In un momento di debolezza politica ed economica gruppi privati, nazionali ed esteri, allungano le mani sul patrimonio industriale italiano. Giuseppe Guarino, chiamato a responsabilità di governo, oppone resistenza ma il saccheggio, alla fine, è inevitabile. E’ il racconto dell’illustre giurista il filo conduttore dell’ultimo libro di Angelo Polimeno Bottai “Alto tradimento”. Il vice direttore del Tg1 lo ha presentato Mercoledì, ad Avezzano, nel corso dell’evento organizzato dalla Sezione Marsica
del Fronte sovranista italiano.
In un’affollata sala “Nicola Irti”, dell’ex scuola “Montessori”, il presidente del FSI Stefano D’Andrea ha introdotto e moderato i lavori. Si è soffermato sulla figura di Giuseppe Guarino, uno dei più autorevoli giuristi italiani, e sulle condizioni dell’apparato industriale pubblico alla vigilia
delle privatizzazioni , un fiore all’occhiello per l’Italia studiato in tutto il mondo per la funzionalità.
Poi, Polimeno Bottai ha portato i presenti al 1992 quando, in seguito a Tangentopoli, svalutazione eccezionale della Lira, attentati mafiosi contro la magistratura, lo Stato si ritrova vulnerabile.
In questa situazione Guarino viene chiamato al ministero delle Partecipazioni pubbliche per gestire la vendita delle aziende statali voluta da più parti. Cerca di attuare manovre per ottenere il miglior risultato possibile ma l’attacco dei gruppi industriali privati italiani e stranieri, a cui la concorrenza italiana sui mercati internazionali dà fastidio, è inesorabile. Il risultato è che quel patrimonio viene svenduto. Un esempio per tutti: la Stet, azienda delle telecomunicazioni, viene acquistata ad un prezzo per essere rivenduta, qualche mese dopo, ad un valore venti volte superiore
e, dopo circa un anno, ceduta al doppio dell’ultimo prezzo d’acquisto.
Come è stato possibile? Per Polimeno Bottai la causa principale è da ricercare nell’assenza dei partiti e, quindi, della politica l’unica che avrebbe potuto opporsi alle forze private montanti.
Una questione che Guarino aveva colto ma il suo tentativo di ricostituire un grande partito moderato fallisce. Negli stessi anni “Trattato di Maastricht” e “Patto di stabilità” delineano il funzionamento
di Unione europea ed Euro. Il secondo un regolamento che, a differenza del primo, non è stato approvato dai parlamenti o da referendum e che, secondo Polimeno Bottai, ha stravolto una certa flessibilità dei parametri che Guido Carli, per l’Italia, aveva voluto a Maastricht