Il Parco Nazionale del Gran Sasso e i Monti della Laga erano il suo habitat. Il lupo Claudio era fornito di radiocollare che trasmetteva un segnale costante e utile per studiare i suoi spostamenti e il suo comportamento. L’animale era stato trovato ferito il 20 marzo del 2016 in provincia di Teramo e poi curato dallo staff Life Mirco Lupo, un team costituito dal Parco Nazionale del Gran Sasso e da Monti della Laga.
“Il GPS dava informazioni importanti” – riporta un portavoce del Parco Gran Sasso al Resto del Carlino. “Avevamo, appreso che si era presto riunito al branco originale e aveva iniziato a frequentare una zona marginale dell’area protetta. Per mesi avevamo seguito Lupo Claudio, e grazie anche ad avvistamenti ed alle tracce individuate, eravamo riusciti a capire come si muoveva e che non era solo. Avevamo scoperto che da qualche tempo aveva lasciato la zona e il branco, era andato in dispersione verso le Marche ed era alla ricerca di un nuovo territorio in cui vivere. Aveva passato tutto il territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ma è stato ucciso.”
La morte del famoso lupo potrebbe anche essere la conseguenza dell’accordo tra Stato e Regioni che prevede l’abbattimento selettivo dei lupi. Non è la prima volta che lupi dotati di radiocollare vengono uccisi illegalmente, nel mese di novembre 2014 su 9 lupi radiocollarati nel Parco Nazionale della Maiella, 5 lupi sono stati vittime di lacci, di veleno e 2 sono morti investiti. La percentuale di lupi colpiti dal bracconaggio, sarebbe quindi del 55% se si considerano quelli morti per cause antropiche la percentuale sale al 77%.