SERGIO MEOGROSSI: DIETRO IL GRANDE ATTORE, L’ANIMA INDOMITA DI UN “ANTICO FANCIULLO”

di Alina Di Mattia

Conosco Sergio da una vita, forse anche da quella precedente, e in tutta onestà potrei scrivere su di lui mezzo secolo di storie, e raccontare di caldarroste mangiate davanti ad un camino che scaldava i freddi inverni abruzzesi, e di passeggiate estive sotto il sole rovente tra biacchi spaventati e catinelle di acqua fresca di montagna, ma anche di sogni che si perdevano all’orizzonte, viaggi interiori e palcoscenici lontani.

Sergio Meogrossi è probabilmente una delle persone più singolari che abbia accompagnato la mia esistenza. Parlare di lui, è come parlare del Monte Velino. Quando sono nata era già lì: introspettivo, silenzioso, immenso, umile, solitario, burbero, maestoso.
Mai troppo lontano, mai troppo vicino.
Loquace e prolisso per chi ha orecchie per ascoltare, riservato e discreto per tutti gli altri.
Un po’ uomo, un po’ creatura della Natura, Sergio è da sempre un’anima indomita che non si piega a mode e tendenze, capace di passare dall’assoluta quiete al delirio totale, in un batter di ciglia.

Un personaggio istrionico straordinariamente affascinante con cui trascorrere ore ed ore a parlare piacevolmente di Cultura, ma anche di colture e sculture fino a rischiare di mangiare un Canova e ritrovarsi a scolpire una carota.

Sergio Meogrossi (a destra) con Matteo Taranto, Madalina Ghenea, Alessandro Gassman, Nadia Rinaldi e Carolina Facchinetti

Ho ancora il ricordo di un lontano pomeriggio romano trascorso in sua compagnia, seduti sulla bella scalinata di Trinità dei Monti e circondati da venditori di tartarughe. Oggi, quando mi capita di attraversare la piazza più famosa al mondo, il mio pensiero va a due grandi Artisti: lo scrittore inglese John Keats che su quella piazza ci abitò duecento anni fa, e l’attore Sergio Meogrossi che su quei gradini recitò per la sua unica spettatrice “’A livella” di Totò.

Sono passati molti anni dal suo esordio con l’esilarante commedia di Eduardo De Filippo, “Non ti pago!”, quel  primo lavoro teatrale al quale partecipai anch’io. Fu attore e regista. Fu il coach di tutto il Cast. Era poco più di un ragazzino eppure stava già molto avanti. Oltre. E molti anni ancora sono trascorsi da quel “Fontamara“, il film girato da Carlo Lizzani, che ha immortalato il suo viso nei libri di Storia abruzzese legati allo scrittore Ignazio Silone.

Ogni volta che le nostre strade si sono incrociate, l’ho sempre visto circondato da grandi personaggi che sono parte della Storia del Cinema e della Cultura del nostro Paese come Adolfo Celi e Ugo Tognazzi, per citarne alcuni, mostri sacri che mettevano in soggezione chiunque ma con i quali Sergio era perfettamente a suo agio, probabilmente perché anche lui era ed è un mostro sacro.

Sergio Meogrossi e Giovanni Anzaldo in “Razza Bastarda”

È il re del palcoscenico, unico e padrone assoluto della scena.  L’attore che divora il suo tempo, lo scompone, lo ricompone. Arte pura.

Un talento quasi imbarazzante, probabilmente uno dei pochi eccezionali attori che ha tenuto testa al suo grande Maestro, l’indimenticabile Vittorio Gassman, con il quale ha calcato i teatri più prestigiosi d’Italia e del mondo, da Caracas a Buenos Aires, da Vienna a Barcellona, a Parigi, a Madrid, a New York.

Con quell’aria boho chic, a metà tra moderno e retrò, Sergio è un professionista talmente competente e preparato nel suo lavoro, da essere quasi una presenza scomoda in un momento storico-culturale come quello attuale che premia il nulla.

Lo abbiamo applaudito in  “Moby Dick” di Herman Melville e “Affabulazione” di Pier Paolo Pasolini. E quando Alessandro Gassman si è dedicato alla Regia, lo abbiamo visto ne “La forza dell’abitudine” di Thomas Bernhard, in cui interpretava un personaggio che parlava anche in vernacolo cerchiese, il dialetto tipico di Cerchio, il paese che gli ha dato i natali. E ancora con Alessandro Gassman lo abbiamo ritrovato in “La parola ai giurati”, “Roman e il suo cucciolo”, “Riccardo III” di Shakespeare. Ogni volta grandioso e incommensurabile.

Sergio Meogrossi in scena con Alessandro Gassman

Un gigante dell’Arte che la Bottega teatrale di Firenze ha solo perfezionato, quel “fanciullo antico” come lo definiva Vittorio Gassman, era già grande quando era piccolo.

La verità è che Sergio Meogrossi è tutto ed il contrario di tutto. Teatrale, teatrico, teatrante, teatralizzato, teatrabile, teatralmente metateatrale. In una sola frase, lui è il Teatro.

Il 23 novembre alle ore 21,00, presso il Teatro dei Marsi di Avezzano (AQ), avremo l’occasione di assistere ad un’altra delle sue perle,“Nzem nend, nzem nisciun”, uno spettacolo in dialetto cerchiese scritto e diretto da lui stesso.

Una sorta di viaggio simbolico nelle diverse fasi dell’esistenza umana: l’infanzia, l’amore, l’amicizia, la solitudine, la vecchiaia, la morte, la fede. Con lui sul palco, Nicolino Rosati, Tonio Vitagliani, Nunzio Cleofe, Francesco Vitagliani, straordinari musicisti che daranno vita ad una lodevole iniziativa a favore dell’Associazione Niki Aprile Gatti Onlus. L’incasso della serata infatti, sarà totalmente devoluto alla creazione di un Parco Giochi Inclusivo ad Avezzano, il Parco dei Sorrisi

Noi ci saremo ancora una volta Sergio: nu Nzem nend, ma tu sei il nostro orgoglio.

Prevendita biglietti ad Avezzano, presso Libreria Mondadori, Abbiglieria e Eataliano caffè, Cucina centro commerciale.

About Alina Di Mattia

Giornalista, addetta stampa, scrittrice, conduttrice, responsabile produzione di grandi eventi istituzionali e culturali, con esperienza trentennale nel settore dei media e dell’entertainment. Appassionata di scienze storiche e sociali, vanta una formazione accademica poliedrica, un percorso di laurea in Culture e tecniche per la comunicazione e una laurea in Lettere moderne presso l'Università dell'Aquila. Ha all’attivo interessanti contributi letterari e numerosi riconoscimenti giornalistici.