Il 10 febbraio ricorre la giornata in memoria delle vittime delle Foibe. Una ricorrenza istituita solo nel 2004, grazie all’allora Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, e che vuole non far perdere la memoria delle migliaia di italiani di Istria e Dalmazia uccisi barbaramente dalle truppe comuniste di Tito nelle cavità carsiche, “le foibe”. Una tragedia, un calvario che i nostri connazionali subirono nel silenzio e, purtroppo, nell’indifferenza che è continuata fino al 2004, quando finalmente, non solo l’Italia, ma tutto il mondo non ha potuto più far finta di non sapere.
A Celano, come avviene dal 2004, ci sarà una giornata dedicata alla memoria. La manifestazione prevede un incontro, il 10 mattina all’interno dell’auditorium Fermi, al quale parteciperanno, oltre ad ospiti provenienti anche da fuori regione, i ragazzi delle scuole. “Proietteremo delle immagini dell’epoca”, ha spiegato il vicesindaco Ezio Ciciotti, “ricorderemo quei tragici eventi, apriremo un dibattito con le scolaresche. Come per l’olocausto”, prosegue Ciciotti, “ anche per il giorno della memoria delle Foibe, l’amministrazione comunale è impegnata in prima linea per far sì che eventi del genere che hanno rappresentato e rappresentano una delle pagine più buie e vergognose della storia mondiale, non vengano dimenticate, affinché drammi del genere non si ripetano in futuro”. “E’ importante comprendere e conoscere gli errori del passato per non ripeterli in futuro ed in questa direzione vanno le commemorazioni del Giorno del Ricordo istituito con la legge n.92 del 30 marzo 2004”, ha evidenziato il presidente del consiglio comunale Lisa Carusi. “La memoria delle vittime delle foibe e degli italiani costretti all’esodo è un tema che ancora divide, ma quelle persone meritano, esigono, di essere ricordate perché la storia è imparziale e non deve diventare strumento di lotta politica, partitica o ideologica”.
La cosa sconcertante è che ancora oggi qualcuno nega ancora che questo sterminio di massa, sia mai avvenuto, una vergogna se si pensa, non solo alle migliaia di morti, donne, bambini, anziani, nessuno veniva risparmiato, ma anche per i circa 300 mila italiani che affrontarono un esodo doloroso all’indomani della decisione presa con il trattato di pace di Parigi nel 1947, che impose il passaggio di Zara, Fiume e di gran parte dell’Istria all’ex Jugoslavia.