VIRUS ZIKA NELLO SPERMA DOPO SEI MESI DAI SINTOMI

Per la prima volta rilevata la presenza per un periodo così lungo in giovane italiano rientrato da un viaggio ad Haiti.

 

Roma, 11 agosto 2016 – Lo studio appena pubblicato da Eurosurveillance dimostra per la prima volta che il virus Zika permane nello sperma fino a 6 mesi  dopo l’insorgenza dei sintomi. Finora  precedenti studi ne avevano rilevato la presenza fino a 2 mesi.

I test sono stati eseguiti presso il laboratorio di virologia dell’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani tramite tecniche di biologia molecolare (RT-PRC) su un uomo di 30 anni che nel gennaio 2016 è tornato in Italia dopo 14 giorni dalla diagnosi di infezione da virus Zika.

I sintomi che lo avevano allarmato erano di stato febbrile associato ad astenia e a rash cutaneo per 5 giorni.

Lo studio sulla persistenza del virus Zika nei fluidi corporei ha mostrato per la prima volta che un uomo continua ad essere positivo allo sperma test per Zika virus anche sei mesi dopo l’insorgenza dei sintomi. I campioni di siero, urine, saliva e sperma sono stati raccolti in modo prospettico al fine di rilevare la presenza del Zika un virus in tali liquidi: il test a 91 giorni è stato positivo per l’urina, saliva e campioni di sperma. A 134 giorni risultava positivo solo un campione di sperma e lo stesso a 188 giorni.  Studi precedenti avevano dimostrato che il virus Zika era stato rilevato nello sperma fino 62 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi.

I risultati di questo studio confermano che il virus può persistere nel liquido seminale con implicazioni per la potenziale trasmissione sessuale. Sottolinea inoltre la necessità di raccomandare ai pazienti affetti di astenersi da attività sessuali o di usare il preservativo per almeno sei mesi. Considerando poi  che  l’80% dei casi da virus Zika sono asintomatici,  saranno necessari  altri studi per approfondire la persistenza in uomini asintomatici e i rischi potenziali per la trasmissione sessuale, oltre alla definizione di misure di screening accurati per l’analisi dello sperma crioconservato nelle banche biologiche.

In Italia sono state ad oggi 61 le diagnosi di infezione da Zika contro i 1111 in Europa (dati ECDC) e in tutti casi si tratta di viaggiatori tornati da paesi ad alto tasso di trasmissione del virus attraverso la zanzara Aedes.

 

“L’INMI Spallanzani è impegnato a studiare patogenesi, virologia ed epidemiologia del virus Zika, oltre che alla cura delle persone colpite. Ci sforziamo di comprendere per quanto tempo i pazienti rimangono positivi al virus dopo il loro recupero e quali potrebbero essere le conseguenti implicazioni sulla salute pubblica”, evidenzia Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico dell’Istituto. “E’ molto lodevole il contributo che i pazienti garantiscono ai nostri studi aiutandoci ad approfondire per quanto tempo il virus può persistere nel liquido seminale.”

“Sono molto soddisfatta di tali risultati positivi ottenuti dall’Istituto e dal contributo che costantemente offriamo alla comunità scientifica”, ha commentato Marta Branca Commissario straordinario dell’Istituto.

 

Ricordiamo infine che l’Istituto Spallanzani grazie al protocollo firmato nel maggio scorso con il CONI, si occupa anche della prevenzione e del controllo di eventuali patologie infettive e tropicali che potrebbero riguardare la delegazione italiana impegnata nei giochi olimpici di Rio2016, città brasiliana tra le più colpite dal virus. E’ stato infatti  fornito un vademecum agli atleti, è attivo un servizio di teleconsulto h24, e infine si potranno richiedere al rientro controlli ambulatoriali di approfondimento.

 

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