Crollo viadotto Genova. Ordine degli Architetti PPC della provincia di Teramo: speriamo che sia l’ultima tragedia e che si impari a prevenire.
L’Italia, è noto, è un Paese molto propenso alle inaugurazioni e poco avvezzo alle manutenzioni. Si vagheggia, da anni, di grandi opere (ponte sullo stretto, TAV, potenziamento autostrade, ecc.), ma ci si dimentica della manutenzione dell’immenso patrimonio edilizio e infrastrutturale pubblico.
Il crollo del viadotto di Genova è solo l’ultimo di una lunga serie di ponti che, all’improvviso, cedono e portano con essi vite umane. In ambito tecnico e scientifico le problematiche dovute alla durabilità del calcestruzzo armato sono note da tempo, e le strutture realizzate 50/60 anni fa iniziano a mostrare le criticità dei materiali, delle tecniche costruttive e, soprattutto, della quasi totale assenza di manutenzione.
“Ogni materiale ha le sue problematiche di durata in opera – afferma l’Arch. Raffaele Di Marcello, presidente dell’Ordine – è il calcestruzzo armato è un materiale relativamente nuovo, ma da qualche tempo iniziano ad evidenziarsi le sue criticità. Aggressioni chimiche e fisiche sui materiali, errori di posa delle armature, errori di dosaggio del calcestruzzio, tecniche costruttive obsolete, tanti sono i fattori che contribuiscono a rendere le strutture costruite qualche decennio fa poco sicure, soprattutto in assenza di una costante manutenzione che arresti, o impedisca, i processi di degrado”
E così, l’Italia, letteralmente, cade a pezzi: scuole, ospedali, ponti, strade, case popolari, ma anche edifici e infrastrutture private. La soluzione? Un immediato programma di messa in sicurezza del Paese. Con quali fondi? Risparmiare evitando opere inutili o procastinabili e concentrarsi sulla riqualificazione, ristrutturazione, sostituzione, dell’esistente.
Perchè le vite umane valgono più di qualsiasi nuova grande opera e le tragedie, oltre alla perdite umane, comportano sempre altissimi costi per la ricostruzione.
Quindi, l’Ordine lancia un appello alle forze politiche nazionali, ma anche locali (perchè le infrastrutture e gli edifici da mettere in sicurezza sono anche nei nostri comuni, lungo le nostre strade, nei luoghi frequentati dai nostri figli) perchè si evitino tragedie come quella di Genova.