L’Abruzzo antico, sin dall’età del Ferro, fu abitato da numerose popolazioni protostoriche che furono le protagoniste indiscusse del territorio. La dislocazione dei diversi popoli era ben distinta: sulla fascia costiera erano stanziati i Pretuzi al confine con i Piceni, più a sud i Vestini Transmontani, nella valle del Pescara i Marrucini e, lungo la costa chietina i Frentani. A ridosso della Majella tra l’Aventino e il Sangro vi era il popolo dei Carrecini, senza sbocco sul mare. I popoli dell’interno erano i Vestini Cismontani nella conca dell’Aquila, i Peligni nella pianura di Sulmona, gli Equi e i Marsi si dividevano l’alveo del Fucino, i primi a nord-ovest e i secondi a sud-est. Tra L’Aquila e Rieti vi erano i Sabini, mentre a sud dei Marsi, lungo l’alta valle del Sangro, verso il Molise, si trovavano i Pentri.
A causa delle numerose guerriglie i centri abitati furono edificati sulla cima delle montagne e difesi con fossati e mura di cinta.
Una delle caratteristiche che ebbero in comune fu l’uso della sepoltura: le tombe a tumulo prima e successivamente le sepolture ad inumazione con ricchi corredi (armi per i maschi, ornamenti e strumenti legati alla tessitura per le femmine).
I Carricini erano uno delle quattro tribù che formavano il gruppo etnico sannitico ricordato dalle fonti antiche, soprattutto da Tacito, Plinio e Tolomeo con notevole varietà di forme letterarie come Caraceni, Carecini e Caretini. L’esatta forma latina Carricini è stata riconosciuta solo di recente grazie al ritrovamento di due importanti documenti epigrafici: una lastra di bronzo rinvenuta a San Salvo (CH), che porta inciso un decreto del 384 d.C. relativo all’assemblea municipale della città di Cluviae, dove si menzionano i “Cluvienses Carricini”; un’iscrizione della fine del II sec. d.C. rinvenuta su un cippo commemorativo ad Isernia in cui si nomina un “curator rei publicae Cluviensium Carricinorum”.
Essi occupavano l’area piu’ bassa dell’ Abruzzo compresa tra il fiume Sangro e le pendici della Maiella, e il loro territorio era delimitato a nord da quello dei Frentani, a sud da quello dei Pentri, a est da quello dei Lucani e ad ovest da quello dei Peligni.
Il popolo carricino si divideva in due gruppi: i Carricini supernates, che occupavano la parte settentrionale della loro regione ed avevano come centro principale la città di Juvanum, i cui resti sono visibili nel territorio tra i Comuni di Torricella Peligna (CH) e Montenerodomo (CH), e i Carricini infernates, nella parte meridionale, il cui centro principale era Cluviae le cui rovine sono state identificate con quelle rinvenute a Piano Laroma, frazione del Comune di Casoli (CH).
Abitando zone per lo più montuose, essi praticavano essenzialmente l’allevamento di bovini e ovini sia in forma stanziale che transumante. Attorno all’agricoltura e alla pastorizia si svolgevano però anche altre attività artigianali sebbene limitate all’interno di un economia familiare o legata al pagus di appartenenza, come la lavorazione di tessuti e di pelli, la produzione di oggetti di uso quotidiano e di utensili in ceramica.
La piccola comunità carrecina faceva parte della “Confederazione sannitica” con la quale partecipò alle guerre sannitiche e poi alla guerra sociale. Il loro territorio venne occupato dai Romani nel corso della seconda guerra sannitica e la stessa popolazione venne a poco a poco assorbita.
( Cicchetti Ivan )