E VENNE LA GUERRA SOCIALE, O MARSA

di Giancarlo Sociali

È nell’anno 346 dalla fondazione di Roma che, per la prima volta, troviamo la Marsica nella storia romana durante la guerra volsca-romana, in cui Livio racconta che il dittatore Publio Cornelio vittorioso assaltò ed espugnò un castello presso il lago Fucino portandone via tremila uomini. Tutti gli scrittori convengono che questo castello, situato nella valle del Liri, appartenesse ai Marsi. Il De Santis lo riconosce nell’attuale Civitella Roveto.

Dopo sessantotto anni, cioè nel 341 a.c., lo stesso Livio ci informa che due distaccamenti di milizie romane attraversarono i territori dei Marsi e dei Peligni per congiungersi con l’esercito diretto a Cappa contro i Sanniti.

E nell’anno 323 a.C., sappiamo da Livio stesso, che i soldati romani passarono nuovamente per quei territori in occasione della guerra che Roma mosse ai Vestini per essersi collegati coi Sanniti.

Da questi pacifici passaggi, i più hanno dedotto che i Marsi fossero confederati con Roma non solamente in quel tempo, ma anche più avanti, in quanto le loro corti combatterono a fianco delle legioni finanche nelle guerre di Fidene e di Veio; ed in appoggio a questa affermazione è valida la notizia dataci da Livio, il quale, narrando che i Sanniti (Roma 439) assediarono e s’impadronirono a viva forza di Plistia, soggiunge che fosse alleata dei Romani. Ma, il passo di Livio non prova più di quello che dice; cioè, “d’una alleanza esistita nella seconda guerra sannitica e non oltre”.

Nell’anno 325 a.C. scoppiò la seconda guerra sannitica che fu assai lunga, essendo durata ben ventidue anni. Nel 323 a.C. i Vestini si collegarono coi Sanniti; i Romani dovevano a questo punto dichiarare loro guerra. Ma racconta Livio che il Senato ne discusse lungamente, temendo di farsi nemici i Marsi, i Peligni e i Marrucini; ma che l’audacia prevalse, e la guerra fu dichiarata. Dal che è chiaro che quei popoli non fossero alleati dei Romani, ma rimasero indifferenti e anche allora i Marsi e i Peligni non s’opposero al passaggio delle milizie romane.

Nel 320 a.C. avvenne il celebre disastro presso Gaudio, detto delle Forche Caudine; ciò dovette particolarmente spaventare i Marsi, i quali più degli altri avevano da temere le vendette dei Sanniti. La loro posizione era abbastanza compromessa, non era più il caso di restare neutrali e perciò si unirono apertamente ai Romani. Quindi non ci fu altra alleanza, da Livio fattaci conoscere nel citato passo dell’assedio ed espugnazione di Plistia nell’anno 314 a.C.

La guerra proseguì accanitamente: la buona fortuna si volse a Roma, e la strepitosa impresa di Luceria (an. 443) segnò non lontano un pieno trionfo. I popoli italiani, che erano stati sino allora sospesi a rimirare la terribile lotta, previdero una preponderanza romana, si scossero. In quell’anno stesso gli Etruschi e gli Umbri si collegarono coi Sanniti; poco appresso vi s’unirono i Frentani e i Marrucini, e defezionarono i Marsi e i Peligni. Fu questo uno dei momenti più gravi per Roma; ma i suoi felici destini dovevano compiersi.

Gli Etruschi e gli Umbri furono debellati nell’anno 309 a.C. dal console Q. Fabio Rulliano nel lago Vadimone. I Marsi furono battuti dallo stesso console, e fu la prima volta che combatterono contro i Romani. I Peligni ebbero la stessa sorte.

Nel Sannio si combatteva con varia fortuna. Il Senato nominò a dittatore L. Papirio Cursore. Questo valente e prode capitano con la splendida Vittoria della Longola assicurò le sorti della guerra.

Nel 301, quando ancora freschi erano gli allori, che delle riportate vittorie cingevano la fronte di questa città fatale, i Marsi e gli Etruschi contemporaneamente si sollevarono. Un tanto ardire da parte dei Marsi, piccolo popolo, contro una potenza formidabile fa veramente stupire. La storia non ci dice il motivo che a tal passo li spinse; forse la violata fede, forse un eccesso di supremazia, forse il dolore della perduta indipendenza, il disinganno per servigi prestati, la memoria dell’antico valore, comunque sia andata la loro sollevazione dovette essere ben seria da gettare il terrore in Roma. I Marsi, dice sempre Livio, occuparono il Carsolano;  cosa, che non sarebbe stata possibile, se prima non avessero reso impotenti le colonie di Albe e di Carsoli. Veloce il dittatore accorse ad arrestarli e presentò loro battaglia,  li sconfisse, li inseguì nei luoghi forti di Fresilia, Milonia e Plistinia, che espugnò e distrusse.

La pace del 304 a.C., più che una vera pace, fu piuttosto una tregua per riprendere fiato. Il Momsen scrive: “La generosa nazione sannita si rendeva conto che la pace, così com’era stata segnata, era più rovinosa delle più rovinose delle guerre sfortunate” e pertanto ricominciarono le ostilità.

I Marsi furono alleati dei Sanniti e nel 301 a.C. (451 dalla fondazione di Roma) mossero guerra a Roma ed attaccarono Carseoli (Carsoli), presieduta da 4.000 uomini. Il dittatore Marco Valerio Massimo sconfisse gli insorti e li respinse nei loro territori. Conquistò poi Alba Fucens e Cerfegna (Collarmele), costringendo i Marsi a ritirarsi nei loro estremi confini entro le città fortificate di Milionia, Prestilia e Fresilia. I Romani assediarono Milionia che subì una prima distruzione, da cui però si riebbe subito.

Ritroviamo così i Marsi in questo periodo (295-294 a.C. – 457-458 di Roma) di nuovo alleati dei Sanniti contro Roma.

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