“Nessuno muore sulla terra se è vivo nel cuore di chi resta”. Con queste parole, rotte dall’emozione, padre Emmanuel Essiet, nella Chiesa di Santi Giovanni e Paolo, cita il pensiero raccolto in una lettera, scritta dai cittadini di Campli, per l’ultimo saluto a Goffredo Tucceri ovvero Padre Luigi.
Innamorato del proprio paese natale Goffredo decise, non senza rammarico, giovanissimo, di entrare in convento per seguire la sua profonda vocazione e vivere della parola del Vangelo. Fu nel 1952, infatti, che, presi i voti, adottò il nome di Padre Luigi.
Dotato di uno spiccato senso dell’umorismo e filantropo “u frat Panar”, come veniva soprannominato in paese, divideva la propria esistenza in quel di Campli, dove per circa 50 anni ha svolto il proprio mandato religioso, tra arte e cultura. Amante della classicità latinista e grecista parlava correntemente anche il francese e l’inglese. “Profondo conoscitore della natura – raccontano i suoi nipoti – ‘zi ‘frat’ amava attingere da ogni pianta le proprietà curative per risolvere ogni male. Ora – concludono – sicuramente potrà portare il nostro grande abbraccio a suo fratello Egidio scomparso pochi mesi fa”.
Amava i ragazzi e amava prodigarsi per loro. Era solito, infatti, soffermarsi con i più giovani per scherzare e raccontare aneddoti divenendo, così, forse senza neanche volerlo, il punto di riferimento delle nuove generazioni.
Padre Luigi si è spento giovedì scorso, all’età di 89 anni, poco prima delle 13.00. Dietro la sua importante figura “zi’ barbon” come lo chiamavano anche i nipoti per via della sua lunga barba, lascia un vuoto immenso nelle sue due comunità: quella che con tanto amore lo aveva adottato e quella che generosamente gli aveva dato i natali.
E così in questa giornata particolare anche la storia, maestra di vita e compagna inseparabile di Padre Luigi, non ha voluto mancare il proprio saluto: è stato lui, infatti, l’ultimo Frate Cappuccino della comunità cerchiese.
Alex Amiconi