“Monte Secine”, ultima roccaforte della Contea di Celano contro Federico II

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

      
        

“Monte Secino” o “Monte Secine”, quanta 1506, I.G.M. Monte Secine, F. 146, N.E. Comune di Aielli.

Centro fortificato marso dell’età del ferro su sommità montana riutilizzato nel medioevo come fortezza.
Il primitivo impianto italico presenta una pianta ovoidale allungata sul crinale del monte (m 320X75) con recinzione muraria in opera poligonale di II maniera visibile per uno o due filari in elevato sotto le mura medioevali. Sui versanti nord e sud sono presenti due porte “a corridoio interno obliquo”, mentre modeste tracce di fossati esterni sono individuabili sui versanti est e nord. Dai rinvenimenti ceramici e metallici interni (ceramica ad impasto, acroma ed una fibula bronzea romano-bizantina di VI-VII secolo) si potrebbe ipotizzare l’uso dell’insediamento fortificato in età antica dalla seconda età del ferro alla media età repubblicana con una parziale rioccupazione nel periodo della guerra gotico-bizantina. Il nome italico del centro poteva essere ocri Cela(?), visto che l’altura era la fase italica e successiva acropoli italico-romana del sottostante vicus Caelanum presente in basso, nella località “Cela”. Nel medioevo, probabilmente dall’XI secolo, l’altura viene rioccupata dapprima da una torre sghemba con adiacente piccolo insediamento, mentre nel corso dell’inizio del XIII secolo l’altura viene coperta da una vera e propria fortezza medioevale della contea celanese (forse del conte celanese detto “Pietro di Venere”), l’importante “Rocca di Foce” distrutta nel 1230 dalle truppe imperiali sveve durante la contesa fra Federico II e il conte Tommaso di Celano. La posizione della fortezza è, infatti, all’apice del sistema di fortificazioni dell’incastellamento di Foce, il cui nucleo demico fortificato è visibile a “Castelluccio”, sull’altura a destra delle cosiddette “Gole di Aielli-Celano”. L’impianto medioevale, in opera incerta, si svolge sovrapponendosi quasi del tutto, esclusa una piccola porzione ad est,sulla recinzione antica con ben 16 torrette rompitratta “a scudo” sul circuito esterno, mentre una porta obliqua si apre sul versante nord. Nell’interno un lungo e longitudinale muro “a spina” delimita a nord gli alloggiamenti modulari “a spina si pesce” sul crinale con vicine cisterne per la raccolta di acqua piovana. Ben tre torri caratterizzano la struttura architettonica difensiva: quella sghemba centrale(più antica), la torre-mastio pentagonale sull’altura maggiore (difesa ad est da un antemurale) ed una triangolare sull’apice ovest; altre strutture (palatium o scuderia?) e difese interne per l’accesso al mastio, documentano la complessità della fortezza medioevale che difendeva l’accesso fucense della contea da attacchi provenienti dal versante aquilano dell’Altipiano delle Rocche tramite la “Via Romana” proveniente dalla Val d’Arano di Ovindoli.

da “Carta archeologica della Marsica”
di Giuseppe Grossi e Umberto Irti
Edizione d ell’Archeoclub della Marsica
p. 246

Un grazie al Laboratorio Storico Don Andrea Di Pietro.

 

Giancarlo Sociali

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