Eravamo rimasti a quei 4.738 € lordi al mese e alla smentita del gruppo regionale pentastellato che parlava di regolarità e di un netto che si aggira sui 1.700 € mensili a fronte di uno stacanovismo politico volto a salvare l’Abruzzo dalla rovina. Una smentita che si discosta dalla linea della trasparenza totale a cui i 5 stelle ci hanno da sempre abituato e chi si aspettava una rettifica dettagliata , dovrà accontentarsi di un’ indicazione di un probabile netto a nome del capogruppo Sara Marcozzi. Niente di preciso, come ad esempio la pubblicazione integrale di una busta paga, come nemmeno un accenno sul silenzio che tra gennaio e febbraio accompagnò l’aumento del 35 per cento portando da 43 mila a 57 mila euro lordi la dotazione per ogni consigliere. Eppure da un semplice calcolo verrebbe fuori che per un co. co. co. che in busta paga ha alla voce lordo 4738 €, tolta la voce IRPEF/addizionale e tolti i contributi, rimane un netto da far invidia alla prima repubblica: 2923 €, che sono esattamente 1300 euro in più di quelli da loro dichiarati nella tempestiva smentita di qualche giorno fa. Numeri che fanno sobbalzare dalla sedia tutti gli attivisti e simpatizzanti grillini che nella diversità politica dei loro rappresentanti ne hanno sempre visto una garanzia. Numeri che generano domande a cui cui bisognerebbe trovare risposte. Ad esempio cosa votarono i consiglieri pentastellati quando l’ufficio di presidenza del consiglio regionale chiese ai consiglieri (naturalmente tramite votazione) cosa ne pensassero di una norma che un mese prima venne infilata nella finanziaria regionale e che era proprio quella norma che fissava l’aumento del 35 per cento portando alla cifra record di 1.705.884 € la spesa che la regione abruzzo affronta ogni anno per finanziare l’attività dei gruppi consiliari? Quali dichiarazioni lasciarono a verbale? Quale la loro reazione di fronte all’ennesimo colpo di spugna di una politica regionale sempre più spendacciona? Possibile che votarono SI? Possibile che non verbalizzarono tutta la loro contrarietà e che non si strapparono le vesti di fronte a tali demoniache proposte? Ebbene, a quanto pare e in attesa di un’altra smentita, anche loro votarono SI. Nonostante il gruppo fosse spaccato tra i due contrari, (Smargiassi e Mercante) e i tre favorevoli (Ranieri, Marcozzi e Pettinari), alla fine allineamento ci fu. Al diavolo la diversità.