LO SPLENDORE DEL SOLE IN UNA CAMERA D’AMBRA – L’ORO DELLE SS

Ma che cosa contengono i vagoni di Walbrzych? Più che oro e gioielli in generale, alcuni ricercatori hanno in mente un tesoro ben preciso: la famosa “camera d’ambra”. Una stanza dalle pareti interamente rivestite di ambra, la resina preziosa del Mare del Nord. L’oro giallo tanto ambito nell’antichità. Questa camera, la cui riproduzione si può ammirare oggi nel Palazzo di Caterina a Tsarskoye Selo, in Russia, a 25 km da Pietroburgo, era qualcosa di eccezionale. Cinquantacinque metri quadrati con pareti e mobili interamente ricoperti di pannelli d’ambra, specchi, preziosi stucchi e foglia d’oro. Sei tonnellate d’ambra ci sono volute per realizzare questo lusso senza eguali. Insomma, un capolavoro dell’arte barocca che, di certo, valeva una fortuna. Chi l’aveva visto, disse che la camera d’ambra aveva imprigionato lo splendore del sole.

La “Bernsteinzimmer” (questo il nome tedesco della stanza) era stata progettata da un architetto tedesco per andare ad arricchire il palazzo berlinese di Charlottenburg, ma fu donata, nel 1716, dal re prussiano Federico Guglielmo I all’imperioso Pietro il Grande, zar di Russia. Per quasi due secoli la stanza rimase a Tsarskoye Selo. Poi, nel 1942, fu trasferita dai nazisti nel castello di Königsberg. Ma dalla fine della Seconda guerra mondiale è scomparsa. Scomparso è anche il castello di Königsberg. Dopo aver subito gravi danni nel 1945, fu demolito per ordine di Leonid Breznev che intendeva far costruire in quella zona la casa dei Soviet, un progetto mai realizzato. Intanto, però, della camera d’ambra non vi era più traccia. Si pensò che fosse stata bruciata, ma non esistono prove né indizi a riguardo. Si pensò che fosse stata di nuovo smontata pezzo per pezzo, e poi nascosta nei sotterranei del maniero di Königsberg, gallerie sotterranee che raggiungono il Duomo della cittadina tedesca ma sono, al momento, inaccessibili.

Eppure un ricercatore di Monaco di Baviera, Bernd Esser, non crede che la preziosa camera dorma nei vagoni celati in un tunnel polacco e nemmeno nelle gallerie sotterranee di Königsberg. La sua idea è un’altra, si basa su un documento ben preciso e ipotizza la stessa meta raggiunta dal tesoro di Merkers: gli Stati Uniti d’America. Esser è convinto che la camera, dopo essere stata rimossa dal castello di Königsberg, sia stata trasportata nella Turingia, poi nel Museo di Weimar, quindi a Ratisbona, e infine in America.

Il documento chiave in possesso di Esser, è un telex. Lo scritto si trovava in una cassa che apparteneva a Heinrich Himmler, appassionato di antichità e Reichsführer delle SS. Era una delle undici casse che contenevano i documenti del capo delle SS e oggi viene custodita all’Istituto di Storia Moderna di Monaco di Baviera. Nel telex si parla di “metalli preziosi” che furono trasportati dalla città di Weimar insieme con macchine e attrezzi. I due ufficiali incaricati del trasporto erano stati stazionati nella Prussia orientale, quindi non lontano dal castello di Königsberg, dove si trovava la camera d’ambra. Secondo il ricercatore monacense, la camera giunse fino a Ratisbona, dov’era una filiale della Reichsbank che avrebbe dovuto prenderla in consegna. Invece gli americani requisirono tutto. Anche questa volta il tesoro nazista sarebbe finito negli USA.Ma se la definizione riportata nel telex “metalli preziosi” può avere molti significati e non riferirsi per forza alla camera d’ambra, esiste un altro indizio che collega la sparizione del capolavoro barocco a un’azione segreta delle SS: un messaggio che il signor Rudolf Wyst disse di aver scoperto nella ventiquattrore di suo padre Gustav, un ufficiale delle SS di Königsberg. Lo scrisse nel 1986 un ex agente segreto della Stasi (servizi segreti della Germania orientale). Il suo nome era Paul Enke e il suo cavallo di battaglia il saggio “Bernsteinzimmer Report”.

