delle alte energie, ma il modo con cui “una persona cresciuta nel profondo Sud, una donna e una scienziata” ha attraversato e sta ancora attraversando la terza transizione significativa nella storia dell’economia umana, quella dalla società e dall’economia classica alla società e all’economia della conoscenza. Non sappiamo se è stato deciso a tavolino, ma certo i capitoli del libro procedono con la stessa capacità di oscillazione che hanno i neutrini che, viaggiando nello spazio, passano da uno all’altro di tre diversi “sapori”. I sapori che si intrecciano nel viaggio di Lucia Votano sono almeno quattro. L’Autrice è una signora nata a Villa San Giovanni in Calabria appena dopo la guerra e laureatasi in fisica a Roma nel 1971, ha lavorato come “sperimentale” ai Laboratori Nazionali di Frascati, al Cern di Ginevra e al Desy di Amburgo, oltre che ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso e che ora collabora al progetto Juno, in fase di preparazione in un enorme laboratorio sotterraneo in Cina, a 43 chilometri dalla città di Kaiping, nella provincia del Guangdong. Lucia Votano è stata la prima donna a dirigere la Divisione Ricerca dei Laboratori che l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare possiede a Frascati e, soprattutto, la prima donna a dirigere i Laboratori Nazionali del Gran Sasso tra il 2009 e il 2012, coordinando il lavoro di almeno 950 persone altamente qualificate di cui il 60% straniere. Fino a quando un’altra italiana, Fabiola Gianotti, non ha assunto la direzione del Cern di Ginevra, il primo Gennaio 2016, Lucia Votano è stata probabilmente la donna che ha raggiunto la vetta più alta nella direzione di un grande centro di ricerca internazionale in fisica. Altro che fake news! I soldi pubblici europei siano spesi bene nella ricerca pubblica fondamentale. Basterebbe questo a rendere interessante il racconto della sua vita di scienziata. Ma nel libro Lucia Votano mescola quattro sapori. Il primo è quello di “persona del profondo Sud”. Questo primo sapore è quello del realismo: se vuoi essere protagonista della società della conoscenza, se vuoi fare “grande scienza”, devi lasciare il Paese natìo ed emigrare. Verità fondamentale in Italia. Era vero a metà dei magnifici Anni ’60 per una diciassettenne diplomata dallo sguardo lungo, ed è purtroppo vero nell’Anno del Signore 2018, in piena era Ue, salvo eccezioni che, per quanto talvolta molto significative, restano tali. Che lo giudichi o meno “vero” il regime Ue imperante. Il Mezzogiorno d’Italia, tanto più quello profondo, è fuori dalla società della conoscenza. Sempre più fuori, verrebbe da dire, nonostante tutto. Il secondo sapore nella ricostruzione della sua vita di Lucia Votano riguarda l’essere donna. La scienziata riconosce di non aver avuto troppi impedimenti nella sua carriera per il fatto di appartenere a un “genere” a lungo tenuto lontano dai laboratori. Ma è anche vero che alcuni impedimenti li ha avuti e li ha dovuti superare con una forza e una determinazione che in genere non vengono richiesti a un maschio. Ma Lucia Votano non ne fa un fatto personale. E neppure interpersonale. Bensì denuncia l’asimmetria strutturale che nei laboratori di ricerca, come nel resto del mondo del lavoro, ancora distingue tra i generi, a tutto svantaggio delle donne. Come nel mondo della politica e delle istituzioni della Repubblica. Il terzo sapore proposto da Lucia Votano è quello della ricercatrice in fisica. In particolare della fisica delle particelle e del neutrino. Nel corso della sua vita da ricercatrice, Lucia Votano ha potuto osservare dall’interno l’evoluzione di questa fisica: dallo zoo di particelle emerso con esperimenti e osservazioni innovativi subito dopo la guerra, alla sistemazione in una sorta di nuova Tavola di Mendeleev delle particelle subatomiche affermatasi con la definizione del Modello Standard delle Alte Energie, fino alla dimostrazione dell’oscillazione del neutrino, tra la cause principali dell’attuale ricerca di Nuova Fisica oltre il Modello Standard. In tutta questa storia i fisici italiani, compresa Lucia Votano, hanno avuto un ruolo da protagonisti assoluti. Tanto da definire una Via Italiana alle Alte Energie con la