L’Aquila. Abbandona la linea diplomatica, il Presidente di ANCE L’Aquila Ettore Barattelli, in favore dei toni più insofferenti della protesta. Da questa mattina, sulla sede storica dell’Associazione costruttori, nel quartiere Torrione, campeggia uno striscione di dieci metri per due che lancia l’allarme su un momento di grave ristagno della ricostruzione: mille operai in meno nei cantieri registrati nel 2016 e, per il 2017, si attende un drammatico bilancio di duemila unità in meno, secondo l’andamento dei dati della Cassa Edile.
“Chi rallenta la ricostruzione?” è la domanda che vuole rompere un’inquietante assuefazione della città e delle istituzioni ad un modo di procedere indolente ed irresponsabile, secondo il Presidente Barattelli il quale richiama l’attenzione su alcuni nodi burocratici che da anni non trovano soluzione nonostante i solleciti, i lunghissimi confronti, i rimandi e le costose consulenze di esperti che danno torto agli uffici della ricostruzione.
“Non c’è più tempo di aspettare una presa di coscienza degli uffici sul grave intralcio che con le loro lentezze stanno procurando alla rinascita di questo territorio e della sua economia, abbiamo intrapreso la strada dei ricorsi e quindi della rottura definitiva di ogni dialogo a seguito dell’ennesimo smacco: dopo anni di attesa per veder riconosciuto un diritto come quello della copertura dei costi per i lavori di spuntellamento, è stato emesso un Decreto USRA che, nell’attestare il riconoscimento di tali importi, li remunera con un ribasso del 70% rispetto al prezzario, limitando fortemente anche le casistiche degli aventi diritto. Un provvedimento che crea una palese disparità tra il cittadino che deve ricomprendere nel buono contributo anche la spesa della rimozione dei puntelli rispetto a chi può utilizzare in pieno il contributo per i soli costi di ricostruzione.
Uno schiaffo istituzionale che si aggiunge al mancato riconoscimento dell’adeguamento ISTAT del buono contributo che ormai è parametrizzato ai valori di otto anni fa. Anche su questo abbiamo intrapreso la via del ricorso dopo anni di mancate risposte e di irrispettosi silenzi che si ripercuotono sull’intera filiera della ricostruzione, dal mondo delle professioni fino al cittadino che non può utilizzare un buono contributo adeguato al naturale aumento dei costi che colpisce tutti i beni, compresi i materiali per l’edilizia e la manodopera.
L’ultimo colpo assestato alle imprese – continua Barattelli – è stata la pubblicazione dell’Elenco degli Operatori autorizzati alla ricostruzione, coloro cioè che hanno superato lo screening antimafia. Chi è fuori dall’elenco non può stipulare contratti nel cratere. Molte le imprese che hanno fatto richiesta di iscrizione ma che non sono ancora state inserite nell’elenco per cause non dipendenti da mancanza di requisiti ma dalla lentezza degli uffici nell’esaminare le richieste. Queste imprese stanno subendo danni enormi dal provvedimento. A nulla è valsa la richiesta di buon senso di far valere la semplice richiesta di iscrizione, in attesa dell’inserimento nell’elenco, o un’autocertificazione, così come accade nelle more dell’iscrizione nelle white list, in vigore per settori a più alto rischio di infiltrazione mafiosa. Per questo problema le imprese e gli operai perdono importanti occasioni di lavoro nella ricostruzione privata, con gravi conseguenze occupazionali, per una rigidità che non viene applicata neppure nei lavori pubblici”.
Barattelli infine evidenzia il rallentamento nell’emissione degli elenchi della ricostruzione che stanno abbassando notevolmente il tiraggio di una ricostruzione appena partita, con grave rischio di riduzione dei trasferimenti dello Stato.
“Risolto, anche se non ancora del tutto, l’imbuto del Genio Civile, grazie alla sensibilità istituzionale e alle sinergie attivate al tavolo regionale del Vice Presidente Giovanni Lolli, si frappongono ogni giorno nuovi ostacoli – conclude il Presidente di ANCE L’Aquila – Ci vuole una particolare predisposizione per riuscire a compromettere l’occupazione e l’economia anche in un territorio dove insistono importanti risorse economiche, immediatamente spendibili, ed il dovere etico di riportare un po’ di normalità nella vita di una comunità ferita da una catastrofe.
E’ ormai evidente che, aldilà della complessità della missione, sussiste un problema di colpevole inerzia ed insensibilità istituzionale da parte di alcuni decisori ai quali chiediamo una decisiva sterzata” .
Redazione ilfaro24.it