Per anni Enke seguì le tracce della camera d’ambra su ordine della Stasi e finalmente, alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, s’imbatté nel signor Rudolf Wyst. Questi gli raccontò del messaggio trovato nella valigetta del padre che recitava: “Azione camera d’ambra terminata. Deposito in B III. Esplosione avvenuta.” Una storia che il signor Wyst aveva già dichiarato niente di meno che al KGB, nell’anno 1959. Laddove il “B III” si riferiva al Bunker numero 3, situato presso la sassaia di Königsberg, Prussia orientale.

Purtroppo il biglietto incriminato fu dato alle fiamme dallo stesso Rudolf Wyst poco dopo il ritrovamento, un po’ per ignoranza – a quell’epoca Rudolf aveva appena 11 anni – un po’ per paura delle conseguenze. La scoperta ebbe luogo nel 1947, quando la famiglia Wyst viveva in un territorio occupato dai russi che sarebbero stati ben felici di conoscere il segreto della camera d’ambra. Fu soprattutto la madre di Rudolf a convincere il ragazzino a sbarazzarsi al più presto sia del messaggio, sia della ventiquattrore che lo conteneva. Ma nemmeno questo accorgimento poté evitare la strana morte del padre.

Gustav Wyst spirò il 14 ottobre 1947 nell’ospedale in cui era stato ricoverato per malattia. All’improvviso, proprio quando la sua salute era visibilmente migliorata, “dopo la visita di due vecchi compagni d’armi”, disse alla famiglia Wyst l’infermiera di turno. E il segreto della camera d’ambra morì con lui. Ma le stranezze non erano ancora finite. Qualcuno voleva essere sicuro di eliminare ogni traccia. Pochi mesi dopo, durante la notte di San Silvestro, perse la vita anche il fratellastro di Gustav Wyst. Fu trovato morto in aperta campagna, il suo cadavere mezzo svestito e abbandonato in un campo. Era stato avvelenato.

Nel 2012 un altro grande tesoro artistico ha fatto parlare di sé. È stato trovato nell’abitazione di Cornelius Gurlitt, un collezionista d’arte tedesco. Nella sua abitazione a Monaco di Baviera, le forze dell’ordine hanno scoperto una raccolta di 1500 opere d’arte dal valore inestimabile. Era appartenuta a suo padre Hildebrand, direttore di museo e storico dell’arte all’epoca del Terzo Reich. Maestri del calibro di Dürer, Picasso, Renoir: una collezione favolosa dalle origini oscure che giaceva nascosta nelle stanze buie dell’abitazione monacense, deposta lì disordinatamente come in un magazzino, lontana dagli sguardi di tutti. La raccolta derivava, probabilmente, dalle ruberie dei nazisti. Ma alle obiezioni delle autorità tedesche Cornelius Gurlitt si oppose con veemenza, sostenendo che le opere erano state acquistate regolarmente da suo padre nel corso degli anni, e non si riuscì a dimostrare il contrario.

Nel maggio 2014, il mal di cuore stroncò Cornelius Gurlitt e la preziosa collezione lasciò la Germania per essere trasferita in Svizzera, nel Museo dell’Arte di Berna (Kunstmuseum Bern), secondo le disposizioni testamentarie del defunto. Ma già mesi prima, sulla scia del clamore  mediatico che aveva accompagnato il ritrovamento della raccolta, il cugino di Cronelius provocò un secondo éclat. Questo stravagante fotografo sessantenne, attualmente residente a Barcellona, raccontò ai giornalisti che Gurlitt sapeva benissimo dove si trovava la camera d’ambra. Verità? Menzogna? Interpellato dai giornalisti sulla cosa, Cornelius Gurlitt rispose: „Lo dirò soltanto prima di morire“. Invece nessuna rivelazione è arrivata. Come tutti quelli scomparsi prima di lui, anche Gurlitt ci ha lasciati a bocca asciutta.

 

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