Pratola, parla il padre di Antonio: “Come è morto mio figlio? Dette tante falsità”

L’autopsia non ha sciolto i dubbi, per questo ci sarà bisogno degli esami tossicologici. Non si dà pace la famiglia di Antonio Di Pillo, giovane morto nella sua cameretta qualche pomeriggio fa: la causa del decesso sta nell’aspetto cardiaco, bisogna adesso sapere cosa ha indotto il cuore di Antonio all’arresto. Il giovane, dopo pranzo, si era ritirato nella sua cameretta per ascoltare musica. La madre, non vedendolo scendere, è salita a portargli il caffè è lo ha trovato sul suo letto privo di vita. Dopo le prime ipotesi, avanzate da alcuni organi di stampa, secondo cui il giovane avrebbe potuto fare uso di stupefacenti, sono arrivate le reazioni del padre, riportate su reteabruzzo.com:

“Sulla morte di Antonio sono state avanzate tante ipotesi, alcune anche fantasiose, che hanno acuito ancora di più la nostra sofferenza, gettando ingiustamente ombre sulla vita di mio figlio, che era un giovane, come tanti di oggi, vivace ma senza grossi problemi. Nella camera di mio figlio c’erano solo aminoacidi utilizzati in palestra e uno sciroppo per la tosse prescritto regolarmente dal nostro medico, nessun’altra sostanza è stata rinvenuta a casa e questo attesta la piena infondatezza di alcune ipotesi lanciate da alcuni organi d’informazione. La nostra è una famiglia tranquilla: mia moglie ha un negozio in paese e io lavoro da tanti anni, prima nella Campari e adesso nella Medibev nel reparto qualità. Abbiamo sempre rispettato tutti e siamo stati sempre rispettati, insegnando ai nostri figli i valori da tenere sempre presenti nella vita. Ricordo bene che Antonio, a pranzo, appena tornato dalla palestra, insieme ad un suo amico che non è voluto restare con noi a pranzo, aveva molta fame e aveva mangiato con voracità tre o quattro uova insieme ad un pezzo di formaggio, poi com’era sua abitudine è andato al piano di sopra, nella sua stanza, per ascoltare musica, ad alto volume, come faceva sempre. Alle 15.30 mia moglie, non vedendolo scendere, ha deciso di salire lei per portargli il caffè. Antonio era disteso a pancia in giù sul letto e non dava segni di vita. Sentendola urlare sono corso anch’io al piano di sopra per capire cosa fosse successo; ho cercato di rianimarlo con il massaggio cardiaco ma non c’è stato più niente da fare. Poi é arrivato mio cognato e anche lui ha provato a fare qualcosa con la respirazione bocca a bocca. Infine gli operatori del 118 che hanno fatto L’ impossibile per fargli tornare a battere il cuore. Niente da fare, il mio Antonio ci aveva lasciati per sempre”.

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