L’AQUILA. SIMONA RISDONNA: IL RUGBY FA BENE AI RAGAZZI E MI AUGURO CHE PRESTO TORNINO A GIOCARE

di Renato Ventresca

Simona Risdonna, madre esemplare di Massimo e Marco Pouget, che giocavano nel Paganica Rugby, fino a prima della sospensione delle attività agonistiche a causa del il Coronavirus, ritiene che il Rugby faccia molto bene ai ragazzi.

Lo sport è quell’insieme di attività fisiche e mentali che mirano al raggiungimento ed al mantenimento, per l’essere umano, di una buona condizione fisica e mentale.

Per i ragazzi lo sport assume un valore fondamentale, perché aiuta a crescere sani e può garantire un contesto sociale e relazionale privilegiato.

Il rugby è uno sport di squadra che privilegia la socialità ed il valore del gruppo.

I ragazzi imparano presto a capire che per quanto siano forti e veloci non possono battersi da soli contro la squadra avversaria.

Hanno bisogno del sostegno dei propri compagni ed ognuno può concorrere per la vittoria in base alle proprie qualità e capacità.

Il rugby è uno sport in cui forza, agilità e velocità sono fondamentali e molto difficilmente queste qualità si trovano racchiuse in una sola persona.

In altri termini c’è spazio per tutti, a patto che vi sia l’impegno e la voglia di essere in sintonia con i proprio compagni.

Il rugby assume un valore importantissimo per quei ragazzi che non riescono a canalizzare tutta la loro energia e che, per questo motivo, incontrano problemi sociali di varia natura.

Molti ragazzi troppo esuberanti sono riusciti ad investire nel rugby la loro energia in eccesso e sono diventati dei punti di riferimento per i propri compagni di squadra.

Viceversa molti ragazzi con poca fiducia nelle proprie capacità, hanno trovato nei propri compagni la sicurezza necessaria per superare i propri complessi e le proprie paure.

“Nel Rugby cede l’agonismo individuale, il virtuosismo del singolo, per lasciare il posto all’ascesa del “gruppo” nel quale le competitività individuali, prima si compongono, poi si fondono, risolutive, secondo schemi prestabiliti, traducendo i contributi e le capacità di tutti nella storia dell’evento.

E’ questa vita di “gruppo” una caratteristica specifica del rugby.

Viverla significa tendere verso quella finalità formativa che sta tanto a cuore alle comunità sane, perché essa finalità ha come supporto una genuina educazione alla socialità”.

Per questo motivo il rugby ha le carte in regola per svolgere per i giovani un ruolo sociale ed educativo importantissimo.

Lo sport deve tornare ad essere un modello positivo per i giovani.

Deve recuperare la dimensione etica e morale che in molti casi ha perduto a causa dei forti interessi economici.

Deve soprattutto tornare pulito, perché solo così può riacquistare l’autorevolezza necessaria per proporre ai giovani dei percorsi di crescita, per costruire una società migliore.

Per concludere ritengo che investire nel rugby oggi, vuol dire soprattutto investire nei giovani e quelli che frequenteranno gli ambienti del rugby, il campo, le attrezzature, la club house (dove si svolge il famoso terzo tempo, in cui la squadra vincente e quella perdente condividono un pasto in amicizia ed allegria) molto probabilmente eviteranno, o frequenteranno meno, i posti dove l’alcool, le droghe e la trasgressione sociale la fanno da padrone, come spesso e tristemente leggiamo nelle pagine di cronaca.

Pertanto, Simona Risdonna auspica che i giovani possano tornare presto in campo, per segnare la meta più importante della vittoria sul Coronavirus.

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