CASTEL DEL MONTE – LA FORTEZZA TEMPLARE

Nell’intelletto di Papa Innocenzo III, Federico di Svevia figlio di Enrico VI e di Costanza d’Altavilla, doveva essere un re debole e distante dalla politica quando all’età di quattro anni assunse l’eredità paterna del regno dell’Italia Meridionale, del ducato di Puglia e del principato di Capua. Dopo alla morte del Papa, Federico, nelle cui vene scorreva il sangue degli Hohestaufen, seppe, a soli quindici anni, con forza, coraggio e grande determinazione ricostruire, nel 1209, il Sacro Romano Impero assumendo il nome di Federico II in successione al nonno, Federico I “Barbarossa”. Federico fu grande uomo politico, guerriero, filosofo, architetto, letterato e mecenate oltre che ineguagliabile esempio tra gli uomini del suo tempo tanto da meritarsi l’appellativo di “stupor mundi”, regnò per più di quaranta anni lasciando grandi opere tra le quali, non ultima, Castel del Monte . L’idea di costruire quel monumentale Castello, probabilmente, maturò  al ritorno dalla Sesta Crociata, dove, senza spargimenti di sangue, negoziò, con il Sultano di Egitto e quello della Siria, la ricostruzione del Regno di Gerusalemme e dei Territori Santi, di cui si fece incoronare Re, inimicandosi, per questo, i Templari. Federico, tornando velocemente nel suo regno per problemi con il papato, portò al suo seguito e trattenne alla sua corte alcuni saggi e sapienti di religione ebraica ed islamica tra i quali due Maestri Cabalisti Jacob Ben Abbamari e Giuda Cohen, oltre a matematici ed astrologi. Tali personaggi si aggiunsero ad altri grandi che erano amici stretti di Federico, quali Pier delle Vigne ed un grande matematico, forse il più grande di quel tempo, il pisano Leonardo Fibonacci, noto anche come magister Bigollo.

Federico amava il sapere, tanto da farlo fondare a Napoli la più antica Università, che ancor oggi porta il suo nome e da farlo rifondare, su basi moderne, la Scuola Medica Salernitana, ed a tal proposito emanando nuove leggi, che per la prima volta, regolavano la professione di medico e di farmacista.

Nell’anno del Signore 1240 il 28 di Gennaio in Gubbio, Federico II firma un decreto diretto a Riccardo di Montefusco, Giustiziere di Capitanata :”… poiché per il castello che presso Santa Maria del Monte da Noi intendiamo là edificare per mezzo tuo, anche se non si trova nel territorio di tua competenza Vogliamo far subito costruire l’actractum con calce e pietre e tutto ciò che è necessario…essere informati con frequenza sull’ andamento dei lavori…”, unico documento su Castel del Monte, chiamato Castello presso Santa Maria del Monte, dal nome di un convento cistercense con la chiesa dedicata alla Vergine Maria; infatti il nome attuale comparirà per la prima volta nel 1463 come attesta un decreto di Ferdinando d’Aragona.

Il termine “actractum” è oggetto di molte interpretazioni discordanti, da molti tradotto in lastricato di mattoni o pavimentazione, da alcuni fondamenta.

Dalla sua esatta comprensione dipende anche la data di inizio o della fine dei lavori di Castel del Monte. Tale parola viene intesa come copertura del terrazzo, dando l’idea dell’opera finita? Come lastricato del piano terra? Come la pavimentazione del primo piano? Come restauro di una più antica dimora preesistente? Non ci sono risposte certe a queste domande.

La vicina abbazia era luogo di religiosità e di preghiera ma anche luogo dove vivevano i monaci Cistercensi, che sicuramente erano molto vicini all’Imperatore. Era dunque un luogo dove venivano, dopo lunghe e dotte conversazioni, svelati alcuni segreti ?

Un rapido inciso, per ricordare come nel 1250, Federico morente volle essere rivestito con un saio cistercense e avere la mano ornata con un anello d’oro con una pietra di smeraldo a forma di fiore ad otto petali, la cosa si scoprì solo alla fine del 1700 quando la sua tomba nella Cattedrale di Palermo venne aperta per la prima volta.

E’ possibile che l’Imperatore Federico II fosse anche un Iniziato, il quale volle, con la pietra, dare forma, tra simboli ed allegorie, ad un vero e proprio Tempio Iniziatico, a memoria di quel segreto mistico, magico e religioso che all’epoca era detenuto da una elite di adepti, sin dai tempi di Roberto il Guiscardo, avo di Federico per parte di madre, di origini bretoni.

Simbolismo cosmico astrale (le stelle, lo zodiaco, il sole, la luna): le sale si trasformano nell’ immagine del Cosmo e di ogni Sapienza. Il Castello stesso diviene una completa allegoria all’ordine universale e alla geometria pitagorica e platonica, ricordiamo come Platone nell’Accademia da lui fondata volle la scritta: “Qui non si entra se non si è geometri”.

Non è certo mia intenzione addentrarmi nel vasto campo delle ipotesi, che per quanto giuste possano essere, non porranno mai la parola Fine per la loro stessa vastità. Esse lasciano spazio alla riflessione di ciascuno.

Tuttavia stupisce come nell’arco di qualche decennio, nel XIII secolo, nacquero capolavori gotici, e mistici, in tutta Europa, che trasudano un sapere scientifico unitamente ad un bagaglio mistico, magico ed esoterico, che all’epoca non era affatto disgiunto dal cosiddetto razionale. Nel suo aspetto più ingegneristico Castel del Monte è geometricamente scandito dal Sole, tutta la sua progettazione pare legata alla progressione di solstizi ed equinozi.

