Il Governo ha definito le prime disponibilità per l’Abruzzo nell’ambito del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Si tratta di risorse ingenti che sfiorano i 450mln di Euro, alle quali si sommano cospicui fondi comunitari e specifiche provvidenze per la ricostruzione delle aree terremotate. Mai l’Abruzzo ha potuto contare su così cospicue risorse ed è ora necessario cogliere una concreta opportunità di sviluppo oltre che un’occasione per assegnare alla regione un diverso ruolo nello scenario europeo.
Qui iniziano i problemi, perché nella gestione del PNRR un ruolo importante viene assegnato alla Regione ed ai comuni capoluogo, come L’Aquila. Non vediamo alcuna strategia convincente ma ben percepiamo il silenzio del Sindaco dell’Aquila sulle imbarazzanti scelte regionali e soprattutto una forte contraddizione tra quanto la Regione dice e quanto la Regione fa. Un esempio rilevante riguarda le Reti trans-europee di trasporto (TEN-T), laddove un obiettivo che il “Programma di mandato” di Marsilio definiva prioritario era il pieno inserimento dell’Abruzzo nelle due direttrici strategiche: quella Adriatica e quella trasversale tirrenica (Barcellona, Civitavecchia, Abruzzo, Croazia, Oriente). Ebbene l’attuale strategia regionale “dimentica” le aree interne, premiando invece la direttrice adriatica a partire dalla scelta, sbagliata sotto ogni profilo, di individuare Ancona come porto di riferimento. Ovviamente la direttrice adriatica va valorizzata, ma se si vuole uno sviluppo armonico di tutto il territorio va creato il corridoio tirrenico che farebbe dell’Abruzzo uno snodo logistico verso il ricchissimo Oriente. Se non si fa questa direttrice interna, l’Abruzzo diverrà terra di mero attraversamento, non beneficerà della nuova connettività e le aree interne saranno completamente abbandonate.
I segnali sono più che preoccupanti. Silente la maggioranza che governa L’Aquila, il 24 novembre la conferenza Stato-Regioni ha destinato all’Abruzzo 63mln di euro immediatamente spendibili: porto di Ortona (20mln), porto di Vasto (9mln), ferrovia Fossacesia-Castel di Sangro (25mln), Interporto di Manoppello (10mln).
Sono tutte opere importanti e da fare, ma si conferma che non vi è alcuna strategia (chiacchiere a parte) per la valorizzazione della fondamentale direttrice tirrenica. Infatti, all’Interporto della Marsica, funzionale alla direttrice interna, non è stato dato un becco di un quattrino a differenza di quello di Manoppello, per non parlare di reali miglioramenti ferroviari dai quali tutto il comprensorio aquilano è escluso, a parte le prese in giro degli “studi di fattibilità” e della sperimentazione dei treni ad idrogeno. La mancanza di un Interporto al servizio delle aree interne pone una seria ipoteca pure sulla funzionalità della ZES (Zona economica speciale), sulla cui effettiva attivazione nella provincia aquilana temiamo amare sorprese.
Purtroppo il territorio interno subisce tutto ed il Sindaco dell’Aquila non può far altro che ingurgitare, forse per disciplina di partito, le scelte devastanti di un governo regionale che strizza palesemente l’occhio alla regione Marche. Stando così le cose, l’Abruzzo sarà gli Abruzzi, con un’area costiera florida e connessa ed aree interne sacrificate a calcoli partitici romani ed egoismi personali.
Come Partito Socialista Italiano rifiutiamo nettamente la visione di una regione a due velocità: il futuro dell’Abruzzo dovrebbe essere un bene comune e perseguire il bene comune imporrebbe di mettere da parte la casacca politica per l’obiettivo superiore della crescita civile oltre che economica. Il PNRR porterà beneficio solo se avremo una vera classe dirigente. Occorre quindi ripartire dalle elezioni aquilane della prossima primavera, per dare al Capoluogo la classe politica che merita, in grado di fare sviluppo e contrastare vigorosamente scelte regionali che rischiano di portare le lancette della nostra regione molto indietro nell’orologio della storia.