“Lavoro e dignità”, si è svolta oggi la conferenza organizzata da Nazzareno Di Matteo

Organizzata dall’associazione Avezzano jazz – il gallo canta il rock, si è svolta oggi la conferenza della lista “Libertà è partecipazione”, con candidato sindaco Nazzareno Di Matteo, sul tema “ Lavoro e dignità”.

L’introduzione, svolta da Mario Casale, ha evidenziato alcuni dati sui quali si è sviluppato il dibattito.

I dati più significativi:

Nucleo industriale di Avezzano:

dai 4.400 posti di lavoro del 2008 ai 2700 del 2016, con una riduzione drastica pari oltre il 35%;

riduzione delle aziende da 100 a 80 (Presider, Silver Car, Brenta);

Forte taglio di posti di lavoro (Cartiera Burgo, Lfoundry, Kidco);

Contratti di solidarietà per SAES, Lfoundry e diverse piccole e medie imprese sopravvissute.

Disoccupazione provinciale 87.888  al 31.12.2016 di cui  comprensorio Avezzano 37.402, con il 42% di iscritti stato disoccupazione

fonte: agenzia per l’impiego di Avezzano

 

La lista ha citato più volte l’articolo 3 della COSTITUZIONE

art. 3 primo comma

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”

 

Negli ultimi 10 anni la Marsica ed Avezzano hanno subito un forte calo di occupazione e la disoccupazione evidenzia nel nostro territorio la percentuale più alta in provincia (oltre il 42%).

L’obiettivo al centro della campagna elettorale della lista è il lavoro, evitando il ricorso ai sussidi e all’assistenzialismo con inutile spreco di risorse.

 

 LAVORO PER TUTTI.

COSTITUZIONE

Art. 3 secondo comma

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economia e sociale del Paese.

 

E’ necessario un grande piano di investimenti pubblici per mettere in sicurezza l’assetto idrogeologico di Avezzano in zone già identificate e assolutamente pericolose.

Sapersi difendere da eventi naturali e tragici come il terremoto, ma anche da eventi normali come piogge prolungate che devastano colture e territori non in sicurezza.

In questo ambito l’abbattimento ovunque delle barriere architettoniche.

Finanziamenti provenienti da leggi esistenti e comunque nazionali ed europee.

Ciò, oltre a mettere in sicurezza territorio e abitanti, fornirebbe occasioni di lavoro imponenti capaci di ridurre drasticamente la disoccupazione, vero dramma quotidiano di migliaia di persone.

 

Non è vero che in città va tutto bene e dopo le elezioni andrà meglio.

Vi è una rappresentazione della città non degna della intelligenza media dei cittadini.

Alcune cose sono state fatte, ma siamo all’apparenza, alla superficie.

Vi è un disagio profondo, vi è una grande sfiducia nei confronti di questa politica perché non coglie il malessere, dovuto essenzialmente alla mancanza di lavoro e alla sottomissione costante alle leggi del mercato.

Bisogna tornare alla giustizia sociale, alla eliminazione delle disuguaglianze e alla costruzione della felicità.

 

Le imprese nel nucleo industriale di Avezzano negli ultimi 10 anni si sono ridotte, passando da 100 a 80 circa, impoverendo il territorio e svuotando la stessa funzione del consorzio del nucleo industriale. La riforma Arap attualmente in corso non risponde alla necessità primaria di rivitalizzare il nucleo industriale e rendere il territorio marsicano più conveniente per le nuove imprese interessate ad investire.

 

Nonostante ciò, alcune realtà industriale presenti brillano di luce propria e si caratterizzano come imprese eccellenti, potenzialmente capaci di rilanciare uno sviluppo economico moderno e avanzato tecnologicamente,

Il riferimento è a SMIC (ex Lfoundry), ora di proprietà cinese, Telespazio e FIAMM.

Queste tre realtà, collaborando organicamente, potrebbero trasformare il territorio e renderlo veramente all’avanguardia, se soltanto pensiamo alle grandi risorse di cui dispongono, sia intellettuali che economiche.

