Sei mesi di sospensione dall’ attività: questa la decisione del Consiglio dell’Ordine dei Medici Veterinari di Pescara dopo la richiesta di radiazione da parte della Lega Anti Vivisezione nei confronti del veterinario condannato per uccisione e maltrattamento dei beagle dell’ allevamento ‘Green Hill’ di Montichiari (Brescia), e alla sospensione di due anni dall’attività di allevamento. Il veterinario risulta quindi sospeso dal 25 novembre scorso fino al 24 maggio del 2018. Una sanzione definita “irrisoria” dalla Lav, come afferma l’associazione in una nota,
“in considerazione della gravità delle azioni per le quali il veterinario è stato riconosciuto colpevole, e per cui avevamo chiesto la radiazione dall’albo”. “Nello specifico il veterinario, come ha stabilito il Tribunale di Brescia – sottolinea la Lav – era uno dei principali artefici della pratica aziendale di uccidere i cani affetti da semplici patologie per contenere i costi e perché non erano più idonei allo scopo: ben 6023 decessi contati tra il 2008 e il 2012, un numero esorbitante, a fronte dei 98 decessi registrati nel periodo successivo al sequestro dei beagle”. “La sospensione di sei mesi dalla professione – dice la Lav – è quindi una sanzione non proporzionata alle colpe del veterinario pescarese”. L’allevamento di cani Beagle nel bresciano fu chiuso nell’ estate del 2012. Lo scorso 3 ottobre, confermando la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Brescia il 23 febbraio 2016, la Cassazione ha condannato i vertici di Green Hill: un anno e sei mesi per Ghislane Rondot, co-gestore della struttura, il veterinario Renzo Graziosi, anche lui un anno e sei mesi, e un anno per il direttore dell’allevamento Roberto Bravi. Secondo le accuse, nell’allevamento si praticava “l’eutanasia in modo disinvolto, preferendo sopprimere i cani piuttosto che curarli”
( Cicchetti Ivan )