Meteo. Un’area di alta pressione di origine Subtropicale aveva sormontato in maniera poco omogenea il nostro stivale, attraverso un’iniziale e sostanziosa rimonta di estrazione tropicale-continentale. È stato infatti precedentemente preannunciato un cedimento della pressione atmosferica livellata (variazione in negativo con il riscaldamento diurno e positivo in nottata e mattinata) in area montuosa a causa delle termiche attanagliate dalle infiltrazioni instabili balcaniche che agevolano la formazione di isolati temporali di calore nelle ore diurne del giorno. Il movimento dello stato iniziale dell’atmosfera è avvenuto mediante una configurazione meteorologica rappresentante una figura di alta pressione di origine azzorriana non particolarmente preponderante e a chiave di volta presa a sostituirsi con una figura anticiclonica al suolo non nettamente presente. L’Anticiclone delle Azzorre, infatti, ha ritirato le proprie redini dal bacino del Mediterraneo sostituendo l’Anticiclone nord-africano le cui espansioni entro la Primavera inoltrata e mediante l’avanguardia dell’Estate meteorologica sono maggiormente frequenti soprattutto nel periodo estivo, prendendo il moto da luogo, ossia le redini dell’Anticiclone delle Azzorre fino all’ultimo trentennio maggiormente protagonista dello scenario meteorologico euro-mediterranea, in tal modo andando ad indicare la prima ondulazione del getto annesso al ramo tropicale che viene ad ondulare come un varco dando luogo ad un promontorio, ossia un’estensione in quota e al suolo fin verso sud nonché trasportando masse d’aria calda e non molto calda poiché di matrice oceanica o tropicale-marittima, quelle nord-africane mediante medesima componente in grado di attingere dal Mare Nostrum e dai suoi bacini a causa dell’agitazione molecolare minore che la rende brulicante anche sui nostri ranghi quando sui suoi brulli e in misura minore ombreggiati dalla flora formicola o, per meglio dire, brulica sugli asfalti cittadini e si innalza innanzitutto dai suoli calcarei delle nostre montagne appenniniche. Secondo quanto precedentemente riferito l’irraggiamento del primo mattino si dissolve e l’escursione termica diviene meno marcata non solo con l’ingresso fisso dell’Estate meteorologica ancorato al primo Giugno 2022, come in ogni anno anche in questo 2022, purtroppo e non per essere pessimisti, viste le carte modellistiche, potrebbe mostrarsi “deludente” anche dal punto di vista meteorologico. Non fa ben sperare in un maggiore ausilio del tempo atmosferico, seppur le precipitazioni, dopo un Inverno relativamente instabile e abbastanza siccitoso, giovino un ruolo fondamentale. Eppure, a causa dell’effetto farfalla (Edward Lorenz) e dei numerosi effetti attribuibili alle variabili insertenelle cause in stretta relazione e in comunicazione con gli effetti, risulterebbe difficile in anche così tante righe inserirci anche le cause naturali e antropiche. I fortissimi moti convettivi vengono infatti ad instaurarsi là dove le termiche sembrano arrampicarsi convogliate da un’area di bassa pressione presente sulle cime delle montagne appenniniche e soprattutto alpine e prealpine. I temporali orografici iniziano a spuntare a cavolfiore in prossimità dei rilievi proprio a causa di tali lacune bariche sui cocuzzoli delle montagne che intendono sperimentare una vera e propria valvola di sfogo o macchine di riequilibrio termico allo sviluppo dei temporali inizialmente orografici e successivamente di calore. Ne è ben noto il temporale di calore della giornata del 16 Maggio 2022, uno dei primi della stagione, successivamente alla iniziale e modesta instabilità pomeridiana e serale del 15 Maggio 2022, ossia del giorno prima attinente alla giornata di domenica, maggiormente attribuibile ad un’origine orografica e successivamente avente anche diritto di essere classificato nella sfera dei temporali di calore avendo transitato in un altipiano o in una conca quale la Piana del Fucino traslando dall’aquilano ove si è generato attraverso una costante e non attutita cumulo genesi munita di correnti di outflow e inflow oltre che interne fino alla Marsica orientale ove, esattamente come le grandi nevicate d’Inverno, quelle che assumono successivamente carattere temporalesco e risultano in intense ma solo d’Inverno. Il sistema temporalesco a mo’ di linea temporalesca estesa dal Corno Grande alle Maiella, la Serra di Celano e il Magnola è successivamentespanciato sul versante occidentale appenninico