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Invece del Parco Nazionale della Costa Teatina, arrivano discariche
L’associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina, ancora una volta si vede costretta a produrre osservazioni in critica per scongiurare progetti di sicuro impatto su di una porzione di territorio bellissimo ma pure fragilissimo. L’ostracismo verso il Parco Nazionale della Costa Teatina da parte di molti politici abruzzesi e di molte amministrazioni comunali e regionali che si sono succedute negli anni ha rappresentato e continua a rappresentare una vera e propria condanna per il territorio. La mancata presenza del Parco ha costretto cittadini, associazioni, comitati e realtà economiche a trascorrere molta parte del proprio tempo a ostacolare l’arrivo di impianti petroliferi, discariche, cementifici… Senza dimenticare i fiumi ridotti ad acquitrini e le infinite cementificazioni che, dal 2001 (anno dell’istituzione del Parco) a oggi, hanno divorato tratti di costa di straordinaria bellezza, Sembra di vivere nella terra delle assurdità, dove si sente parlare in continuazione di valorizzazione della Costa dei Trabocchi e contemporaneamente si boicotta lo strumento principe per quella valorizzazione, il Parco.
La discarica di Rocca San Giovanni, con capacità utile pari a 210.000 m3 di rifiuti da costruzione contenenti amianto legato, è solo l’ultima arrivata. Un impianto che secondo la ditta proponente, la RSG S.r.l., dovrebbe rappresentare uno strumento di riqualificazione ambientale, poiché si accollerebbe la chiusura e il recupero della discarica che stoccava rifiuti speciali già esistente nello stesso sito, di proprietà della SMI di Marrollo, chiusa nel 1997. L’area confina con la Riserva Regionale Grotta delle Farfalle e con l’omonimo Sito di Interesse Comunitario, SIC IT7140106. Un‘area formata da pendici collinari su arenarie e argille, attraversate da corsi d’acqua, con boschi freschi, carpineti misti a boschi termofili (leccete), dove oliveti e vigneti contribuiscono ad esaltare la bellezza di quelle terre, in specie nel versante orientale.
L’altra motivazione per cui dovrebbe sorgere l’impianto proposto dalla RSG, è il previsto esaurimento a breve della discarica di cemento amianto ad Ortona la cui capacità utile, pari a 245.000 m3, è quasi al capolinea, per buona pace di chi senza nemmeno leggersi il progetto, affermava che era fondamentale considerare la presenza a Ortona di una discarica già attiva in grado di contenere tutto l’amianto regionale. È bene ricordare che proprio nella fase di opposizione alla discarica nella città di Tosti, nata prima del terremoto dell’Aquila, il WWF e il comitato di residenti NADA, attraverso una grande mobilitazione, chiesero a gran forza di vietare definitivamente con una legge regionale di localizzare questo genere di discariche in mezzo alle campagne, sia perché i controlli sono più difficoltosi, sia considerando che tali discariche rappresentano soltanto una soluzione provvisoria del problema, che viene lasciato in eredità alle future generazioni, essendo la fibra di amianto eterna. Purtroppo l’inerzia della classe politica fece sì che la legge da noi richiesta venisse approvata solo quando l’iter amministrativo era già concluso, e Ortona si ritrovò comunque ad avere in casa un impianto così controverso, in un area non meno suggestiva di quella di Rocca San Giovanni, basti pensare che la chiamavano la valle delle fonti. L’unico conforto sta nel fatto che oggi quella legge, la n. 36 del 2 agosto 2010, vale a pieno titolo per evitare che a ridosso di un Sito di Interesse Comunitario si installi una discarica che smaltisce rifiuti contenenti amianto, poiché i criteri localizzativi indicano i siti industriali per questo genere di impianti. Con legge n. 5 del 23 gennaio 2018, “Norme a sostegno dell’economia circolare-Adeguamento Piano Regionale di Gestione Integrata dei rifiuti (PRGR)”, sono sopraggiunti altri motivi ostativi di non poco conto, come il nuovo quadro di riferimento per la Valutazione di Incidenza Ecologica che di fatto inficia quello prodotto dalla RSG, le distanze da case sparse e attività commerciali, la vicinanza con il bosco e la Riserva Regionale. Il WWF crede a buon ragione di aver messo nelle osservazioni seri motivi di contrasto al fine di evitare che si insedi un impianto di rifiuti contenenti amianto in un area così pregiata.
Ora l’amministrazione comunale di Rocca San Giovanni insieme a quella di San Vito Chietino, dimostrino la loro determinazione nel difendere un bene prezioso come il SIC Fosso delle Farfalle, pretendendo attraverso la normativa a disposizione dalla SMI di Marrollo, che ha ben guadagnato nella gestione della vecchia discarica di rifiuti speciali in località Fontanelli, gli interventi di recupero ambientale. In quell’area secondo i dati ARTA solo di fanghi industriali, ne sono stati stoccati ben 13649,75 tonnellate nel 1997. Quella che si chiama, una bomba ecologica, il cui onere economico ed ambientale non deve essere lasciato come spesso accade sulle spalle delle generazioni presenti e future. E intanto ancora una volta chiediamo alla politica nazionale e regionale una risposta chiara e veloce sul Parco Nazionale della Costa Teatina, senza tanti giri di parole.
Fabrizia Arduini
presidente WWF Zona Frentana e Costa Teatina Onlus