Abruzzo, forte e gentile. Così lo descrisse Primo Levi nella sua omonima opera letteraria pubblicata nel 1853. Da allora sono passati molti anni, ma a quanto pare la descrizione, conosciuta in tutto il mondo, della regione adriatica è sempre più attuale. Infatti nel vicino Molise, un comitato nato in difesa dell’ospedale termolese, ha paventato l’intenzione di voler passare con la regione Abruzzo. Il dibattito che ne è scaturito è ampio e acceso. Addirittura si vocifera che oltre al comune di Termoli, anche i comuni di Montenero di Bisaccia, Petacciato e Campomarino (intera costa molisana), vorrebbero “diventare” abruzzesi. Sarebbe un po’ un ritorno alle origini, in quanto fino al 1963 l’intero Molise era parte integrante dell’Abruzzo. Come sempre accade nei dibattiti, si formano due schieramenti opposti, chi parteggia per una tesi e chi per un’altra. Nel caso della “secessione” dei comuni litoranei molisani, c’è chi riporta all’attenzione dei politici nazionali, la necessità di rivedere un po’ tutte le regioni italiane, e nel caso specifico, di istituire una macro regione adriatica destinata a migliorare la vita di ogni singolo abitante. Dal fronte opposto invece, c’è chi fa del campanilismo una propria bandiera, secondo cui la geografia regionale non andrebbe toccata e le soluzioni andrebbero ricercate in una politica più attenta alle problematiche delle aree di confine, che troppo spesso vengono ignorate a vantaggio dei grandi centri.
Michele Rossi