IL RACCONTO DI FEDE
Sono Daniela Nardi, ho 23 anni di Atri (Teramo). Scrivo per raccontarvi un pezzo di vita di mia nonna, Splendora Pelusi (nella foto), venuta a mancare l’11 maggio 2016. Il suo cammino di fede con san Gabriele ha avuto inizio intorno al 1961, quando accusò un dolore alla colonna vertebrale di intensità crescente (torcicollo, lombalgia), che si accentuava in caso di sforzi o colpi di tosse e che, progressivamente, ne limitò la mobilità. Iniziarono così, a 38 anni, i suoi cinque anni fuori casa, trascorsi presso vari ospedali dell’Abruzzo e delle Marche, lasciando a casa il marito e i suoi due figli: mio padre di 6 anni e mia zia di 11 anni. In questo lungo percorso le venne diagnosticata una spondilite tubercolare, una forma di tubercolosi extrapolmonare che interessa le vertebre.
Quando nonna raggiunse l’ospedale di Spoltore (Pescara), la malattia era già in uno stadio avanzato e fu necessario immobilizzare la colonna vertebrale con un gesso e, data la presenza di ascesso e di compressione del midollo spinale (che comportava un elevato rischio di paraplegia), fu indispensabile l’intervento chirurgico. Proprio durante questo lungo e doloroso cammino, nonna non ha mai smesso di pregare, anzi invocava Dio di darle anche ulteriori sofferenze pur di proteggere i suoi figli soli e senza mamma ormai da anni.
E in una notte in ospedale, mentre il dolore nel punto della ferita si intensificava, nonna sentì la presenza di una mano che le comprimeva la ferita stessa. Urlando per la sofferenza, nel sonno san Gabriele si presentò dicendole: “Stai tranquilla, tutto passerà”. Al risveglio il dolore era diventato molto più lieve e pian piano, facendo riabilitazione, nonna ha ripreso a camminare ed è vissuta fino all’età di 92 anni. In tutti questi anni lei è diventata devota del santo tanto da recarsi al santuario ogni anno (fino a che le sue condizioni fisiche non glielo hanno impedito) e a invocarlo per ogni altro problema avuto nella vita; uno degli ultimi all’età di 85 anni, quando ebbe un infarto intestinale, che per i medici corrispondeva al 99% di probabilità di morte. Al risveglio dall’ennesimo intervento, il chirurgo che l’aveva operata le chiese quale santo l’avesse protetta e lei senza esitare disse: san Gabriele.
fonte L’Eco di San Gabriele