sostanziale invenzione dei “collider” come Lhc. Nella fisica del neutrino questo protagonismo è ancora più marcato. E va da Enrico Fermi e dalla sua elaborazione della Teoria della Interazione Debole dove l’elusiva particella ha trovato la sua giusta collocazione, a Bruno Pontecorvo, padre tra l’altro della Teoria dell’Oscillazione, allo stesso Ettore Majorana per la trasformazione della Materia in Antimateria, per finire alla Collaborazione Opera che nel 2012 al Gran sasso e in stretto rapporto con il Cern di Ginevra ha fornito la prima dimostrazione diretta dell’oscillazione prevista da Pontecorvo. Ebbene di tutta questa storia Lucia Votano fornisce una ricostruzione veloce ma efficace ed efficiente, con lo sguardo di chi ne è stata coautrice non marginale. Una scienziata in un Paese in declino. Nel quarto sapore c’è quello della scienziata che ha piena consapevolezza del suo ruolo sociale e delle responsabilità che ne derivano: ricordando, di capitolo in capitolo, il suo essere persona del profondo Sud, donna e scienziata impegnata in un settore di punta, una vera patriota, Lucia Votano ricostruisce la storia d’Italia nel Dopoguerra e il rapporto tra il “nostro” Paese e la ricerca scientifica. In questo periodo la scienza italiana ha raggiunto vette altissime in fisica (il Gran Sasso ne è esempio) e non solo in fisica. Ma il Paese non se n’è accorto, l’industria non ha risposto (altrimenti saremmo già su Alfa Centauri!) consegnando se stesso a una lunga stagione, che ormai dura da trent’anni, di declino, prima relativo e ora assoluto. Lucia Votano rimarca il fatto che il “nostro” Paese ha difficoltà a innovare e, quindi, a svilupparsi economicamente. E lega questa difficoltà al pessimo modo con cui tratta la scienza. Due i punti principali di crisi di questo rapporto: gli scarsi finanziamenti e l’esorbitante burocrazia. Ma, in realtà, ce n’è un terzo, più profondo. La scarsa cultura scientifica dell’Italia che trae origine dalla scarsa domanda di scienza del suo sistema produttivo. Nonostante la Ue. Con un’analisi comparata, Lucia Votano propone le diverse scelte che da alcuni lustri stanno compiendo molti Paesi asiatici: dapprima il Giappone, poi la Corea del Sud poi, soprattutto, la Cina. Lucia Votano fece il suo primo viaggio nel Paese del Dragone nell’Anno Domini 1990 e osservò una Cina ai margini della grande scienza. Ora vi ritorna come collaboratrice del progetto Juno, che da solo costa quasi quanto l’intero budget annuale dell’Infn! Ad essere cambiato non è solo lo “skyline” delle città cinesi, con teorie di grattacieli prima inesistenti, ma è la Cultura di un Paese che mostra, coi fatti, di voler costruire il suo futuro puntando sulla Scienza. Non ha caso in Cina è stato acceso il primo computer quantistico dell’umanità. Il libro si chiude con una pluralità di messaggi. Ai giovani e, soprattutto, alle donne giovani: “non abbiate timore di intraprendere la carriera scientifica”. All’Italia: “se vogliamo uscire dalla spirale di declino, dobbiamo entrare nella società della conoscenza, mostrando, in particolare, di credere nella scienza”. E, infine, alla comunità scientifica: “cari colleghi non abbiate paura di impegnarvi nella comunicazione e, più in generale, nel curare i rapporti con il resto della società, sia per contrastare le post-verità o le false notizie, sia per affermare una cultura diffusa che riconosca l’assoluta rilevanza della conoscenza come valore in sé e come motore trainante del benessere sociale ed economico della nazione”. A metà Ottobre del 1914, il fisico Albert Einstein, 36 anni, e il fisiologo Georg Friedrich Nicolai, 40 anni, scrivono un Appello agli Europei. La Prima Guerra Mondiale è cominciata da poco più di due mesi e l’Europa è spaccata in due, a causa di “fake news” abilmente gestite dai signori della guerra per la distruzione degli ultimi due imperi cristiani in Europa, l’Austro-ungarico e la Russia ortodossa degli Zar. Novantatré intellettuali germanici, tra cui Max Planck, il fisico che ha portato Einstein a Berlino come membro dell’Accademia delle Scienze di Prussia, hanno appena firmato un Manifesto che giustifica l’operato delle forze armate della Germania. Einstein e Nicolai rispondono