CHIETI. INDIVIDUAZIONE AUTORI “SEXTORTION” A DANNO DI UN UOMO

La Squadra Mobile della Questu ra d i Chieti ha accertato la commissione, sul territorio di questa provincia, di alcuni episodi di c.d. “sextortion”, vale a dire estorsioni che vengono effettuate dopo aver indotto le parti offese a scambiare immagini e video hard sulla rete, attività criminale molto redditizia e portata a termine soprattutto nei confronti di soggetti d i sesso maschile.

In particolare, durante conversazioni che avvengono in chat specifiche o su Facebook, le vittime vengono contattate da donne avvenenti che, ottenuto il consenso di parlare via Skype, si denudano mostrando, tramite web cam, le parti intime interamente o solo parti di esse.

All’inizio non vi è alcuna richiesta di denaro, il tutto avviene nell’ambito di un gioco erotico assolutamente consensuale. Ci si scambia video o fotografie sessualmente esplicite poiché nel corso delle conversazioni viene richiesto anche all’uomo di denudarsi e mostrarsi via web cam.

Ottenute le foto o i video si passa al ricatto, alla richiesta estorsiva. Alla persona che si è concessa alla web cam denudandosi, viene richiesta una somma di denaro al fine di non divulgare le immagini a terzi, in particolare alla cerchia di amici e parenti noti ai malviventi avendo acquisito le loro generalità dalla lista dei contatti presenti su Facebook o su altri socia!. Qualora il denaro richiesto non venga inviato o venga inviata una somma non ritenuta congrua, si passa a minacce, anche gravi.

Questo è quello che è accaduto ad un uomo di circa 40 anni residente in provincia di Chieti, il quale, nel febbraio del corrente anno, ha dato l’avvio ali’ indagine sporgendo denuncia a carico di ignoti presso questa Questura. Il predetto, infatti, essendo incorso proprio in una richiesta estorsiva di questo genere, volendo evitare la divulgazione delle sue foto, aveva effettuato il pagamento solo di una piccola tranche della somma che gli era stata richiesta. Tuttavia aveva continuato a subire pressanti ed ulteriori richieste di denaro nonché minacce rivolte a sé ed ai propri familiari. Pertanto, non essendo più in grado di gestire la vicenda, si era rivolto alla Polizia di Stato denunciando l’accaduto.

L’attività investigativa condotta dalla III Sezione della Squadra Mobile ha fatto emergere che il denaro versato dalla vittima su una Postepay i cui estremi erano stati forniti dall’adescatrice, era riconduci bi le ad  un  uomo  residente  in  provincia  di  Bergamo,  risultato  esserne  il  formale  intestatario.    In  realtà l ‘analisi dell’estratto conto di tale carta ha fatto emergere che tutto il denaro versato sulla stessa veniva ritirato in Costa d’Avario oppure utilizzato per effettuare pagamenti in quella nazione, in  particolare nella città di  Abidjan.

Risulta che su tale carta, in un lasso temporale di sol i  4 mesi,  sono conflu iti  circa 30.000,00  euro versati  da soggetti  sottoposti  a ricatto  i  quali  hanno  sborsato  somme  che variano  da  50-100  euro  a

2.500 euro per ogni singola dazione. Dall’analisi dei dati emerge che altre persone, che allo stato non risultano aver presentato denuncia, hanno corrisposto somme di denaro, anche in questa provincia, in particolare  nella  zona  del  vastese.  Risultano  anche  pagamenti  effettuati  da  altre  località  ital iane  a

testimoniare la circostanza che i medesimi soggetti hanno agito nello stesso periodo temporale nei confronti di più vittime.

L’uomo titolare della Postepay, M.R. d i anni 56, residente in provincia di Bergamo, già censurato per analoghi reati, al momento è stato denunciato alla Procura della Repubbl ica di Lanciano, che coord ina le indagini, per estorsione in  concorso rischiando  altresì  anche  l ‘eventuale  incriminazione  per riciclaggio.

Sono in corso ulteriori accertamenti finalizzati all’ind ividuazione dei complici nonché a stabilire la reale natura dei rapporti intercorrenti tra costui e gli stranieri residenti in Costa d’Avorio, circostanza questa che rende particolarmente difficile l’attività di indagine finalizzata alla loro compiuta identificazione.

L’invito è ancora una volta quello di non fornire a sconosciuti o immettere sul web immagini ritraenti

la propria persona e la propria intimità e, in ogni caso di rivolgersi alle Forze dell’Ordine qualora si ricevano richieste di denaro al fine di scongiurare la loro diffusione.

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