WWF. L’ABRUZZO INTERO DICE NO ALL’ESTRAZIONE DI GAS SOTTO IL LAGO DI BOMBA

Conferenza stampa congiunta questa mattina negli uffici della Regione Abruzzo per l’apposizione formale, tutti insieme, delle ultime firme in calce alle lettere che sono state seduta stante inviate ai Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico per invitarli a fermare l’assurdo progetto di prelievo di gas al di sotto del Lago di Bomba con tutte le strutture connesse. Un progetto dannoso per l’ambiente e che mette a potenziale rischio le popolazioni locali e che, soprattutto, ignora del tutto il principio di precauzione, la cui applicazione è stata giustamente sollecitata anche in una sentenza di merito del Consiglio di Stato. All’incontro di questa mattina hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, il sottosegretario con delega all’ambiente Mario Mazzocca, la Provincia di Chieti, sindaci del territorio, WWF, Legambiente e il comitato di cittadini “Gestione Partecipata Territorio”
di Bomba. Non manca proprio nessuna firma in calce alle note inviate al Ministero dell’Ambiente per chiedere di “bocciare” una volta per tutte l’istanza di richiesta di coltivazione del giacimento di gas naturale denominato “Colle Santo” e a quello dello Sviluppo Economico di ritirare lo stesso Permesso di Ricerca, visto che tra gli altri anche il Ministero aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato affinché non si procedesse alla coltivazione del giacimento per i forti rischi idrogeologici. Al Ministero si chiede inoltre di deliberare definitivamente l’impossibilità di sfruttare il giacimento di gas naturale di Bomba affinché non si possa ripresentare in futuro un ulteriore “nuovo” progetto.
In un altro documento, infine, si segnala al Ministro dell’Ambiente e ai dirigenti del Comitato VIA nazionale, organo tecnico che deve pronunciarsi sulla compatibilità del progetto, alcune presunte irregolarità. Dallo studio delle carte emerge, infatti, che tra il Comitato VIA del Ministero dell’Ambiente e la CMI Energia c’è stato uno scambio ufficioso di documenti finalizzato a concordare un modo “accettabile” per provare a scavalcare il principale motivo di opposizione al progetto ribadito dalla Sentenza del Consiglio di Stato, ossia la correttezza dell’applicazione del principio di precauzione. Le suddette presunte irregolarità sono state oggetto anche di un esposto alla Procura della Repubblica di Roma presentato alcuni giorni fa da Massimo Colonna, in qualità di Presidente del Comitato di cittadini “Gestione Partecipata Territorio”. La vicenda del giacimento di gas naturale denominato “Colle Santo” sito nel territorio dei Comuni di Bomba, Archi, Roccascalegna, Torricella Peligna, Pennadomo, Villa Santa Maria, Atessa e Colledimezzo, in provincia di Chieti, è decisamente paradossale. Un primo progetto venne accantonato nel 1992 da AGIP per serie problematiche ambientali. Nel 2004 subentrò invece la società Forest CMI S.p.A. che il 20 febbraio 2009 presentò all’UNMIG l’istanza, denominata «Colle Santo», volta ad ottenere la concessione di coltivazione del giacimento. Una ipotesi subito contrastata dalla popolazione locale, che si costituì in Comitato, dai sindaci del territorio, dalla
2 Provincia, dalla Regione. Il progetto venne respinto per ben due volte dal Comitato V.I.A. della regione Abruzzo (Giudizi 1929/2012 e 2315/2013) e poi definitivamente bocciato dal Consiglio di Stato in sede giurisdizionale con la Sentenza 02495 depositata il 18 maggio 2015. Ebbene quel progetto è stato ripresentato sostanzialmente identico da CMI Energia S.r.l. il 20 maggio 2016. Una scelta che WWF, Legambiente e Comitato “Gestione Partecipata Territorio” definirono, presentando nell’estate 2016 le loro osservazioni in opposizione, come “una offesa ai cittadini e allo Stato”. La bocciatura definitiva è, secondo le autorità politiche locali e i cittadini, del tutto inevitabile alla
luce anche di una serie di fattori:

 il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, insieme al Comitato di cittadini “Gestione Partecipata Territorio” di Bomba (CH) e al WWF,
sono stati tra i ricorrenti al Consiglio di Stato;

 il territorio con tutte le sue rappresentanze politiche, dalla Regione ai Comuni, si è opposto
in ogni sede al progetto;

 le condizioni ambientali che rendono il giacimento non sfruttabile non muteranno nei
prossimi decenni e anzi la situazione delle frane attive e quiescenti che circondano il bacino
idroelettrico del lago di Bomba può solo peggiorare;

 la nuova istanza della CMI Energia S.r.l., è da ritenersi illegittima, in quanto chiede di
sottoporre a giudizio di compatibilità ambientale un progetto identico a quello bocciato poco
più di un anno prima da una sentenza del Consiglio di Stato e che un fondamentale principio
del diritto romano afferma che “Ne bis in idem”, ossia alla lettera “non due volte per la
medesima cosa”.

Si tratta ora di proclamarla in forma definitiva per consentire ai cittadini e ai loro rappresentanti
pro-tempore di esercitare il sacrosanto diritto di decidere del futuro del loro territorio in base ai veri
interessi della collettività.

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