L’Aquila. Nel pomeriggio di ieri la Polizia di Stato ha dato esecuzione all’ordinanza di misura restrittiva emessa dal GIP del Tribunale di L’Aquila, a carico di quattro persone, di cui tre componenti lo stesso nucleo familiare, indagate, in concorso, per “atti persecutori, danneggiamento e lesioni personali”, a danno di una donna a cui, in passato, il capo famiglia aveva rivolto delle molestie sessuali.
L’emissione di tali misure arriva a conclusione di una laboriosa indagine condotta dal personale della Squadra Mobile a seguito di innumerevoli denunce presentate dalla vittima.
Le prime azioni vessatorie iniziano già nel periodo successivo al terremoto dell’Aprile 2009, quando un sessantenne aquilano indirizzò nei confronti della donna attenzioni a sfondo sessuale, tanto che nell’aprile del 2013 venne sottoposto “agli arresti domiciliari” per “atti persecutori e violenza sessuale”, senza desistere però dal suo atteggiamento neanche con il “divieto di avvicinamento” alla vittima, arrivato in sostituzione dei domiciliari.
Da allora, sia l’uomo che la moglie e la figlia, aquilane di cinquanta e venti anni, hanno messo in atto atteggiamenti illeciti nei confronti della vittima e della sua famiglia, che vanno dagli atti persecutori al danneggiamento con liquido altamente corrosivo delle autovetture, dal danneggiamento della loro abitazione a veri e propri “pedinamenti”, “appostamenti” ed in alcuni casi “aggressioni fisiche”.
La famiglia della vittima ha anche subito l’incendio della casetta di legno dove si trovavano depositati tutti i mobili della loro casa distrutta dal sisma.
Dalle indagini condotte da personale della Squadra Mobile è emerso che l’uomo, nel compimento delle sue azioni criminose, ha più volte chiesto ed ottenuto l’aiuto di un suo amico, un aquilano quarantacinquenne.
Le risultanze di tutti gli accertamenti hanno permesso al P.M. titolare delle indagini, di chiedere al GIP l’emissione di adeguate misure cautelari. Il GIP del Tribunale di L’Aquila ha quindi disposto la “misura degli arresti domiciliari” per l’uomo, ritenuto responsabile di “atti persecutori e danneggiamento in concorso”; il “divieto di avvicinamento alla vittima ed ai prossimi congiunti” per la moglie e la figlia, e l’ “obbligo di dimora” per l’amico.