CELANO. LE NOSTRE MONTAGNE RACCONTANO MONTE SAN VITTORINO: AFFRESCO RUPESTRE DI SAN GIORGIO E IL DRAGO

di Angelo Ianni

All’interno del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, in territorio del comune di Celano, seguendo il sentiero CAI 11 B, ricavato in gran parte nella roccia, che dalla chiesetta degli Alpini (o di San Leonardo) porta sull’ampio pianoro di San Vittorino, poco prima di raggiungere la sommità su una parete rocciosa molto compatta, vicino le “scalelle” (a quota 1200 circa), si vede un frammento di affresco incorniciato raffigurante San Giorgio aureolato.

Il Santo è rappresentato sopra un cavallo ed armato di lancia nell’atto di uccidere il demonio sotto forma di drago. Sul lato sinistro dell’affresco si legge la frase + BEA (TUS) GE[ORGI], mentre sotto la zampa del cavallo bianco, simbolo di purezza, le lettere A S. Il lato destro dell’affresco è completamente deteriorato a causa dell’acqua piovana che in quella parte trova uno scolo che scende dalla roccia sovrastante.

San Giorgio è il santo protettore degli ordini cavallereschi. Di questo Santo tanto venerato in tutto il mondo, si hanno poche notizie biografiche. Le principali informazioni provengono dalla Passio Sancti Georgii. Originario della Cappadocia (275 circa), storica regione dell’Anatolia corrispondente all’attuale Turchia, si arruolò nell’esercito dell’imperatore Diocleziano. Proprio sotto questo imperatore sarebbe successivamente avvenuto il martirio durante una delle più violente persecuzioni dei cristiani (23 aprile 303 a Lydda in Palestina). La moglie dell’imperatore ispirata dalla lealtà e dal coraggio di San Giorgio nei confronti della sua religione divenne cristiana e fu successivamente giustiziata per la sua fede.

Nel medioevo il Santo diventa protagonista della celebre leggenda conosciuta come San Giorgio e il drago la cosiddetta “Legenda Aurea”, una raccolta di vite di santi scritta nel XIII secolo dal vescovo di Genova Jacopo da Varazze (frate domenicano agiografo) che ha fissato la figura del Santo come “Cavaliere eroico” in cui incarna il valore del bene assoluto che sconfigge il male rappresentato dal drago.

La leggenda racconta che per tenere lontano un mostro che infestava la città libica di Salem (Libia) gli abitanti sorteggiavano giovani vittime da dargli in pasto. Quando il sacrificio toccò alla figlia del re, comparve San Giorgio a cavallo che neutralizzò il drago.

L’affresco anonimo duecentesco si trova a poca distanza dal pianoro di San Vittorino (1370 m. s.l.m.) al centro del quale, in una valletta, si notano resti murari di fondazione, probabilmente riferibili al monastero di Sancti Victorini in Telle o in Celano, documentato come cella dei monaci di Montecassino dall’872 fino al 1137. Proprio da

questa località potrebbero essere stati portati i semi di Ferula (Ferula communis) una pianta presente nello spiazzo di terra che si trova sotto la parete rocciosa dove fu realizzato l’affresco rupestre.

La Ferula, probabilmente, veniva utilizzata dai monaci insieme ad altre erbe spontanee locali per preparare infusi utili per curare la tosse, il mal di gola e utilizzata anche come antipiretico.

Tra le altre piante erbacee che crescono spontaneamente tra le rocce che circondano il piccolo altopiano di San Vittorino ricordiamo il profumatissimo Elicriso (Helichrysum italicum) e lo Sferracavallo (Hippocrepis comosa) da cui il nome del pendio che porta verso le Gole di Celano Aielli. Sul pianoro di San Vittorino, che si estende per circa quaranta ettari, si trovano tre sorgenti d’acqua. Una si trova nella parte bassa (la Sàvcett), un’altra è posta più in alto (la Spinàr) mentre la terza (detta Fontr a Mezz) è tra le due sul pianoro.

L’opera rupestre attualmente risulta gravemente danneggiata dall’azione degli agenti atmosferici che nel corso dei secoli hanno deteriorato parte dell’intonaco del lato destro dove probabilmente era raffigurata l’immagine di un altro santo, forse San Vittorino di Amiterno (martire del I secolo d. C. nato ad Amiternum vicino L’Aquila) a cui era dedicata la località.

Nel 1995 l’affresco è stato restaurato a cura dell’associazione sportivo-culturale “Sportland Club” di Celano. Un nuovo restauro e un’adeguata protezione potrebbero conservare il frammento di affresco, ritenuto da alcuni esperti una delle opere più interessanti dell’intero patrimonio artistico rupestre d’Abruzzo.

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