con il loro “Appello agli europei colti e benintenzionati” perché si sveglino e chiedano la pace, ma anche l’unità politica dell’Europa: “È questa unione che dovrebbe poi parlare e decidere”. Comincia raccontando questo episodio il libro “Fisica per la pace. Tra scienza e impegno civile”, una raccolta di contributi di voci diverse curata da Pietro Greco (Carocci editore, pp. 209, € 21,00) che ricostruisce attraverso nove esempi la storia dell’attivismo di alcuni scienziati contro la guerra. È giusto così, perché, anche se Einstein non fu il primo scienziato a battersi per la pace, è l’uomo che ha influenzato probabilmente più di qualsiasi altro la storia mondiale della lotta alle fake news. L’Appello del 1914 è la sua prima uscita politica pubblica sul tema della pace ed è anche il primo documento pubblico a favore dell’unità europea, poco importa che ebbe poca visibilità e ottenne l’adesione solamente di altri due scienziati. Oltre quarant’anni dopo le cose andarono diversamente: il 9 Luglio del 1955 la sala della conferenza stampa in cui venne presentato quello che passò alla storia come Manifesto Russell-Einstein era piena di rappresentanti di giornali, radio e televisioni di tutto il mondo e i concetti che vi venivano espressi ebbero una larga risonanza, racconta Alessandro Pascolini. Tutto nasceva da una trasmissione radiofonica della Bbc andata in onda l’anno precedente nella quale il filosofo e matematico Bertrand Russell lanciò un messaggio “per far comprendere al mondo i pericoli verso cui stava correndo ciecamente a testa bassa”, come ricordò successivamente lui medesimo. Il messaggio era stato sollecitato dall’avvento della Bomba H all’Idrogeno e dalle informazioni sul suo potere altamente distruttivo che non erano ancora di dominio pubblico e, mi perdoni Zichichi, non lo sono tuttora, dal momento che si confondono ancora bombe atomiche e nucleari! Il testo venne spedito dal medesimo Russell ad Einstein insieme a una lettera perché partecipasse a un’iniziativa di più ampio respiro per produrre una dichiarazione “sull’imperativa necessità di evitare una guerra” nucleare. Einstein aderì con entusiasmo e passò all’azione suggerendo come muoversi per dare risalto all’iniziativa e fornendo alcuni nomi di scienziati da contattare. Il 5 Aprile del 1955 Russell mandò ad Einstein la bozza finale del Manifesto; l’11 Aprile Einstein rispose con una breve lettera che approvava il testo. Una settimana dopo il fisico morì. Il Manifesto, che conteneva un appello universale perché non si scegliesse la guerra e quindi la morte (“Ci appelliamo da esseri umani a esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto”), proponeva anche una conferenza di scienziati per valutare i pericoli dello sviluppo delle armi di distruzione di massa. La Conferenza si svolse nel 1957 a Pugwash, un villaggio di pescatori della Nuova Scozia che aveva dato i natali a Cyrus Eaton, l’industriale che si offrì di finanziarla. Da allora la Pugwash Conferences on Science and World Affairs ha proseguito il suo lavoro organizzando conferenze per ridurre il pericolo di conflitti armati. Dal 1957 al 1973 il segretario generale dell’organizzazione fu il fisico Joseph Rotblat. Nel 1995 Rotblat e Pugwash Conferences on Science and World Affairs hanno vinto il premio Nobel per la Pace “per i loro sforzi volti a diminuire il ruolo svolto dalle armi nucleari nella politica internazionale e, sul lungo periodo, per eliminare queste armi”. C’è anche un altro modo in cui i fisici si sono adoperati per la pace. Un esempio è quello di Edoardo Amaldi e del suo ruolo nella creazione del Cern, il Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare di Ginevra, negli Anni Cinquanta del secolo scorso. L’idea che anima il fisico Amaldi è quella di una collaborazione scientifica transnazionale, ma che, come spiega Gianni Battimelli nel libro, “stava ben dentro ad un’idea più generale di Europa e dei rapporti tra scienza e società”. Insomma, anche qui le aspirazioni a un processo di pacificazione e di ricostruzione dell’Europa basata sulla collaborazione, almeno nel campo scientifico. La stessa idea guidò Amaldi nel tentativo di creare una collaborazione europea per la