ABRUZZO IN GIALLO – IL MISTERO DELL’OMICIDIO FABRIZI

La notte di ventisette anni fa, 6 Ottobre 1991, in una serata fredda l’avvocato Fabrizio Fabrizi è in casa insieme alla segreteria, e compagna di vita, Patrizia Donatelli.  Una telefonata, strana, arriva nell’abitazione dell’avvocato.Un fantomatico pubblico ministero avverte il giovane avvocato di recarsi immediatamente presso il proprio studio Pescarese messo a soqquadro dai ladri. La notizia scuote subito gli animi, non tanto per l’infrazione in sé, quanto per i documenti e il materiale di vitale importanza conservato all’interno dello studio legale. Appena fuori casa una mano armata sparò cinque colpi di pistola calibro 7.65 deflagrarono sul petto di Fabrizio Fabrizi. Uno dei cinque, quello letale, ebbe una strana traiettoria. Entrò dalla bocca, la percorse e anziché uscire da una guancia schizzò sulla mascella conficcandosi nel cervelletto. La donna venne risparmiata. Solo uno sguardo tra la segretaria ed il killer. Due occhi di ghiaccio che non abbandonarono mai più la mente e i ricordi della giovane donna. L’avvocato Fabrizio Fabrizi restò a terra senza respiro, deturpato della propria vita in una Pescara silenziosa. Dopo tutti questi anni ancora non si ha il movente e l’assassino.Una delle prime strade intraprese dagli investigatori percorreva il sentiero passionale, una vendetta da camera da letto, ad una prima ipotesi, abbandonata subito. Gli studi eseguiti sul caso portarono alla luce una realtà oscura, nera, in una Pescara  immaginabile.  Il giovane avvocato era stato protagonista di numerose mediazioni di altissimo valore, mediazioni immobiliari,   ritenute irregolari, il nome del giovane avvocato compariva più volte nell’intrigata  vicenda dello scandalo abruzzese dei trasporti. Gli inquirenti riuscirono ad entrare in possesso di innumerevole materiale compromettente  mai pensabili o accostabili ad un uomo di legge.  Il vero movente si pensò fu l’appalto per la realizzazione  del primo centro commerciale nella zona commerciale tra Chieti e Pescara. Il complesso sarebbe stato il primo centro commerciale d’Abruzzo e uno dei primi in Italia. Sul banco degli imputati per questo omicidio furono portati Alessandro Pinti e Mario Mammarella. La storia di un terreno non edificabile divenuto per magia edificabile e di un processo in Assise a Chieti, finito con una doppia assoluzione dopo quasi 50 udienze. Il giovane avvocato con il suo modo di fare, con la voglia di arrivare forse lo portarono in stanze troppo forti per la sua persona, per la sua posizione.L’avvocato Fabrizi, ebbe notorietà nel pescarese per una causa vinta   grazie al ricorso presentato per un gruppo di sottufficiali dei carabinieri che chiedevano l’adeguamento salariale rispetto ai colleghi (brigadieri e marescialli) parigrado in polizia. Ma a chi dette fastidio l’avvocato Fabrizi? dove se è inabissata la sua voglia di crescere, di notorietà? Un caso mai chiuso, dove la vera identità di un giovane avvocato non è mai uscita fuori.

 

 

 

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