IL 4 AGOSTO, NELLA CHIESA DI PETTINO, 50° DI SACERDOZIO DEL NUNZIO MONS. ORLANDO ANTONINI 

 

 

Celebrerà insieme a P. Carmine Serpetti, con il quale fu ordinato da Mons. Stella il 29 giugno 1968

 

di Goffredo Palmerini

 

 

L’AQUILA – Mons. Orlando Antonini, Nunzio apostolico, il 4 agosto alle ore 18:30, nella Chiesa di San Francesco a Pettino, festeggerà il suo 50° di Sacerdozio presiedendo la celebrazione eucaristica, concelebrante, tra gli altri, Padre Carmine Serpetti, il francescano insieme al quale il 29 giugno 1968 egli venne ordinato dall’Arcivescovo Costantino Stella, nella Chiesa abbaziale di Arischia. La significativa ricorrenza, in un primo tempo prevista per il 29 giugno scorso, è stata dilazionata al 4 agosto perché nel frattempo diventata concomitante con le cerimonie in San Pietro, il 28 e 29 giugno scorsi, per la creazione dei nuovi Cardinali da papa Francesco, tra i quali l’arcivescovo dell’Aquila, Card. Giuseppe Petrocchi. In una cronaca di 50 anni fa, apparsa sul settimanale diocesano Voce Amica, viene sottolineato come l’arcivescovo Mons. Stella nella sua omelia richiamasse il significato dell’ordinazione dei due sacerdoti nel giorno dei Santi Pietro e Paolo, esortandoli ad iniziare la loro nuova vita “…con grande fede, alla luce della santità e del martirio dei due gloriosi Principi degli Apostoli”.

 

L’articolo riporta, oltre la notizia della grande partecipazione delle due comunità di Villa Sant’Angelo e Arischia, paesi natali dei due sacerdoti, anche le presenze della chiesa aquilana accanto all’arcivescovo, nel suggestivo rito dell’ordinazione presbiterale. Nomi che per gli aquilani di una certa età rievocano davvero un’epoca: l’arcidiacono Mons. Mario Durante, i canonici Mons. Gustavo Cinque e Mons. Alfredo Orpelli, il parroco di Arischia, don Giovanni D’Eramo, il parroco di Villa Sant’Angelo, don Serafino Del Giudice. E ancora don Mario Ciocca, arciprete di Cittaducale (allora diocesi dell’Aquila) e già parroco di Villa Sant’Angelo e P. Giacinto Marinangeli, Provinciale dei Frati minori d’Abruzzo, insieme a numerosi confratelli di Padre Carmine dei conventi di San Giuliano, a L’Aquila, e Lanciano, in particolare P. Ludovico Aureli, con tanti giovani studenti delle famiglie minoritiche. Insufficiente a contenere tutti i fedeli accorsi, la chiesa parrocchiale San Benedetto di Arischia, fu scelta tuttavia per consentire alla madre malata di Padre Carmine di poter assistere alla cerimonia di ordinazione del figlio.

 

Don Orlando, giovane prete 23enne (nato a Villa Sant’Angelo il 15 ottobre 1944, allora frazione di San Demetrio ne’ Vestini), viene subito nominato vice Rettore al Seminario dell’Aquila, mentre nel 1970 gli vengono affidate per il servizio pastorale le Parrocchie di San Martino e S. Maria ab Extra, a Picenze, dove opera fino al 1976. Erano ricchi di novità e fermenti quegli anni post Concilio Vaticano II, nelle importanti fasi di rinnovamento della Chiesa avviato con il Concilio da Giovanni XXIII e concluso da Paolo VI, non solo nei cambiamenti dei riti liturgici – con la Messa e le altre funzioni non più in latino – ma anche nell’attenzione ai temi sociali, all’apertura alla mondialità e al dialogo, al sapere scrutare e cogliere “il segno dei tempi”, nello spirito dell’insegnamento giovanneo. Con buona lena don Orlando da subito opera nelle parrocchie che gli sono affidate, avendo come punti di riferimento i principii del Concilio, di una Chiesa autentica, lontana dai privilegi, povera e attenta agli ultimi. In questo anche riducendo all’essenziale le forme, che abbandonavano rituali talvolta ridondanti. Peraltro segnando una significativa novità, come la condivisione collaborativa con altri 5 parroci – don Natale Chelli, don Alfredo Cantalini, don Domenico Marcocci, don Lucio Antonucci, don Ruggero Gallo –con i quali c’è comunione nella preghiera e nelle iniziative, in primis nel non avanzare richieste di offerte per i servizi religiosi: Messe, funerali, matrimoni e così di seguito. Una “rivoluzione” che, per quanto in linea con le riforme del Concilio, qualche insofferenza all’epoca destò e anche un qualche clamore, quando i sei giovani preti decidono che, per il loro sostentamento non affidato alle “entrate” dai servizi religiosi, debbano cercarsi un lavoro, compatibile con il loro ministero sacerdotale.