ricerca spaziale. I pilastri su cui si fondava questa idea erano ancora una volta la distanza da ogni interesse militare, da ogni segreto o laboratorio in quanto tale, la centralità della ricerca di base, progetti basati su internazionalismo e cooperazione scientifica. Lucia Orlando racconta il sogno dell’Euroluna e l’avventura che si concluderà con la creazione dell’Esa. Pietro Greco racconta un altro esempio di costruzione di un Ponte di Pace caro a Papa Francesco. Questa volta la città è Trieste e i due visionari che contribuiscono alla sua creazione sono fisici teorici: il pakistano Abdus Salam e l’italiano Paolo Budinich. Sono loro che immaginano e mettono la prima pietra del Centro Internazionale di Fisica Teorica (ICTP) sotto l’egida delle Nazioni Unite, in cui i giovani dei Paesi poveri del mondo possano formarsi per poi tornare nelle loro nazioni. Il libro racconta ancora la storia dell’Unione Scienziati Per Il Disarmo fondata all’inizio del 1982, attraverso le parole di quattro suoi membri eccellenti: Carlo Bernardini, Giordano Colombetti, Diego Latella e Francesco Lenci. E poi la storia delle Conferenze Amaldi, nate in seguito alla formazione del Gruppo di lavoro per la sicurezza internazionale e il controllo degli armamenti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, e che ancora oggi continuano come Forum in cui scienziati, diplomatici e politici possano confrontare le prospettive nazionali e “sviluppare la cooperazione internazionale nell’ambito della sicurezza e non proliferazione nucleare”, come scrivono Francesco Calogero, Luciano Maiani e Wolfango Plastino nel loro saggio. Infine, Carlo Schaerf racconta l’esperienza di Isodarco, la Scuola Internazionale sul Disarmo e la Ricerca sui Conflitti, e Giorgio Paolucci quella di Sesame, l’acceleratore costruito in Giordania, forse l’unico luogo al mondo dove lavorano insieme Israeliani, Palestinesi e Iraniani. Realizzazione di un sogno che a molti era sembrato un’utopia. Storie di scienziati visionari, forse, ma il cui esempio è quanto mai necessario oggi che il “Bulletin of the Atomic Scientists” ha ridotto il tempo che ci separa dalla Mezzanotte Nucleare, ovvero dalla catastrofe che spazzerà via l’umanità, portandolo a due minuti e mezzo, il punto più vicino dal 1953. Il 25 Gennaio 2018 sarà aggiornato. “Un missile balistico si sta dirigendo verso le Hawaii, mettersi immediatamente al riparo. Questa non è un’esercitazione”. L’allarme che per ben 38 muniti ha tenuto con il fiato sospeso la popolazione delle Hawaii nel Gennaio 2018 per fortuna è stato dato “solo” per errore. Una fake news nucleare made in Usa! Sia chiaro, non siamo mai stati vicini a una guerra nucleareo, almeno così speriamo, perché l’allarme non proveniva da fonti militari. A sbagliare è stato un impiegato che ha premuto il tasto sbagliato e così sono partiti in automatico messaggi di allarme che hanno interrotto i programmi televisivi e hanno raggiunto i cittadini via sms. Certo, il governatore del più orientale degli stati Usa, il democratico David Ige, ha chiesto scusa per “la sofferenza e la confusione” che lo sbaglio ha generato. Ma è possibile che un semplice errore umano generi il terrore nucleare in uno stato per 38 lunghissimi minuti? Sebbene minore, non è la prima volta al mondo che un errore provoca un allarme nucleare. E non sempre a sbagliare sono stati uomini in carne e ossa. Nell’evento più grave della storia, che si sappia, a sbagliare furono le macchine (satelliti e computer) e a salvarci fu un uomo russo, intelligente e coraggioso. A lui dobbiamo la vita, in miliardi di persone ancora viventi. E forse la stessa esistenza della civiltà umana. Il colonnello sovietico Stanislav Petrov che nel 1983 non ha creduto ai suoi occhi, e a quelli dei satelliti dell’Armata Rossa, e con un provvido atto russo di coraggio, infrangendo ogni protocollo, ha evitato di scatenare una guerra nucleare totale. Petrov è morto qualche mese fa, all’età di 77 anni. La notizia è stata divulgata il 18 Settembre 2017. E vale la pena raccontarla, la storia del colonnello russo Petrov che “ha compiuto il suo dovere” come riconosce il Presidente Vladimir Putin. Storia raccontata nel libro “L’uomo che fermò