Entro adagio per non disturbare, osservo in silenzio quella minuta donna che spazza a terra. La casa, di antica costruzione rende omaggio agli anni che furono, attimi di vita vissuta. Su un piccolo mobile delle foto antiche, in altrettanti cornici. Sul gas un pentolino borbotta, chiedo alla donna che sia che rantola cosi stufato, lei, con dolce voce fioca mi dice che è solo acqua, pane e un po di conserva. Quanti anni solcano quel viso, l’ombreggiato dei capelli sfiora la luce in un argenteo bagliore. Chiedo alla piccola donna se puo’ dedicarmi un po di racconti del suo vissuto, lei osserva a terra e mi dice ” di tempo ne ho avuto tanto, ora aspetto soltanto il mio, ma non posso perdere questa occasione “. Contento della risposta, penso che raccontare la propria vita vissuta sia un momento bello, ma lei blocca le mie inutili fantasie aggiungendo alla frase passata ” ho due figlie, e sei nipoti se non ricordo male, ma quella porta non si ombreggia mai “. A quelle parole il mio cuore si ferì, l’ombreggiar della porta era il sintomo che nessuno solcava quell’uscio bloccando i raggi del sole. La vita di un anziano sono perle antiche di saggezza, emblemi incontrastati di chi fu. Ogni volta che la mente la riporta al caro marito Ettore, la luce scava nei suoi occhi, scalda il suo cuore, anima quella voce fioca. Delle figlie resta solo lo sguardo assolto di un anziano.
” non gettare chi ha dato il nome alla tua anima, rendila viva finchè la morte non renderà il tutto vano ” ( Cicchetti Ivan )