 

E’ così che don Orlando trova occupazione, presso la Piccola Opera Caritas di Padre Serafino Colangeli, che assiste ragazzi disagiati o portatori di handicap, allora sistemati in un’ala del Convento dei Frati minori di Paganica. Vi lavora quasi tre anni, addetto alla Segreteria, con significativa efficienza organizzativa e con una spiccata sensibilità “sindacale”, nel senso di promuovere la stipula di contratti al personale, fino ad allora retribuiti senza un criterio uniforme, dando regole certe sia riguardo le competenze nel lavoro che nel corrispettivo per le prestazioni. E tuttavia, questa specie di “rivoluzione” che negli anni si andava consolidando, determinando nel clero della diocesi discussioni e qualche malumore che invocava severi provvedimenti, alla fine trova nella saggezza e nella mitezza del nuovo arcivescovo dell’Aquila, Mons. Carlo Martini, piacentino, per molti anni Nunzio apostolico in diversi Paesi del mondo, la chiave giusta per rasserenare l’ambiente, operando nei confronti dei 6 sacerdoti scelte che valorizzino i loro carismi – hanno tutti dato prova di talento e qualità nella vita pastorale e nei compiti affidati – , piuttosto che reprimerne le potenzialità. In particolare verso don Orlando, la scelta di Mons. Martini è illuminata, avviandolo nel 1976 alla Pontificia Accademia Ecclesiastica a Roma, dove si formano i diplomatici della Santa Sede. Là don Orlando ha seguito i corsi di studi giuridici, di diplomazia e di lingue straniere, fino al marzo del 1980. Completati gli studi accademici, inizia in quegli anni la lunga e impegnativa sequela di servizio nelle Nunziature apostoliche, dapprima come Segretario poi come Consigliere, che arricchiscono il suo bagaglio di esperienze in diversi e delicati scacchieri del mondo.

 

Dapprima (1980 – 1981) in Bangladesh, dove fa una prima esperienza in un Paese a grande maggioranza di religione mussulmana, dove viene a contatto anche con la cultura indù. Poi in Madagascar (1981 – 1984), paese africano speciale, perché la sua popolazione è di antica ascendenza indonesiana, ormai quasi tutto cristiano con una Chiesa molto viva e organizzata, soprattutto nel laicato. Dal 1984 al 1987 è in Siria, dove compie un’altra esperienza in una nazione a forte impronta mussulmana, ma con ancora una presenza cristiana dei primi secoli molto diversificata, ricca d’un patrimonio architettonico e artistico rilevante, che va da prima di Cristo all’epoca romana, al periodo cristiano prima dell’invasione araba, all’epoca islamica, alla parentesi crociata.

 

Dal 1987 al 1990, è destinato in Cile, dove collabora con il Nunzio Mons. Angelo Sodano, vivendo insieme alla Chiesa locale la difficile transizione dalla dittatura di Pinochet alla democrazia. Dal 1990 al 1993 è inviato in Olanda, paese europeo moderno e eccellentemente organizzato, ma che dal punto di vista religioso potrebbe definirsi postcristiano. Dal 1993 al 1995 è a Parigi, dove interagisce con la ricchezza culturale e artistica francese. Qui si premura anche, con accurate ricerche in archivi e biblioteche, di recuperare importanti manoscritti su Celestino V e sull’ordine dei Celestini, poi riportati in una sua pubblicazione. Nel 1995 e fino al 1999 rientra a Roma, presso la Segreteria di Stato, dove collabora con Mons. Jean-Louis Tauran e dove viene incaricato di seguire gli affari dei paesi del Centro America, tra cui Cuba. Proprio riguardo al paese caraibico lavora alla preparazione dello storico viaggio di Giovanni Paolo II, nel 1998, al quale partecipa a seguito del Papa, così incontrando Fidel Castro e le personalità del regime.