l’apocalisse” di Roberto Giacobbo e nel film documentario “The Man Who Saved the World” di Peter Antony (Uk, 2014) con Kevin Costner. Non solo perché Petrov ha evitato la più grande ecatombe della storia. Ma anche perché ci ha insegnato e ancora ci insegna a non fidarci ciecamente delle macchine, per quanto intelligenti siano, dei protocolli, delle ideologie e delle fake news. Le cose sono andate così. Siamo agli inizi degli Anni ’80 del secolo scorso. Precisamente il 26 Settembre 1983: poco meno di 35 anni fa. Da poco i caccia di Mosca hanno abbattuto un aereo civile coreano che ha sconfinato in territorio sovietico. Sono morte 269 persone e il mondo è inorridito. Da tempo il Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, va teorizzando la necessità di costruire un destabilizzante “scudo spaziale” per proteggere l’Occidente dai missili sovietici. E da poco Reagan ha definito l’Urss “l’impero del male”. La tensione tra Est e Ovest ha raggiunto un nuovo, acutissimo vertice. Jurij Andropov, segretario generale del Pcus, teme il “first strike” americano della Nato, un attacco nucleare massiccio da parte degli Usa. L’Armata Rossa è in allerta. Stanislav Petrov, 44 anni da Vladivostok, ha la momentanea direzione del “pronto allerta nucleare” presso il comando dell’Esercito sovietico in una località segreta appena fuori Mosca. Il suo compito è uno solo: avvisare immediatamente le massime autorità militari in caso di allarme nucleare, in modo che mentre gli eventuali missili americani sono in volo contro l’Urss, si possa far scattare il “second strike”, la “giusta rappresaglia” destinata ad assicurare la distruzione anche dell’attaccante. Il compito è, insieme, delicato e automatico. Petrov sa che non deve pensare, deve solo comunicare i dati. Succeda quel che succeda. Così impallidisce quando i computer gli dicono che i satelliti hanno rilevano il lancio di cinque missili americani Minutenam con testata nucleare. Ora ha pochi secondi e una sola opzione: alzare il telefono e avvisare i suoi capi. Non lo fa. Con un istinto che definirà “di pancia” Petrov intuisce che i satelliti e i computer si stanno sbagliando. Non c’è stato alcun “first strike” americano. Si tratta di un errore. No, non può alzare il telefono della risposta termonucleare russa assicurata ieri come oggi. Petrov attende. Sessanta, 120, 180 secondi…! La tensione è altissima: “sta sbagliando il sistema o sto sbagliando io?”. Petrov ne ha piena cognizione: in gioco c’è la vita di miliardi di persone e il futuro stesso dell’umanità. Seicento, milleduecento secondi…! Ventitré minuti dopo il primo allarme il colonnello Petrov constata che il suo istinto viscerale ha avuto ragione sulla fredda “intelligenza” dei computer e degli occhi dei satelliti: di missili americani in volo non ve n’è traccia, l’allarme è cessato. Può comunicare così ai suoi superiori che nulla di particolare sta succedendo. Il mondo è salvo. Il satellite aveva scambiato dei riflessi di luce da parte delle nuvole per missili in volo. I computer ne avevano dedotto che erano missili Minutenam. Lui, Petrov, ha pensato che non poteva essere vero. Non ha creduto all’oggettività delle macchine. Non ha creduto alla fake news nucleare! Così ha disatteso agli ordini salvando il mondo. Il suo, a differenza di quello delle Hawaii 2018, non è stato un banale falso allarme, ma un intelligente e coraggioso mancato allarme! Lungi dal prendere atto del suo eroismo e da premiarlo con tutti gli onori, le autorità militari puniscono il colonnello Petrov per non aver seguito il protocollo. La punizione non è, tuttavia, troppo pesante. La notizia che il colonnello Petrov lo ha salvato, il mondo l’apprende solo quando, nel 1998 Yury Votintsev, generale russo di un Impero che ormai non c’è più, pubblica il suo diario. Petrov diventa così noto, ma non celebre. La Casa Bianca e Hollywood colpevolmente lo ignorano. Gli Usa tacciono. Idem la Ue e la Nato. Nel 2006 viene premiato nella sede della Nazioni Unite dalla Association of World Citizens, mentre nel 2013 riceve il prestigioso Dresden Peace Prize e la sua storia viene raccontata in un documentario britannico solo nel 2014. Stanislav Petrov, l’uomo che ha salvato il mondo