CHEF 25ENNE ABRUZZESE RISPONDE A VISSANI: “LA CUCINA È DONNA”

«La cucina è una vocazione, ci passi tutta la vita in cucina. Per questo gli uomini non ce la vedono una madre, una moglie. Vogliono farci credere che le donne hanno le spalle piccole, che non ce la fanno. Fisicamente, psicologicamente. Ma non è così, la cucina è donna».

E Anastasia Paris, 25 anni, chef di professione, le spalle le ha già ben larghe. Dopo la scuola di cucina del Gambero Rosso ha lavorato già in ristoranti, hotel di lusso, di diversi continenti e non sembra proprio che voglia fermarsi. E non perché non abbia voglia di comporre una famiglia, di fare dei figli ma semplicemente perché «mi rifiuto di pensare che il destino di una donna debba per forza essere stato già scritto in quanto tale. Una donna può scegliere cosa fare della propria vita. Può scegliere di avercela o no una famiglia, di diventarci o no mamma come può scegliere di essere o meno una chef».

Anastasia Paris

Dallo Sheraton di Roma, all’Empire di via Veneto, passando per la cucina gourmet Filodolio, fino alle esperienze in Costa Smeralda e in Australia, Paris gode già di ottime credenziali ma parla di “dignità”. E ha scelto la dignità come suo unico filo conduttore anche quando ha rifiutato un lavoro in un Cinque Stelle perché il proprietario prima di metterla in prova aveva chiamato decine e decine di persone del settore per sapere se fosse o meno all’altezza dell’incarico.

«L’ambiente della cucina è molto maschilista. Anche in busta paga. Un incarico a una donna costa sempre quelle due/trecento euro in meno perché a una donna una cassetta gliela devi comunque salire», dice la giovane che alle 8 e mezza del mattino è già nella cucina dell’Hotel Le Gole di Celano, in provincia dell’Aquila, l’attività di famiglia. Con un filo di trucco e la giacca bianca che sa di pulito ha le braccia appena scoperte. Si vedono i tatuaggi. Anastasia Paris è una donna, sa cosa vuole dalla vita e di certo non bada né a pregiudizi né a illazioni su quello che sa fare o non fare.

«Sono ormai anni che sentiamo Gianfranco Vissani parlare di donne che non sono capaci in cucina, che non reggono psicologicamente, fisicamente, che non sono al pari degli uomini», va avanti la chef 25enne, «non se ne può più. Per questo sono orgogliosa di essere stata contattata dalla collega Barbara Agosti dell’Eggs che ha detto “Davvero ora basta! Facciamo sentire la nostra voce”. Vissani è in tv da dieci anni e da dieci anni sentiamo i suoi “i spaghetti” al posto “degli spaghetti”. Ma questo non lo scrive nessuno?», ironizza.

«Sinceramente mi stupisco quando sento Vissani che ride in radio con i giornalisti dopo aver parlato delle donne che non hanno abbastanza forza e del loro debole lavoro in cucina», sottolinea, «chiediamo allora anche ai giornalisti di avere un approccio più critico nei confronti di certe esternazioni. Basta parlare di Vissani per le sue uscite sulle donne. Quest’anno abbiamo vissuto eventi importanti come quello della premiazione dei 50 ristoranti più famosi al Mondo e quello dell’assegnazione delle stelle Michelin dove ci siamo ritrovate a sentire ancora di colleghe attaccate proprio per essere delle donne. Non è rispettoso nei confronti di lavoratrici, di chef, di artiste».

Sì, perché per la giovane Anastasia il cucinare è un’arte.

«Quando un piatto non piace al cliente per chi lo ha composto è un colpo al cuore», dice, «ogni piatto per uno chef è concepito come una composizione perfetta, un’opera d’arte. Per l’artista è difficile accettare che non sia arrivata a chi ti sceglie».

Qual è il piatto che ti ha dato più soddisfazione creare?

«Sicuramente i miei ravioli di riso ripieni di borragine. Si tratta di un’erba selvatica. Sono accompagnati da una maionese alla soia acidula. Quando li misi in carta al Filodolio ero molto scettica. Per me questo è il piatto del mio Abruzzo. In questa invenzione c’è il passaggio tra la montagna e il mare, con una chiave stile giapponese».

Cosa ti senti di consigliare alle giovani che si avvicinano alla tua professione?

«Quando ero più piccola avevo sempre bisogno di qualcuno che mi rassicurasse, che mi dicesse, riferendosi ai commenti degli uomini sulla mia presenza in cucina da quando avevo solo 15 anni, di non farci caso. “Considerala solo una partentesi”, mi dicevano. Ora dico alle ragazze che vogliono lavorare come chef: non fatevi scrivere il destino da qualcun altro, magari da un uomo, scegliete vuoi cosa essere, soprattutto chi essere! E fatelo con orgoglio e sempre a testa alta».

Un momento dell’intervista

Magda Tirabassi

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