andando a nutrirsi, a causa della pressione livellata sempre più variabilmente tale al livello del mare, del ristagno d’aria caldo-umida nei bassi strati trasportata dal così denominato Anticiclone nord-africano, figura barica che come dicevamo non è presente al suolo ma solo in quota, proprio a causa delle lacune bariche che impennano leggermente l’Inter Tropical Convergence Zone (ossia l’ITCZ). L’insegna del bel tempo ha dunque perso i benefici di una Primavera inoltrata e si abbina benissimo alla Primavera che si inoltra e trascorre con i suoi volti instabili e volubili dietro l’angolo. Il pullulare dei cumuli e dei cumulonembi rientranti nella categoria delle nubi cumuliformi diviene in questo modo ansimante e non è così possibile metterci il veto. La struttura temporalesca originatasi nelle ore diurne della seconda giornata di instabilità convettiva appenninica è stata agevolata dal richiamo verso l’alto delle localmente forti correnti ascensionali racchiudenti alla base del processo di condensazione e sublimazione in media Troposfera legato ai moti convettivi che riescono ad essere esacerbato fino a tali quote. La spinta di Archimede annessa al calore latente di condensazione ne è un esempio, come se un fluido poco viscoso avesse la preponderanzaa schizzare dritto e ad espandersi come panna montata (formazioni cumuliformi) nel primo strato della Troposfera dopo che sia stato soppresso verso il basso e negli strati più bassi mediante il processo convettivo attinente al profilo adiabatico instabile e avente temperatura in diminuzione al variare della quota. Sicuramente, esattamente come sui Balcani si è infiltrata aria moderatamente fredda in quota, caratteristica affine alla stagione primaverile oramai al suo concludersi ma anche all’inizio del periodo estivo e agli episodi di instabilità estiva, fa sì che il Solstizio d’Estate si proficui anche dal punto di vista astronomico, quest’anno esattamente il giorno 21 Giugno 2022, allineandosi con il corretto comportamento dei moti di rivoluzione e di rotazione terrestre annesso anche ai leggeri sfarfallamenti dell’asse terrestre dell’eclittica, regimi di cause ed effetti che però sono relegati all’ampio circolo e lasso di tempo per il quale si verificano eventi più noti ed importanti, senza dilungarci troppo in questo ambito scientifico e rimanendo in riga con la nostra branca delle scienze, all’interno di vasti periodi spazio-temporali. L’abbondante grandinata che ha colpito il nostro territorio appenninico ne è un’evidente prova agganciata ai contrasti termici primaverili, sicuramente legati al fatto che le masse d’aria più fredda ammaestrate sul Circolo Polare Artico risultino più fredde della media climatica girovagando in senso antiorario nel nostro emisfero boreale attorno al Circolo Polare Artico siano anche se solo parzialmente correlabili al fenomeno climatico e solo successivamente quinquennale de LA NINA, la fase neutrale ed EL NINO. Quest’anno sembrerebbe di nuovo, a giudicare dalle analisi degli indici teleconnettivi, profilarsi LA NINA, un raffreddamento del Pacifico sud-orientale, ossia nell’emisfero australe, che andrebbe a rendere mutevoli le estensioni anticicloniche specie in California, agevolando inversamente alla siccità che potrebbe portare in tali aree quali anche del Sud America alternate alle piogge monsoniche più frequenti con LA NINA, eventi meteo-climatici avversi e risoluti negli sbalzi termici attraverso repentine irruzioni d’aria fredda di origine artica non solo in Autunno e in Inverno, ma improvvisamente anche fuori stagione, entro naturalmente la Primavera e qualche spiffero fresco e instabile foriero di temporali e rovesci di pioggia d’Estate, quando vi entra in gioco sicuramente l’energia termica termica presente in loco, indice di un CAPE elevato e un tasso di umidità o una percentuale più alta non solo sulle coste ma anche sulle aree interne e vallive montuose, fenomeno connesso all’alternanza tra la subsidenza atmosferica, i richiami caldo-umidi dai quadranti meridionali e un cambio di circolazione che diviene subito e di conseguenza instabile a causa delle infiltrazioni fresche e instabili in quota provenienti soprattutto dalle gocce fredde, ossia aree di bassa pressione isolate da aree di alta pressione o anticicloniche dalle loro circolazioni originarie. Un fenomenometeorologico, specie ultimamente comunque più frequente di violenza e intensità, anche se più raramente, anche nelle aree montuose.
