Lo studio riguardava un’indagine strumentale su disturbi cardiaci. Emersi elementi che impattano su durata della degenza, qualità delle cure e costi sanitari.
L’AQUILA: TESI DI LAUREA SU UNA RICERCA CONDOTTA NEL REPARTO DI ANESTESIA DELL’OSPEDALE: STUDENTESSA INCASSA IL PLAUSO A GINEVRA DAL CONGRESSO EUROPEO.
Il riconoscimento frutto della sinergia instauratasi tra Asl e Università.
L’AQUILA – Una tesi di laurea sui disturbi cardiaci che dall’Aquila varca i confini italiani e giunge fino a Ginevra, dove incassa il plauso dal congresso europeo di anestesia, come sigillo del ritrovato feeling tra Università e Asl. Il titolo di laurea in medicina e chirurgia, conseguito nell’ottobre scorso dalla studentessa aquilana Giulia Salve (che nel frattempo ha intrapreso la professione medica), non è rimasto negli archivi accademici ma è diventato un’esperienza viva e assai formativa. L’atto finale del percorso universitario ha riguardato le conclusioni di uno studio condotto dai medici del reparto di anestesia dell’ospedale aquilano, diretto dal prof. Franco Marinangeli. Nel giugno scorso la neo dottoressa Salve, dopo averne fatto argomento della tesi di laurea, ha presentato nella città svizzera uno studio-pilota (durato un anno) sulla disfunzione diastolica da cui sono emersi inediti elementi. Il lavoro, a cui la stessa studentessa ha partecipato, è stato sviluppato dall’équipe medica di anestesia composta da Antonello Zugaro, Antonello Ciccone, Alessandra Ciccozzi, Veronica Biancofiore e Paolo Angeletti e ha puntato i riflettori sull’uso routinario dell’ecocardiografia sui pazienti ricoverati nel reparto. A tutti i malati, compresi quelli non affetti da patologie cardiache, è stata fatto l’accertamento ecocardiografico e in questo modo sono emerse informazioni che hanno messo in luce problematiche sconosciute. Naturalmente questo tipo di esame è di competenza della cardiologia ma queste indagini sono sempre più motivo di attenzione da parte delle terapie intensive. Dallo studio del San Salvatore, recepito nella tesi di laurea, si è visto che vi sono fattori che possono influenzare sia la prognosi sia i tempi di permanenza del paziente in reparto, con tutti i riflessi su efficacia delle cure, qualità del ricovero e costi sanitari. Elementi di interesse che sono stati acquisiti in modo assolutamente non invasivo né doloroso per il paziente e che verranno utilizzati per migliorane la gestione durante la degenza. Le novità emerse assumono notevole un’importanza ancora maggiore considerando la natura dell’attività di un reparto come quello di terapia intensiva chiamato a gestire situazioni d’emergenza e di ordinaria gravità. La ricerca, presentata a Ginevra, dal titolo: ‘The diastolic dysfunction in Intensive Care Unit: a pilot study in the general ICU of L’Aquila’, è stata sostenuta e finanziata dalla Fondazione Carispaq del capoluogo regionale. Il valore aggiunto dell’apprezzamento ricevuto a Ginevra sta nel sodalizio che si è instaurato tra l’Università e la Asl. Una sinergia che punta a investire sui futuri medici per cercare di formare una nuova generazione di professionisti di qualità: fattore decisivo, oltre alla tecnologia, per tentare di creare un brand sanitario in grado di attrarre utenti e offrire loro assistenza di grado elevato. Una strategia su cui la Asl punta soprattutto nel settore della chirurgia, una delle branche a cui è affidato il compito di riportare l’asticella della qualità su valori ancora più alti. “C’è una grande soddisfazione”, afferma il prof. Marinangeli, “perché ancora una volta è stato evidenziato come la sinergia tra Università e ASL è motivo di crescita per tutti. Un ringraziamento particolare va alla Fondazione Carispaq, che, sostenendo economicamente il progetto ha, di fatto, soddisfatto nel modo migliore la sua mission di sostegno al territorio, motivando al meglio una studentessa del corso di Laurea in medicina e chirurgia”.