Castel del Monte, nel rispetto di una tradizione esoterica, è un concentrato di simboli cosmici e quindi di implicazioni astronomiche, geografiche, matematiche e geometriche:Tutti gli spazi chiusi del castello (cortile, sale, circonferenza circoscritta al manufatto, recinzione esterna ottagonale, vasca del cortile) sono scanditi dal Sole, mediante ombre reali e teoriche, all’ingresso dell’astro nei segni zodiacali. Un gioco di diagonali condotte nel cortile schiude un angolo di 47° pari a quello del cono della precessione degli equinozi e quindi doppio dell’angolo d’inclinazione dell’asse terrestre rispetto all’asse dell’eclittica. Chiara allegoria della Terra perché è questa inclinazione del suo asse a determinare l’avvicendarsi delle stagioni e i conseguenti ritmi della vita animale e vegetale. La latitudine su cui sorge il castello ed il valore della culminazione del Sole all’equinozio sono racchiuse nel triangolo formato dall’altezza della parete Sud del cortile, dalla larghezza del cortile stesso e dall’ipotenusa ideale che congiunge questi due elementi. Soltanto a tale latitudine i punti dell’orizzonte in cui sorge e tramonti il Sole alle date dei solstizi, congiunti idealmente tra loro, tracciano un rettangolo in rapporto aureo del quale Castel del Monte si colloca al centro. Soltanto a quella latitudine l’ombra di un bastone piantato verticalmente, rilevata un’ora prima e un’ora dopo mezzodì nel giorni degli equinozi, spazza un angolo di 45 gradi che, aperto al centro di una circonferenza, sottende una corda che è lato dell’ottagono. Castel del Monte è un ottagono. Inoltre significativa è la presenza massiccia nel monumento della divina proporzione o rapporto aureo col relativo numero d’oro che ritroviamo, già prima di entrare, nel timpano del portale (un triangolo isoscele in cui i lati sono sezione aurea della base), nonché negli archi ciechi che affacciano dal piano superiore nel cortile, nelle sale trapezoidali dove il lato minore è sezione aurea di quello maggiore.

Il Castello obbedendo ai rapporti dettati dal Sole e dalla matematica non poteva tener conto di un modulo di misura che fosse applicato in tutte le sue parti, perché la progettazione non era a discrezione di un architetto, ma era soltanto sviluppo armonico di premesse geometriche.

Tuttavia un modulo di misura iniziale c’è, anche se cede subito il passo a dettati geometrici che fanno sbocciare il Castello letteralmente come un fiore, e vedremo che è anche il modulo più logico.

Osserviamo innanzi tutto come nasce il Castello da questa elaborazione geometrica che, peraltro, coesiste con le cadenze astronomiche confermandoci che gli antichi costruttori conoscevano segreti che consentivano loro, nell’edificazione di monumenti di particolare significato, di armonizzare le leggi della matematica e della geometria con quelle naturali dell’astronomia e della geografia.

Tracciamo quattro rettangoli in rapporto aureo, cioè che abbiano il lato maggiore e quello minore nel rapporto di l,618 (come dire che se dividiamo il lato più lungo per 1,618 otteniamo quello più corto) e disponiamoli in croce in modo da ottenere una croce greca ed una croce di S. Andrea sovrapposte tra loro. Ma immaginiamo di essere noi i costruttori del Castello, i Magistri del Medio Evo, e di trovarci sul cantiere dei lavori dove ora sorge Castel del Monte e di disporre di una Tavola di Tracciamento.Disegniamo quindi sulla Tavola i quattro rettangoli. Noteremo subito che al centro si disegna un ottagono ed un secondo ottagono si traccia alla periferia. Questi due ottagoni saranno le pareti delle sale del Castello. Ma non basta perché i triangoli isosceli con le loro altezze determineranno lo spessore dei muri esterni del castello e con la lunghezza dei cateti quella che deve essere la lunghezza del lato di ogni torre misurata alla base, gli zoccoli inclusi. Le torri dovranno necessariamente essere ottagonali perché l’impone l’angolo di 135° che si apre tra le coppie dei triangoli. Non è finita perché se dal centro della composizione conduciamo delle rette che passino per i punti in cui le coppie dei triangoli si congiungono, otteniamo il disegno trapezoidale delle sale. Appare chiaro che abbiamo fatto della geometria e che questa elaborazione possiamo realizzarla più grande o più piccola a seconda che più grandi o più piccoli siano i rettangoli in rapporto aureo che usiamo all’origine.Ma per ottenere Castel del Monte nelle dimensioni in cui lo vediamo ora abbiamo dovuto tracciare dei rettangoli con un lato di 22 metri e l’altro di 35,60 metri.. Nel 1200 il sistema metrico decimale non esisteva e quindi quei 22 metri del lato minore del rettangolo, che rappresenta la sezione aurea del lato maggiore e quindi l’essenza della divina proporzione tanto onorata dagli antichi, altro non possono essere che 40 cubiti sacri di cm 55 ciascuno (22:0,55 = 40), ossia la misura usata da Re Salomone per edificare il Tempio di Gerusalemme. Il lato più lungo dovrà essere per rispettare il rapporto aureo di 1,618 esattamente di 64,72 cubiti sacri (40 x 1,618 = 64,72) pari appunto ai 35,60 m (64,72 x 0,55 = 35,596) che oggi misuriamo.  Quanti enigmi per una fortezza, a cosa serviva? perchè questa forma? perchè tante torri? I Templari, storie di cavalieri ancora irrisolte.

 

( Cicchetti Ivan )

 

 

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