Insieme all’università potrebbero mettere in campo progetti per la città, come già altre grandi imprese in altre grandi città hanno fatto, per rendere Avezzano e la Marsica un polo di eccellenza nel settore scientifico e tecnologico, magari una originale città della scienza, in cui utilizzare al meglio le risorse del territorio e non solo. Ribadendo che la presenza di una sede staccata di università rappresenta una grande occasione di cultura che va salvaguardata, potenziata e per la quale va chiesta ai comuni della Marsica di contribuire maggiormente con l’erogazione di fondi proporzionata alle loro dimensioni.

Anche il CRAB, nonostante la disattenzione regionale sui centri di ricerca presenti in Abruzzo, può svolgere un ruolo di primo piano se opportunamente rilanciato, intanto attraverso l’uscita immediata dalla messa in liquidazione dell’ente, e rifinanziato immediatamente, dopo anni di paralisi.

 

Ricerca e innovazione sono essenziali per rendere il paese competitivo, ma l’Italia investe solo 1,3% del PIL, praticamente una vergogna pubblica, mentre altri paesi europei investono oltre il doppio, praticamente la morte della ricerca italiana. Dal 2008 l’università ha perso un miliardo di finanziamento e 10.000 ricercatori.

 

Perché i giovani devono restare ad Avezzano? Dove soprattutto non c’è lavoro, con il suo 42% di disoccupazione. Una tragedia quotidiana che spesso si consuma nella rassegnazione o nel precariato, nello sfruttamento di lavoratori e lavoratrici, con il lavoro nero, o con forme di flessibilità legali come il lavoro a chiamata o il lavoro in somministrazione.

Molte aziende, dai sevizi all’industria all’agricoltura (centri commerciali grandi e piccoli, SMIC, aziende agricole) attingono a questo mercato del lavoro, con l’obiettivo di risparmiare sul costo del lavoro e sui diritti dei lavoratori, per aumentare i propri profitti.

Aziende come SMIC assumono in somministrazione centinaia di lavoratori, attualmente circa 240, con contratti a tempo determinato quindicinali. Insomma ogni 15 giorni i lavoratori devono o possono essere assunti o licenziati, a seconda delle compatibilità produttive. Naturalmente guai ad ammalarsi, nel qual caso il contratto non viene rinnovato.

Il salario di un dipendente in somministrazione è “naturalmente” più basso di un tecnico SMIC.

 

Un piacere sadico nell’umiliare i rapporti di lavoro a senso unico, con l’obiettivo esclusivo di favorire una parte, quella imprenditoriale.

Perché non applicare un contratto a tempo determinato normale, anche mensile, o a part-time?

Perché i costi per le imprese sono più alti e i diritti dei lavoratori più tutelati.

 

 

Insomma lotta alle diseguaglianze e alle forme più odiose di rapporto di lavoro, come la somministrazione o il lavoro a chiamata. E naturalmente alla raccomandazione.

 

Ma una nuova classe dirigente che da pari a pari si confronta con il mondo avanzato imprenditoriale per realizzare disinteressatamente progetti efficaci, in grado di dare lavoro, si può realizzare con una messa in discussione dello stato attuale, dove tutto è determinato dalla potenza economica, insomma dai soldi, dal sopruso e dal condizionamento. Insomma poca libertà.

 

Insomma la lista di Di Matteo vuole dare voce a chi non ce l’ha perché non ha il potere e non ha gli strumenti necessari.

Ma uno scatto di dignità è sempre possibile e salutare.

 

PER QUESTO IL LAVORO E’ LA PRIMA COSA

PER L’AUTONOMIA, PER LA DIGNITA’, PER LA LIBERTA’ DELLE PERSONE.

 

E UNA AMMINISTRAZIONE COMUNALE SERIA, ATTENTA E SENSIBILE PUO’ FARE MOLTO.

Il dibattito si è concluso con l’invito di Nazzareno Di Matteo a partecipare al comizio di chiusura della lista che si terrà venerdì 9 giugno in via Paganini, presso le transenne installate dai proprietari della ferrovia che limitano la libertà dei residenti.

 

 

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