 

Nel luglio 1999 Giovanni Paolo II lo nomina Nunzio Apostolico in Zambia e in Malawi, al contempo elevandolo alla dignità di Arcivescovo. In questi paesi africani poveri può dispiegare la sua missione diplomatica, religiosa e di promozione umana, avviando con aiuti e donazioni dall’Italia la realizzazione di vari progetti sanitari e di sviluppo. Peraltro, ha dovuto seguire la delicata questione, assai problematica, riguardante l’arcivescovo Emmanuel Milingo, con le diverse vicende nelle quali quel presule è stato invischiato. Nel 2006 papa Benedetto XVI lo invia in Paraguay, dove si trova a dover gestire lo spinoso caso del vescovo Fernando Lugo il quale, abbandonato il ministero sacro ed entrato in politica, nel 2008 viene eletto Presidente della Repubblica. Infine, nel 2009, la nomina alla guida della Nunziatura apostolica di Belgrado, in Serbia, dove è impegnato a seguire i difficili problemi di una piccola Chiesa cattolica plurietnica e gli altrettanto complessi rapporti con la Chiesa serbo-ortodossa.

 

Vi rimane fino al 2015, quando, per sopraggiunti motivi di salute, rientra in Italia, chiede ed ottiene di vivere nella diocesi aquilana, nella sua Villa Sant’Angelo, dove ora vive in un MAP come ancora la maggior parte della sua gente fino a quando non verrà ricostruita la sua abitazione nel centro storico, prestando la sua collaborazione pastorale, quando occorre, alla Segreteria di Stato, all’Arcivescovo e al Parroco. Ancor più si dedica agli studi e alle ricerche che sempre l’hanno appassionato, sull’architettura religiosa e urbana. Una passione coltivata durante tutti gli anni del servizio diplomatico, lavorando di notte sui documenti e sugli appunti raccolti nelle brevi vacanze a L’Aquila. In questa maniera sono nati testi di architettura sacra all’Aquila e nei paesi del Comitatus Aquilanus, come pure di storia locale connessa all’architettura urbana, diventati un vero punto di riferimento per studiosi e per chiunque voglia interessarsi di tali discipline. Lungo sarebbe l’elenco delle pubblicazioni edite – libri, saggi, articoli – un corpus di assoluto rilievo scientifico e culturale, cui si sono aggiunti dopo il terremoto del 2009 altri importanti volumi che postulano una ricostruzione post sismica al meglio della qualità delle architetture, con un imprescindibile riferimento alla Bellezza, di per sé cespite su cui investire per un turismo culturale e per il futuro economico dell’Aquila e del suo antico territorio.

 

Grande attesa, dunque, per questo 50° di Sacerdozio di Mons. Antonini e P. Carmine. L’ampia chiesa di San Francesco ed il vasto piazzale esterno potranno accogliere tanta gente di fedeli, parenti e amici per questa festa della Chiesa aquilana e dei Frati Minori d’Abruzzo. Numerosi anche amici ed ospiti da fuori regione che verranno a salutare Mons. Orlando Antonini e P. Carmine Serpetti, in una celebrazione che rinnoverà le promesse di un sacerdozio fecondo, al servizio dell’intera comunità aquilana. Intanto domenica prossima, 29 luglio, ad un mese esatto dalla data di ordinazione, don Orlando verrà festeggiato dalla sua comunità parrocchiale di origine, Villa Sant’Angelo, con una solenne Concelebrazione Eucaristica all’aperto, alle ore 18:30, nella piazza del paese, le cui quinte edilizie sono già quasi tutte ricostruite, a simbolo ed augurio, appunto, di resurrezione per tutto il martoriato borgo, che dopo Onna, ha patito il maggior numero di morti (17) e le maggiori distruzioni. L’auspicio maggiore era di vedere avviati i lavori di ricostruzione anche della quinta Nord dove sorge la chiesa parrocchiale: di essa è pronto il progetto, ma l’allucinante  burocrazia che sta frenando la ricostruzione pubblica non la manda ancora in gara. Infine, quando riaprirà – a Dio piacendo, e alla burocrazia – anche la chiesa parrocchiale di Arischia, don Orlando e P. Carmine potranno festeggiare il loro Giubileo d’oro proprio nell’edificio sacro che vide la cerimonia della loro ordinazione sacerdotale, in quel lontano 29 giugno del 1968.

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