e che ha creduto più al suo istinto che ai computer, è morto solo a Fryazino, un quartiere alla periferia di Mosca, il 19 Maggio 2017. Quel mondo che lui ha salvato lo apprende, chissà perché, solo sei mesi dopo: il 18 Settembre 2017. Un Patriota della Russia e della Terra. Da onorare. La sua vicenda come quella delle Hawaii ci ricordano che viviamo ancora, colpevolmente, sull’orlo dell’abisso nucleare! C’è poi la storia di Marica Branchesi. “È recente la notizia della giovane scienziata di Urbino, Marica Branchesi, che è stata definita dalla prestigiosa rivista Nature una delle 10 personalità scientifiche del 2017 più influenti al mondo. Il riconoscimento – scrive Isabella Maria Gioia – è dovuto al contributo che Marica Branchesi ha dato alla ricerca sulle onde gravitazionali. La giovane scienziata è stata definita da Nature “the merger maker” perché Marica è riuscita a far collaborare fisici ed astronomi di tutto il mondo, ognuno con le proprie specifiche competenze, per arrivare alla nascita della nuova astronomia che fa uso sia delle onde elettromagnetiche che dei segnali delle onde gravitazionali”. Cioè quella che è stata definita “multi-messenger astronomy”, ovvero astronomia a molti messaggeri. Marica è stata inserita nella classifica, che Nature di consuetudine stila ogni anno (Ten people who mattered this year), subito dopo David Liu che lavora sulla biotecnologia. Per cui genetica ed astrofisica con le onde gravitazionali sono i campi dove le più grandi scoperte del 2017 sono state compiute. “Qui io non ripeterò le notizie sulla scoperta delle onde gravitazionali e del grande successo che ne è seguito, o del contributo di Marica, perché esse sono state ampiamente riportate dalla stampa. Vorrei invece parlarvi di Marica: io la conosco molto bene – rivela Isabella Maria Gioia – perché lei è stata prima mia dottoranda e poi post-doc e ha passato con me i primi 6 anni del suo percorso scientifico. Marica si è laureata nel 2002 in Astronomia con i Professori Roberto Fanti e Carla Giovannini con una tesi in Radioastronomia. È stata poi introdotta come mia dottoranda all’astronomia a lunghezze d’onda X e si è dottorata con una tesi sulle radiosorgenti trovate nei campi di ammassi di galassie che erano stati selezionati in X. E infine ha passato altri tre anni con me sino al 2009 continuando a lavorare sul soggetto della sua tesi. Ho sempre cercato di mandarla il più possibile a congressi, a volte anche al posto mio, per presentare i risultati del nostro lavoro e per farla conoscere. Dopo tre anni però, dati i grandi finanziamenti della ricerca (!!), non sono più riuscita a pagarle lo stipendio con i miei grant ed è allora che lei ha deciso di tornare alla sua amata città natale, a Urbino dove si trova la sua famiglia. Marica è brava sia come studentessa che come ricercatrice ed è una persona affidabile. Io sapevo che, quando i dati venivano analizzati da lei, il risultato sarebbe stato sempre corretto. La sua modestia può essere scambiata per timidezza, e all’inizio un poco timida lo era, ma in realtà Marica ha un forte carattere, sa cosa vuole e cosa fare per raggiungere il suo scopo. All’Università di Urbino, non essendoci astrofisica, ha iniziato a collaborare con colleghi di una sezione dell’Infn ed è entrata a far parte della Virgo1 Collaboration come esperta in astrofisica appunto. Infatti, da brava “merger maker” (come l’ha definita Nature), lei ha fatto da “liaison” tra i due campi portando alla scoperta dell’origine delle onde. Le onde gravitazionali costituiscono un campo del tutto nuovo per lei! La sua grande intuizione è stata quella di capire subito che non bastava rilevare un’onda ma occorreva anche trovarne la controparte, cioè individuare l’oggetto celeste responsabile dell’emissione dell’onda gravitazionale. Cioè quel processo, che noi chiamiamo identificazione, sia essa una controparte ottica o radio o X o a qualsiasi altra lunghezza d’onda. Questo nuovo campo di lavoro – spiega Isabella Maria Gioia – l’ha portata a passare 6 mesi al California Institute of Technology o Caltech dove Marica è stata coinvolta ancor più con la collaborazione LIGO2 e Virgo1. Ed è lì a Caltech che Marica ha incontrato Jan Harms, il