Riportiamo fedelmente il comunicato giunto dalla Questura dell’Aquila:
I fatti
Intorno alle 18.10 di quel 28 febbraio 2013, una donna 50enne, dopo aver parcheggiato la propria autovettura Lancia Musa in Viale A. De Gasperi, si dirigeva verso lo sportello bancomat della Carispaq, agenzia del Torrione, per prelevare € 200,00; dopo le operazioni di prelievo la donna, rientrata in auto veniva raggiunta da un individuo che, introdottosi in macchina dallo sportello posteriore lato guida, la afferrava per i capelli sottraendole il portafoglio che si trovava appoggiato sul sedile anteriore lato passeggero. La vittima riusciva a sottrarsi alla presa del rapinatore scendendo dall’auto ma veniva raggiunta da altro individuo che, dopo averla afferrata, la scaraventava a terra, per poi colpirla con dei calci. Al termine di tale azione, i due individui si allontanavano di corsa dal luogo. La donna, rialzatasi, col proprio cellulare chiedeva soccorso al proprio marito che, a sua volta, tramite servizio 113, richiedeva l’intervento di personale di polizia, che giungeva immediatamente sul posto, Squadra Mobile e Volanti, anche per la vicinanza con la sede della Questura, acquisendo le prime informazioni dalla vittima, poi formalizzate in Questura.
La donna riporterà delle contusioni multiple ed ansia reattiva, giudicate guaribili in 10 giorni.
L’attività di indagine
La ricostruzione dei fatti è stata operata con l’utilizzo di diversi parametri oggettivi, malgrado una certa difficoltà da parte della vittima stessa e dei testimoni di fornire elementi utili all’individuazione visiva degli autori (ma non di alcuni particolari dell’abbigliamento, poi rivelatisi essenziali) questo a causa della rapidità di esecuzione sia del reato che nel dileguarsi dei due correi.
Personale della Squadra Mobile, per modalità di esecuzione e per specifica conoscenza del territorio e della fenomenologia, indirizzava le investigazioni su soggetti di nazionalità straniera, riuscendo ad acquisire, preliminarmente, informazioni confidenziali di significativo interesse, che unite all’attività di acquisizione dei files video estrapolati dalle telecamere di videosorveglianza installate presso il citato istituto bancario della Carispaq e della limitrofa gioielleria L’Etoile (sita in Via Urbani, strada che interseca Viale A. De Gasperi), consentivano di ricostruire l’evento delittuoso sin dalla sua preparazione.
Ulteriore attività, effettuata sul social network “facebook”, permetteva di rilevare la presenza di un account registrato col cognome di uno dei due albanesi e di acquisire le foto del predetto, che subito sono apparse corrispondenti a quelle delle telecamere riproducenti i rapinatori.
Si accertava, inoltre, che i due i soggetti ripresi, erano stati ospitati sino al giorno 1 marzo 2013 presso l’abitazione aquilana di un connazionale, rivelatosi estraneo ai fatti.
A corroborare le indagini sull’identificazione dei due rapinatori anche il riconoscimento dei giubbotti da loro indossati fatto da alcuni testimoni e dalla vittima stessa;
Ulteriori conferme venivano trovate nelle verifiche effettuate in banca dati e grazie all’ausilio dell’Interpol (Divisione Si.Re.Ne del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia) e dell’Ufficio di Collegamento Italiano Interforze in Albania, che permettevano di identificare compiutamente i due albanesi, entrati nel nostro paese con regolare passaporto e documenti di espatrio rilasciati dalle autorità del loro paese.
Dall’analisi degli ingressi in Italia di entrambi i soggetti si determinava che i predetti, il giorno della rapina, si trovavano sul territorio dello Stato italiano.
Determinante anche l’attività di acquisizione e analisi dei tabulati dei telefoni mobili in uso agli indagati, che hanno premesso di rilevare la loro presenza a l’Aquila nel giorno della rapina, nei giorni precedenti ed in quelli successivi: le due utenze cellulari, in particolare, in orario antecedente e susseguente alla rapina si trovavano in quel luogo giacché generavano traffico anche tra loro.
I due stranieri vengono ripresi dal circuito di videosorveglianza mentre transitano a piedi proprio davanti alla Carispaq circa trenta minuti prima della rapina; ulteriore passaggio nei pressi del luogo teatro dell’evento viene fissato dalla ripresa della telecamera installata presso la Gioielleria L’Etoile.
Le determinazioni dell’Autorità Giudiziaria
Su richiesta della Procura dell’Aquila, ad esito dei sopradescritti riscontri investigativi, venivano emesse dal locale G.I.P. nr. 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico dei due stranieri, per rapina aggravata e lesioni personali: visto che da accertamenti esperiti da questa Squadra Mobile i soggetti si erano rifugiati in Albania, già due giorni dopo la rapina, veniva inoltrata richiesta di estradizione, sempre da parte della Procura aquilana, al Procuratore Generale c/o la Corte di Appello del capoluogo abruzzese, che a sua volta la avanzava al Ministro della giustizia.
Si rappresenta che il Tribunale dell’Aquila, il 21.10.2013, ha condannato i due albanesi a 10 anni di reclusione per rapina aggravata e lesioni personali.
Le ricerche
Venivano successivamente diffuse le ricerche dei due catturandi in campo internazionale, ed avviate le indagini dagli agenti della Squadra Mobile aquilana in collaborazione con la polizia albanese per il tramite dell’ufficiale di collegamento italiano a Tirana, che permettevano di scoprire che:
- C., era deceduto il 2 ottobre del 2013 in ospedale a seguito di gravi lesioni alla testa causate da colpi di arma da sparo, subite la sera prima a Valona in un appartamento;
- A., si trovava in Albania, probabilmente a Tirana e che raramente si recava a Valona dove ha la residenza, la cui casa veniva perquisita nel marzo del 2015, ma senza trovarvi l’uomo; il soggetto è attualmente ricercato nel suo paese ed in campo internazionale.