Sarà il Tribunale di Pescara a decidere le sorti di Don vito Cantò, il parroco accusato di abusi sessuali nei confronti di un suo chierichetto

 
<< Don Vito mi ha detto: “vado a fare la doccia. Lascio la porta aperta, se vuoi mi puoi raggiungere” e io andai>>.
Si era bloccato, così, in attesa della decisione della Cassazione , il processo a carico di don Vito Cantò, l’ex parroco della Chiesa San Camillo De Lellis di Villa Raspa di Spoltore, accusato di abusi sessuali nei confronti di un suo chierichetto.
L’istanza presentata dall’avvocato Giuliano Milia – legale del sacerdote – sollevava la questione del “ne bis in idem”: principio secondo il quale nessuno può essere processato due volte per gli stessi fatti. A carico dell’imputato, infatti, è già pendente la condanna del tribunale ecclesiastico. Una condanna che il prete sta già scontando e che prevede l’interdizione perpetua dallo svolgiomento di attività parrochhiali a contatto con i minorenni, la sospensione per 3 anni dal ministero sacerdotale, l’obbligo di domora per cinque anni all’inteno di un monastero di Roma e la prescrizione di un “percorso psicoterapeutico”.
I Giudici della Cassazione, tuttavia, hanno considerato inammissibile l’istanza presentata e pertanto giovedì 8 giugno è ripreso il processo, davanti ai giudici del Tribunale di Pescara, che ha differito la decisione sulla stessa istanza riproposta dalla difesa. E’ stato a quel punto che la stessa difesa ha optato per la richiesta del rito abbreviato. Richiesta poi accolta dal collegio.
Il ragazzo, che all’epoca dei fatti aveva 15 anni, era stato a suo tempo ascoltato, nel corso di un incidente probatorio, alla presenza di due esperti nominati dal gip che stabilirono l’attendibilità del ragazzo e, di conseguenza, delle accuse che mosse nei confronti del prete.
Una vicenda, questa, che venne fuori grazie alla collaborazione di un’amica del ragazzo. Fu proprio la ragazza, infatti, a raccontare l’accaduto ai genitori della vittima.

Alex Amiconi

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