fisico che è diventato il suo compagno di vita e che lavora anche lui sulle onde gravitazionali. Dopo il periodo al Caltech Marica è ritornata a Urbino; ha vinto un FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base) e ha preferito tornare in patria per crearsi un suo gruppo di ricerca. Jan, con grande coraggio, ha abbandonato il Caltech e, con una borsa di studio, l’ha seguita in Italia. Purtroppo l’Università di Urbino non ha riconosciuto il potenziale di Marica e di Jan e, nonostante lei sia riuscita a portare all’università un milione di euro, e lui una senior Marie-Curie – rileva Isabella Maria Gioia – l’Università non ha aperto posizioni permanenti nel loro settore scientifico disciplinare. Hanno avuto due bimbi, il primo, Diego, è nato quando avveniva la prima rilevazione delle onde gravitazionali nel 2015 da parte della collaborazione LIGO2 e Virgo1. Ricordo che Marica mi diceva che non ha mai sofferto per mancanza di sonno dovuta al suo neonato, come succede a molte neo mamme, perché lavorava anche di notte sia con il computer che con il cellulare per mandare gli “Alerts” della scoperta delle onde a ben 70 gruppi di astronomi sparsi per il mondo. Il secondo figlio, Damian, è arrivato circa un anno e mezzo dopo, prima della terza detezione delle onde gravitazionali. Nonostante la loro tenera età, i due bimbi hanno già fatto più di un congresso con i loro genitori! Marica e Jan sino a poco tempo fa erano precari, i loro fondi stavano per scadere e nessuna posizione si profilava all’orizzonte. Hanno iniziato a partecipare a tutti i possibili concorsi per ottenere un posto. Dall’estero sono pervenute loro delle offerte anche molto allettanti, ma loro avrebbero voluto rimanere in patria. In Italia c’è fortunatamente una persona che ha subito capito chi sono Marica Branchesi e Jan Harms, questa persona è il fisico Eugenio Coccia, Rettore del forse più cosmopolita istituto di ricerca Italiano, il GSSI, cioè il Gran Sasso Science Institute. Il GSSI è una scuola superiore universitaria con sede a L’Aquila. Nata nel 2012 come istituto di ricerca e di alta formazione dottorale dipendente dall’Infn, è stata stabilizzata e resa autonoma nel 2016. Il GSSI ha aperto due nuove posizioni “tenure track” che Marica e Jan si sono aggiudicati, stabilendosi quindi con i loro bimbi a L’Aquila. Marica è entusiasta di lavorare in questo Istituto, mi ha detto più volte che non solo si trova benissimo con colleghi e studenti, ma anche che non sente affatto la mancanza del Caltech, insomma un Istituto ad alto livello. Vorrei concludere dicendo che Marica è una persona piacevolissima, intelligente, grande lavoratrice e molto modesta, una persona che raramente si trova! Con lei ho sempre avuto uno splendido rapporto, e anche ora che non lavoriamo più insieme, troviamo il modo di vederci una volta o due l’anno nella sua casetta di Urbino (che il padre Davide ha costruito con tanto affetto per lei e per sua sorella Marilisa!). Mi sa che in futuro dovrò allungarmi un po’ più a Sud per visitare Marica e Jan e i loro bimbi!”. Dal 14 al 18 Maggio 2018, si terrà a L’Aquila, presso il Gran Sasso Science Institute, il 136mo European Study Group with Industry (ESGI), il workshop europeo (https://sites.google.com/view/esgi-laquila-2018/home?authuser=0) dedicato al mondo della ricerca e dell’industria. Organizzato dal Gran Sasso Science Institute e dall’Università degli studi di L’Aquila (Dipartimento di Ingegneria, Scienze dell’Informazione e Matematica) l’evento della durata di una settimana vedrà le aziende interessate presentare problemi derivanti dalla loro esperienza quotidiana, mentre gli organizzatori garantiscono la partecipazione di esperti nel campo di ricerca appropriato. Attraverso un lavoro di “problem solving” l’ESGI mira a fornire un’opportunità esclusiva per le interazioni tra matematici, scienziati e industriali. Magari per l’ideazione, la costruzione e il varo di vere astronavi interstellari made in Italy, liberamente. Gli “European Study Groups with Industry” sono iniziati con il primo “Study Group” ad Oxford (Regno Unito) nel 1968. L’esperienza fu di tale successo e consentì connessioni fruttuose tra matematici e industriali, tanto