EVOLUZIONE DEL TEMPO
La così denominata gobba algerina, tuttora avente un massimo apice dell’estensione calda sahariana sulla Penisola Iberica, il Portogallo e parte della Francia, rappresentante massimi di alta pressione maggiormente alti in quota e decisamente meno al livello del mare è inquadrata dal cuore di una lacuna barica di origine termica convogliatore, oltre alle grinfie del riscaldamento diurno favorito dall’insolazione dovuta all’assenza di nubi mattutina evaporate a causa della compressione dell’aria indotte dalla subsidenza atmosferica, sta rapidamente facendosi da parte, andando ad agevolare le stesse lacune insidiose scaturenti dairimanenti blocchi del Vortice Canadese e il Vortice Islandese semi-permanenti ancora in voga, stando alle ultime analisi e interpretazioni delle emissioni modellistiche e alle mie ipotesi in base agli indici tele-connettivi e alle mie indagini statistiche tratte dai dati della stazione meteorologica, anche per quanto concerne il mese di Giugno quando bisognerà andare ad osservare le temperature superificiali non solo del vicino Atlantico, ma anche e soprattutto del Golfo di Guinea, per vedere se fosse consenziente il sollevamento dell’ITCZ (Inter Tropical Convergence Zone) verso nord, assieme ad esso l’andamento dei cluster temporaleschi equatoriali e dei monsoni in Africa occidentale, nonché delle vere e proprie ondate di calore provenienti dalle dune sabbiose del deserto del Sahare che ne agevolando il calore e il riscaldamento spesso e in assenza di infiltrazioni fresche in quota e di tesi venti meridionali, soffiando inversamente dai quadranti settentrionali mettendolo a confronto agli accadimenti di caldo Foehn o favonio degli ultimi giorni in Pianura Padana, complice di una maggiore produzione anticipata da parte degli alberi di frutto, un forte riscaldamento dell’aria e temperature massime in impennata su valori estivi preannunciato paradossalmente parlando da un abbassamento della colonnina barometrica in variazione negativa, anziché come sta accadendo positiva e in maniera livellata sui monti. Dopo aver parzialmente inibito la cumulogenesi, nel corso del fine settimana, le condizioni meteorologiche saranno in peggioramento solo in area alpina e prealpina, poiché una lacuna barica in cut-off in spostamento dalla Spagna e i Pirenei fino alla Francia e all’Italia settentrionale richiamerà l’ascesa delle termiche agevolando convezione e lo sviluppo di temporali, localmente anche di forte intensità sulle regioni settentrionali, in sporadico sconfinamento verso l’area padana. Le condizioni meteorologiche saranno invece contrassegnate dalla Subsidenza atmosferica sulle regioni centrali e meridionali, nonché sulle due Isole Maggiori. Le masse d’aria calda di origine nord-africana aizzate dall’area di alta pressione di origine afro-mediterraneasolleveranno anche del pulviscolo atmosferico e allevieranno l’escursione termica, ossia come reso ben noto nei precedenti editoriali, la differenza tra le temperature massime e minime grazie al marcato aumento al di fuori della media stagione e sotto le sembianze di sbalzo termico da parte della colonnina di mercurio. Salvo sulle regioni del Nord Italia, il tempo si manterrà stabile e soleggiato per tutto il periodo e l’Estate si preannuncerà tale grazie al primo moderato assaggio della stagione, nonostante un po’ di brezza più fresca di monte dovuta alla ritornante delle deboli termiche in discesa sotto forma di moto discensionale dai pendii delle montagne, ma comunque lieve in questa stagione e senza che le piogge atlantiche ne abbiano sempre nello stesso contesto stagionale, inferto un duro colpo al suolo da renderne valide e favorevoli alla formazione della nebbia da condensazione nei bassi strati delle nebbie mattutine e del primo pomeriggio. L’alimentazione tra i venti settentrionali, stavolta dovuti al cambio di circolazione con una di origine nord-atlantica, più freschi in quota, la perturbazione costantemente goccia fredda si inserirà come una palla da ping pong sulle regioni del Centro Italia muovendosi solo successivamente in maniera rapida verso il Sud Italia solo a partire dalla metà della settimana che viene, ossia dal 25 Maggio. Data comunque l’incertezza sulla sopravvivenza di questa perturbazione nelle ultime ore riservata solo e soltanto al versante nordico e con il bel tempo che padroneggia anche sulla nostra regione Abruzzo, ci sono incertezze che la renderebbero non confermata riservandoci ancora giornate di bel tempo il quale avrebbe in questo modo largo spazio sulle regioni centrali e meridionali, ultimamente bersagliati a ridosso dei rilievi dall’instabilità, anche sulla restante penisola: centrale, meridionale e Isole Maggiori, in progressivo e ampio miglioramento anche al Nord Italia. Per tali motivazioni ne torneremo a parlare anche nei prossimi aggiornamenti meteo.
Grazie e al prossimo aggiornamento e approfondimento meteorologico in forma scritta.
Riccardo Cicchetti