Bruciati vivi dai cinque ai diecimila uccelli, duecento mammiferi e ben 5 milioni di insetti
Sono passati solo pochi anni da quando le fiamme avvolgevano il monte Morrone nel massiccio della Majella che, dopo aver divorato fauna e flora del Parco Nazionale, minacciavano pericolosamente la città di Sulmona. Sul posto, dopo polemiche e ritardi, giungevano 50 uomini tra volontari e protezione civile, 5 squadre dei Vigili del Fuoco con un elicottero. 600 ettari di terreno andarono bruciati insieme a 20.000 euro l’ora spesi per l’intervento dei Canadair, per un totale di 200.000 euro al giorno.
Basta cambiare luogo e data e sembra di leggere le terribili news di queste ore. Nonostante le conseguenze stratosferiche che ci furono in quell’incendio, stiamo assistendo all’ennesima scellerata devastazione delle nostre montagne in quel di L’Aquila, a Cansatessa. Una ferita mortale ad una terra già messa a dura prova da terremoti, alluvioni, inondazioni, neve, valanghe.
Per capire la portata del disastro è utile però sottolineare cosa accade durante un incendio.
E’ un vero e proprio business quello del fuoco, considerando la difficoltà di intervento degli addetti al lavoro a causa delle sporgenze irregolari delle vette, del vento che ostacola le manovre e del fumo che impedisce la visibilità. Molto spesso non è possibile neppure attingere dall’acqua di mare poiché, essendo questa salata, non può essere utilizzata in aree sulle quali sono previste attività di riqualificazione boschiva e, nella maggior parte dei casi, è totalmente inutile a domare le fiamme di combustibili usati dai piromani per appiccare il fuoco.
Un ingente ammanco nelle tasche degli italiani, certamente, ma il danno più grave è senza alcun dubbio quello inflitto all’ambiente. Il fuoco divora il manto vegetale e anche parte dello strato dell’humus, facendo riaffiorare le pietre e rendendo idrorepellente il terreno con conseguenti fenomeni di abrasione e fratture che provocano l’instabilità del suolo. La siccità prolungata che ne deriva dà vita allo sviluppo di forme vegetali di parassiti infestanti che intaccano l’ecosistema già duramente provato.
Nel rogo infernale la silenziosa strage degli animali sterminati ed inceneriti dal fuoco, spesso nel pieno della fase riproduttiva e, di conseguenza, a rischio di estinzione. Secondo stime dell’Enpa (L’Ente Nazionale per la Protezione degli Animali) confermate dal Corpo Forestale dello Stato, per ogni ettaro di terreno distrutto dalle fiamme, muoiono bruciati vivi dai cinque ai diecimila uccelli, duecento mammiferi e ben 5 milioni di insetti. Tra i volatili, sono soprattutto Capinere e Scriccioli a non avere scampo ed animali che non hanno rapidità nel muoversi come roditori, ricci e rettili.
E se lupi, volpi, caprioli e cinghiali sfrattati dal fuoco si riversano a valle e con modeste speranze di sopravvivenza, per milioni di bestiole meno agili e veloci tra cui cuccioli di mammiferi, lucertole, orbettini, passeriformi, api, non c’è nessuna via di scampo. Basta pensare che dall’inizio del 2017, hanno perso la vita 40 milioni di animali a causa degli incendi nel Paese.
Interi patrimoni boschivi perduti per sempre e con gravi conseguenze anche per gli animali superstiti che dovranno sopravvivere in ambienti sconosciuti e che, nella maggior parte dei casi, moriranno di fame o per mano dell’uomo. Ancora una volta.
La Coldiretti denunciò la morte per asfissia di cinquanta milioni di api nell’incendio nel Parco del Vesuvio, con fiamme che distrussero le arnie e cancellarono la produzione di miele e polline, oltre ad un’ulteriore perdita del 20% di insetti che hanno smarrito l’orientamento e sono pertanto finiti male.
Ogni volta il bilancio è grave. Gravissimo. Migliaia e migliaia di ettari di terreno vanno in fumo senza che nessuno faccia qualcosa per fermare questo disastro ecologico. Non ci sono soltanto vendette o disturbi psichiatrici alle spalle degli esecutori di tali crimini, ma un vero e proprio disegno malavitoso che non possiamo più ignorare e che la politica continua a sottovalutare.
“E’ chiaro che dietro la mano dei piromani vi siano interessi più o meno personali e risulta impossibile elencarli tutti. Bruciare – disse Saviano – è la bonifica criminale per eccellenza: si brucia per fare spazio a discariche; per ottenere appalti in cambio della sicurezza delle zone boschive; per rendere inedificabili i terreni da cui si mira ad ottenere mazzette sulle concessioni edilizie.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha eseguito un’istruttoria sul sistema di affidamento dei servizi di antincendio boschivo e di elisoccorso. Ha funzionato? Non ne sappiamo nulla. Ma se questo è il risultato…
Servono provvedimenti urgenti per contrastare energicamente la collusione e la corruzione, una prevenzione sistematica prima della cura e prima ancora che la barca affondi definitivamente o, meglio, che scompaia tra le fiamme della criminalità, insieme ad alberi secolari ed animali indifesi.
La politica ha il dovere di dare risposte urgenti. E chi ha sbagliato paghi: l’Abruzzo non può più aspettare.
adm