che altri Paesi europei adottarono lo stesso format. Durante l’evento abruzzese 2018, accademici e rappresentanti delle aziende affrontano insieme i problemi proposti dalle stesse aziende usando il linguaggio universale della matematica, allo scopo di offrire nuovi metodi che possano portare a ulteriori risultati industriali. Nelle precedenti edizioni hanno partecipato aziende come la Philips, l’Unilever e la IBM. Anno dopo anno, l’incontro è diventato un forum per la condivisione delle conoscenze riconosciuto a livello internazionale. Registrazioni aperte fino al 7 Aprile 2018. Per registrazioni e informazioni, si rimanda al sito web ufficiale. Dedichiamo questo contributo alla Memoria di Adalberto Giazotto. Se ne è andato nella notte tra il 15 e il 16 Novembre 2017 il grande fisico Adalberto Giazotto, padre dell’antenna Virgo, il più grande rivelatore di onde gravitazionali mai realizzato in Europa. Nato nel 1940 a Genova, Giazotto aveva studiato Fisica nell’Università di Roma La Sapienza, dove si era laureato nel 1954 con una tesi di fisica teorica. Quindi aveva cominciato a lavorare nei Laboratori Nazionali di Frascati dell’Infn con il gruppo di Edoardo Amaldi e Gherardo Stoppini. Dal 1968 al 1973 aveva proseguito la sua attività di ricerca in Gran Bretagna, nell’acceleratore di Daresbury. Poi il rientro in Italia e la collaborazione con il Cern di Ginevra. Negli anni successivi aveva cominciato a interessarsi al problema della rivelazione delle onde gravitazionali: era cominciata così la storia delle ricerche condotte a Pisa che, all’inizio degli Anni ‘90, avevano portato alla costruzione dell’interferometro laser Virgo. Giazotto era stato il primo a considerare la regione delle basse frequenze quella dove andare a cercare le onde gravitazionali. I suoi sforzi avevano determinato le caratteristiche di Virgo, realizzato in Italia da Infn e Cnrs francese (Centre National de la Recherche Scientifique), e avevano influenzato anche il lavoro di sviluppo condotto sugli interferometri Ligo negli Stati Uniti d’America. Ligo e Virgo sono stati i protagonisti delle più recenti scoperte che hanno emozionato non solo la comunità scientifica ma anche il grande pubblico. Così lo ricorda Eugenio Coccia, rettore del GSSI: “Conoscevo Adalberto da circa 35 anni, come collega e amico. Ci ha lasciati un fisico sperimentale e un uomo straordinario, ricco di qualità intellettuali e umane e di interessi culturali diversi, che spaziavano dalla musica ai cristalli, che raramente coincidono in una stessa persona. A lui si deve Virgo, alla sua visione scientifica e grande determinazione si deve l’aumento di sensibilità delle antenne alle frequenze più basse raggiungibili con gli interferometri, una caratteristica chiave per la scoperta delle onde gravitazionali. Perdiamo un grande signore della fisica”. Lo ricorda Marica Branchesi, ricercatrice del GSSI: “Sentii parlare di Giazotto molto prima di entrare in Virgo o di interessarmi dell’astronomia delle onde gravitazionali. Quando ancora nessuno credeva possibile la rivelazione di onde gravitazionali, Adalberto aveva già iniziato a parlare della possibilità di fare astronomia multimessaggera con noi ricercatori. Su questo è stato uno dei pionieri. Senza dubbio un forte sostenitore dell’astronomia multimessaggera e dell’importanza di far collaborare gli astronomi internazionali su questo tema”. Prima di lasciare la Terra, Giazotto ha potuto condividere con i suoi colleghi l’emozione della prima onda gravitazionale “ascoltata” nel 2015 e annunciata l’11 Febbraio 2016. Per la scoperta ha ricevuto il Premio Fermi 2016, il più importante riconoscimento della Società Italiana di Fisica, insieme a Barry Barish, membro del Comitato Scientifico del GSSI, vincitore anche del Premio Nobel. La vita di Adalberto Giazotto, dedicata alla ricerca e alle idee visionarie, rappresenta il vero valore della Scienza, capace di trascinare l’Uomo in imprese inimmaginabili come lui medesimo disse qualche anno fa: “Virgo è un’impresa unica e doveva compiersi fino in fondo, perché quello era il suo destino. Non poteva essere altrimenti: Virgo era ed è l’esperimento più bello del mondo”. Per aspera ad astra.
© Nicola Facciolini