Dopo la scossa di terremoto di stanotte che ha fatto registrare magnitudo 2.9, con epicentro a nord de L’Aquila ed ipocentro a 9 km di profondità, il geologo Antonio Moretti ha affidato al seguente post su Facebook la sua analisi:
Carissimi, probabilmente quello che sto per dire non vi piacerà, ma vi prego di considerare la cosa con obiettività e cercare di non farmi domande a cui non so rispondere.
Il terremotino di stanotte (io manco lo ho sentito, vedete che razza di sismologo scarso sono!) si colloca proprio sotto quella faglietta che siamo andati a vedere a “ju Vastu” nella prima escursione, prima che cominciasse a piovere, e che fa parte del sistema Campotosto-Campo Imperatore, parallelo ma più esterno rispetto alla faglia di Pettino-Paganica del 2009. Come si vede dalla mappa e dalla sezione, una parte di quel segmento si è attivata tra il 6 ed il 9 giugno 2009 dopo la scossa principale del 3 aprile. L’epicentro di stanotte (la stella nera, non in scala!) è localizzato proprio all’apice di questa porzione, nella parte profonda della struttura, e non si può escludere una sua eventuale propagazione verso SE.
Studiando la morfologia del versante attraversato dalla faglia (ci sto dando una tesi con il drone proprio in questi giorni) si riconoscono almeno tre “scalini” di riattivazione dall’ultimo postglaciale ad oggi (ultimi 20.000 anni) verosimilmente relativi ad altrettanti eventi sismici di magnitudo molto elevata (>7).
Naturalmente sappiamo troppo poco dei meccanismi che regolano la propagazione dell’energia nel sottosuolo per potere affermare o smentire alcunché, tuttavia gran parte dell’energia del sistema si è certamente dissipata nel 2009 (guardate la mappa delle deformazioni del suolo rilevate da satellite) ed è estremamente improbabile che la faglia maggiore decida di riattivarsi proprio ora.
Del resto, la magnitudo di questo piccolo evento (2.9) è ben poco significativa, per cui personalmente dormirò sogni tranquilli (Equitalia a parte), almeno per quei pochi decenni che il Signore mi manderà ancora da vivere.
Questi i dati tecnici.
Permettetemi ora una considerazione.
La probabilità che torni un grande evento all’Aquila od a Campo Imperatore è in realtà molto minore del rischio che corriamo ogni giorno prendendo la macchina per andare al lavoro, salendo su di un aereo, fumando una sigaretta o camminando per le vie di Roma. Se nessuno di noi ha paura di salire in automobile è perché abbiamo l’impressione (falsa) di essere noi a controllare la situazione, e quindi molto presuntuosamente ci sentiamo sicuri.
Altrettanto, io mi sento più sicuro perché conosco la dinamica del fenomeno sismico, od almeno ne ho la presunzione. In sostanza, per quanto istintiva ed atavica possa essere la paura del terremoto, non possiamo smettere di vivere per questo, ma affrontare le nostre paure e cercare di vincerle.
Almeno, questa è la mia maniera di interpretare la vita, da umile geologo martello e scarponi.